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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Opinione - Il Giornale - La Stampa Rassegna Stampa
30.08.2011 Siria, Bashar al Assad continua i massacri. La Ue inasprisce le sanzioni
Serve a qualcosa ? Analisi di Stefano Magni, cronache di Redazione del Giornale, Redazione della Stampa

Testata:L'Opinione - Il Giornale - La Stampa
Autore: Stefano Magni - Redazione del Giornale - Redazione della Stampa
Titolo: «L’euforia libica contagia la Siria - In Turchia un comitato per liberare la Siria - Sanzioni alla Siria. Embargo Ue sul petrolio»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 30/08/2011, a pag. 6, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " L’euforia libica contagia la Siria ". Dal GIORNALE, a pag. 17, l'articolo dal titolo " In Turchia un comitato per liberare la Siria ". Dalla STAMPA, a pag. 18, l'articolo dal titolo " Sanzioni alla Siria. Embargo Ue sul petrolio ".
Ecco i pezzi:

L'OPINIONE - Stefano Magni : " L’euforia libica contagia la Siria "


Stefano Magni

Benché eclissata dal conflitto in Libia, la repressione militare in Siria continua a macinare vittime. E cresce la paura che l’arsenale chimico più grande del Medio Oriente possa finire nelle mani sbagliate. Da ieri gli scontri fra i ribelli e il regime di Bashar al Assad si sono di nuovo intensificati. Ieri sono avvenuti massacri anche in città che il regime dava per “sicure”: a Sarmin (nella provincia di Idlib, nel Nord) l’esercito avrebbe occupato il mercato centrale, sparando indiscriminatamente sui civili. Anche Deir Ezzor (teatro della più brutale repressione di agosto), nell’Est, è stata colpita dalle forze di sicurezza. Lo scontro principale sta avvenendo a Rastan. La città, nonostante l’occupazione della vicina Homs, è ancora teatro di manifestazioni di dissenso contro la dittatura di Damasco e ora rischia di essere attaccata dall’esercito, che ha schierato contro di essa numerosi carri armati. Secondo le testimonianze locali, la resistenza (ed è questa è la novità), sarebbe alimentata soprattutto da militari che hanno disertato. Cresce, dunque, la possibilità che anche in Siria, come in Libia, l’esercito si divida, trasformando un’insurrezione popolare in una vera e propria guerra civile. La Turchia, sempre più coinvolta dalla crisi, ha ospitato ad Ankara i partiti dell’opposizione siriana. I quali, prendendo esempio dalla Libia, hanno costituito un Consiglio Nazionale di Transizione, con 94 membri fra attivisti in esilio e leader del dissenso ancora in territorio siriano. Fra gli attivisti che lottano contro Assad cresce la domanda per un intervento della Nato, dopo il successo ottenuto dall’Alleanza in Libia. Lo si deduce dai nuovi striscioni portati in piazza dai manifestanti, che chiedono una “no fly zone” per il loro Paese: “Vogliamo un intervento che fermi il massacro, sia arabo che straniero”, si leggeva in uno di questi slogan a Homs. Un intervento militare occidentale, però, è stato escluso anche nelle proposte di risoluzione più dure, come quella elaborata la settimana scorsa da Usa e Gran Bretagna. Le cancellerie occidentali non vogliono intervenire soprattutto per paura: timore di un allargamento del conflitto a Libano, Israele e Iran (alleato di Damasco) e terrore per l’eventuale perdita di controllo dell’arsenale chimico di Assad. L’esercito siriano, in questo campo, dispone anche di ordigni di ultima generazione, gas Sarin e probabilmente anche VX. Difficile prevedere quanti danni possano fare se, in caso di una guerra civile, dovessero finire nelle mani sbagliate. Sempre che quelle di Assad non vengano considerate, già da oggi, le “mani sbagliate”.

Il GIORNALE - " In Turchia un comitato per liberare la Siria "


Bashar al Assad, Recep Erdogan

Potrebbe essere vicina a una svolta la drammatica crisi siriana. Mentre il presidente Bashar al Assad continua la sua spietata repressione contro ogni forma di dissenso (anche ieri almeno 11 morti nelle manifestazioni represse dal regime) e incassa sempre nuove critiche anche fa governi amici, gli oppositori annunciano la nascita di un Comitato nazionale di transizione che dovrebbe coordinare le iniziative dirette a far uscire il paese dalla guerra civile non dichiarata che in cinque mesi ha fatto migliaia di morti. L’organismo, denominato non a caso come quello che in Libia ha gestito il conflitto civile e abbattuto il regime di Muhammar Gheddafi, è costituito da 94 personalità che ieri ad Ankara hanno eletto a maggioranza il loro presidente: Burhan Ghaliun, originario di Homs, da decenni residente in Francia dove da anni è docente di sociologia politica alla Sorbona di Parigi. L’impressione è che, seppure lentamente, il cerchio intorno ad Assad cominci a stringersi. Molto esplicito il premier turco Recep Erdogan: «Bisogna far tacere immediatamente le armi e ascoltare le richieste del popolo. Abbiamo guardato con tristezza al destino di chi ha deciso di non seguire questa via in Tunisia, Egitto e ora in Libia, come un avvertimento». La Russia insiste col suo pressing diplomatico nei confronti di Assad, invitato a non tirare troppo la corda e avviare le troppe volte promesse riforme. E l’Unione europea è pronta all’embargo sulle importazioni di petrolio siriano.
Ma la Cia, tramite il Washington Post, informa il mondo che l’eventuale crollo di Assad lascerebbe senza controllo il variegato arsenale bellico siriano il quale comprenderebbe anche ingenti quantità di sarin, il micidiale gas nervino usato dai terroristi giapponesi nell’attacco alla metropolitana di Tokio che nel 1995 fece 12 morti e 6.000 intossicati.

La STAMPA - " Sanzioni alla Siria. Embargo Ue sul petrolio "

I ventisette Paesi dell’Unione Europea sono d’accordo nel rafforzare le sanzioni contro il regime siriano. Lo hanno indicato ieri fonti europee a Bruxelles: «C’è un accordo di principio tra i Ventisette per rafforzare le sanzioni contro Damasco, non solo aggiungendo nomi alla lista degli individui e delle società già colpiti, ma prendendo di mira altri settori, incluso per la prima volta quello degli idrocarburi». Il rafforzamento delle misure restrittive contro il regime - che continua con la violenza e la repressione nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale -, la cui approvazione dovrebbe arrivare entro la fine di questa settimana, potrebbe tradursi in un prossimo embargo europeo sulle importazioni di petrolio provenienti dalla Siria. L’Ue, che assorbe il 95% delle esportazioni petrolifere siriane, ha già approvato un primo round di sanzioni contro Damasco, imponendo il blocco dei visti e il congelamento dei beni a una serie di figure del regime, tra cui il presidente Bashar al-Assad. Colpite da sanzioni anche le brigate «Al Quds», le unità d’elite della Guardia rivoluzionaria iraniana.

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