Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cari amici, il diavolo si nasconde nei dettagli. e le buone intenzioni anche. Dovete sapere che il grande, nobile e coraggioso presidente Mahmoud Abbas (detto Abu Mazen, per chi ama i nomi di guerra) ha dato, anzi concesso un'intervista al New York Times. Il quale com'è giusto lo è stato a sentire disteso a tappetino, come quelle pelli di tigri che adornano le magioni dei nuovi ricchi, messe lì per dare una sensazione di trionfo a chi le calpesta. Eccola: http://www.nytimes.com/2011/09/06/world/middleeast/06palestinians.html?_r=3&smid=tw-nytimes&seid=auto . Naturalmente non mancavano i servetti col flabello, "20 intellettuali 20" naturalmente israeliani che erano andati a trovare l'Abu per "urge him" spingerlo, ma forse anche fargli fretta di andare all'Onu a chiedere l'indipendenza senza trattative, naturalmente in barba al governaccio ditta
Essendo anche eccezionalmente modesto, il nostro presidentissimo ha fatto una serie di atti di, come dire furbizia buonista. Ha detto per esempio "la nostra prima, seconda e anzi terza priorità è la trattativa", che dalla bocca di uno che si rifiuta di scambiare parola con Netanyahu da due anni e mezzo e sta andando all'Onu proprio per non trattare è una bellissima balla. E poi ha aggiunto una frase assolutamente geniale: "Non vogliamo delegittimare Israele, non vogliamo isolarlo." E qui però viene il dettaglio del diavolo. "Vogliamo solo denunciare all'Onu che noi palestinesi viviamo sotto occupazione da 63 anni." E già, poverini, da 63 anni. Ma, un momento, dalla guerra del '67 che ha "occupato" Giudea e Samaria di anni ne sono passati 46, se non sbaglio. E gli altri? Che cos'è successo 63 anni fa a determinare la tristissima condizione di occupazione palestinese? Certo, sono nato io, e la mia età non è una cosa di cui mi vanti. Ma è nata anche... e già, Israele. Dunque cosa vuol dire "non delegittimare", quando quel che si denuncia come occupazione non sono semplicemente i cambiamenti del '67 ma tutta Israele? Il New York Times, o Etha Bronner che ha fatto l'intervista, non lo ha chiesto.
Ma il significato si chiarisce meglio se si considera il sondaggio riportato qui:http://blogs.jpost.com/content/how-many-jewish-americans-have-muslim-spouses . Una domanda chiede: se Israele esiste, i diritti dei palestinesi possono essere soddisfatti? La risposta dei musulmani americani è "sì" 60%, no 22% (che già vuol dire che più di uno di loro su 5 crede che Israele vada distrutto). In Turchia i sì sono 29% e i no 45%, in Libano 40% sì e 49% no. Bene, nei territori palestinesi le risposte sono 16 % di sì (per la possibile convivenza) e 77 per cento di no: più dei tre quarti crede che la semplice esistenza di Israele impedisca di badare ai loro diritti. Questo significa quel dettaglio dei 63 anni di occupazione. E questo è il programma politico dell'Autorità Palestinese. Anche se le due mafie (Fatah e Hamas) non riescono a mettersi d'accordo, i loro programmi fondamentali non sono differenti.