Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Il termine Faraone , di voga in questi mesi per definire con disprezzo il deposto Mubarak , è meno casuale di quanto si pensi . 30 anni fa , il Presidente Sadat veniva falciato da un commando di estremisti islamici il cui capo , Khaled Al Islambuli , gridava " morte al Faraone " . La Jihad islamica , difatti , disprezzava il nuovo corso di Sadat , che apriva all ' occidente , e inaugurava una nuova stagione di riscoperta e valorizzazione dei tesori artistici dell ' antico Egitto . Definire la propria' identita' nazionale , richiamandosi a radici antiche , pre-islamiche , fatte di Piramidi , Sarcofaghi e scavi archeologici che fungevano da principale vetrina agli occhi di un nascente turismo occidentale , veniva considerato blasfemo . L ' Egitto , agli occhi di Islambuli , o dei Fratelli musulmani , doveva avere una sola connotazione religiosa e culturale : quella isamica . Quello che c' era prima , semplicemente non esiste ( pensate ai 2 Buddha di Damian demoliti dai talebani o al waqf che considera inventato il Tempio di Re Salomone per motivi analoghi) . Ecco perche' un Mubarak deposto e processato , al grido " morte al Faraone " , doveva suggerire molta piu' prudenza ai cantori della " primavera araba " . Mi riferisco per esempio a Emma Bonino , che ha fatto il giro delle televisioni per mesi , e con la solita aria spocchiosa e arrogante salutava con sguardo rapito una primavera araba immaginaria , fatta di donne emancipate , fratrelli musulmani " moderati " , e bandiere americane e israeliane che non bruciano . Se qualcuno osava contraddirla , la nostra egittologa guardava schifata l ' interlocutore e rispondeva : " io ho vissuto in Egitto , so di cosa parlo " .