Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La Siria massacra anche i palestinesi, ma Hamas vieta le manifestazioni contro Assad a Gaza Cronaca di Alessandro Bonelli, commento di Redazione del Foglio
Testata:Libero - Il Foglio Autore: Alessandro Bonelli - Redazione del Foglio Titolo: «Hamas vieta le proteste contro Assad - Hamas sulla graticola siriana»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 18/08/2011, a pag. 17, l'articolo di Alessandro Bonelli dal titolo "Hamas vieta le proteste contro Assad". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Hamas sulla graticola siriana ".
I due pezzi chiariscono qual è la situazione a Gaza. Ai cittadini non è permesso nulla senza il consenso di Hamas, nè manifestare contro la dittatura siriana che spara contro la popolazione nè andare all'estero per motivi di studio. I quotidiani israeliani hanno diffuso a questo riguardo la notizia che Hamas impedisce agli studenti della Striscia iscritti a università straniere di lasciare Gaza. Ecco i due articoli:
LIBERO - Alessandro Bonelli : "Hamas vieta le proteste contro Assad "
Bashar al Assad
A Gaza è vietato manifestare contro Assad, anche se il dittatore siriano spara e mette in fuga dalla città assediata di Latalda migliaia di palestinesi. La scorsa notte la polizia di Ha-mas è intervenuta per disperdere un corteo spontaneo di solidarietà ai rifugiati. Il movimento islamico che controlla la Striscia si è giustificato affermando che la protesta «non era autorizzata». Eppure sono migliaia i rifugiati palestinesi costretti dall'esercito siriano a lasciare il loro campo nella città portuale di Latakia, dove da sabato sono in corso violenti raid delle forze armate. Secondo un portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unrwa) oltre cinquemila dei diecimila palestinesi accolti nel campo risultano evacuati. Almeno quattro persone sono morte mentre tentavano di fuggire dalla zona di al-Ramel, dove il campo profughi fu costruito negli anni Quaranta. Ed èinveceben più ampio il bilancio delle vittime di quattro giorni di bombardamenti. Secondo quanto denunciano gli attivisti, infatti, sarebbero salite a 341e vittime della repressione dell'esercito su Latalda. Dal canto loro, sia l'Anp del presidente Abu Mazen, sia l'Unione generale dei rifugiati palestinesi (Ugrp) hanno confermato le informazioni riferite dall'Unrwa. Il campo, secondo quanto riferiscono fonti locali, sarebbe stato anche bersagliato da navi da guerra di Damasco. Le fazioni palestinesi ospitate in Siria e da decenni fedeli al regime di Assad hanno invece smentito l'offensiva. In un comunicato pubblicato ieri dal quotidiano panarabo al Hayat, le «Fazioni dell'alleanza delle forze palestinesi», sigla che riunisce i gruppi palestinesi radicali filo-siriani, hanno fatto appello a «non associare i palestinesi agli eventi in corso in Siria». in questo modo, affermano, si farebbero «gli interessi di alcune parti ostili che cercano di mettere in cattiva luce le posizioni siriana e palestinese».
Il FOGLIO - " Hamas sulla graticola siriana "
Khaled Meshaal, leader di Hamas in esilio (volontario) in Siria
In queste ore la leadership del gruppo palestinese di Hamas sta valutando se lasciare Damasco, dove ha vissuto benissimo per più di dieci anni protetta dal regime siriano. Uno dei capi più in vista, Khaled Meshaal, ha già abbandonato la capitale per volare al Cairo – nel nuovo Egitto più amichevole – sembra per un viaggio di pochi giorni, ma potrebbe essere il preludio al trasferimento definitivo. Nelle strade di Gaza, ieri, le squadre di Hamas hanno impedito alla popolazione di manifestare contro il regime degli Assad, che ha mandato l’esercito nella città di Latakia a macellare il quartiere dei rifugiati palestinesi. Hamas disperde le proteste e i suoi capi volano al Cairo per trovare una nuova dimora, ma non può coprire il grande, intrinseco imbarazzo della guerra contro gli ebrei in medio oriente: ovvero che è combattuta fianco a fianco da due acerrimi nemici che si sono uniti soltanto per convenienza. Il movimento sunnita di Hamas è appoggiato, finanziato e vezzeggiato dai regimi sciiti di Teheran e Damasco. Ma su altri campi di battaglia – per esempio in Libano e in Iraq – sciiti e sunniti si scannerebbero e si scannano senza pietà, in nome della differenza di fede. Fino a ieri la causa della distruzione di Israele era più forte e a Gaza l’alleanza di comodo reggeva. Che cosa succederà ora che il vento della primavera araba, con le sue raffiche imprevedibili che vanno un po’ qui e un po’ là, sta mettendo a nudo il patto degli ipocriti? C’è da dire che gli Assad stanno facendo del loro meglio per aprire la crisi con i palestinesi. Le truppe si stanno accanendo con maggiore ferocia del solito su Latakia: per giustificare l’offensiva contro la popolazione hanno detto che gli islamisti in fuga dalla Libia sono approdati là; hanno anche messo divise sui corpi di quaranta civili uccisi, poi mostrati alle telecamere della tv di stato, come prova che l’esercito sta combattendo una vera battaglia; e hanno sparato con l’artiglieria dal mare e da terra contro i palazzi. Ieri hanno annunciato che le truppe stanno per lasciare la città, ma prima hanno radunato mille palestinesi in età militare dentro lo stadio e hanno tolto loro carte d’identità e telefoni, ancora non si sa perché.
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