Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Per chi lavora il tempo Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Manifestazione pro Hezbollah
Cari amici, in un giornalismo che si nutre spesso e volentieri di anniversari, ce n'è uno che è stata tralasciato quasi del tutto e che io voglio ricordare qui. Cinque anni fa, dal 12 luglio al 14 agosto era in pieno svolgimento la guerra del Libano. Molti la considerarono sul momento un errore e perfino una sconfitta, perché Israele non era riuscito a eliminare Hezbollah. Certamente non è stata una vittoria facile e splendente come quelle cui era si abituato l'esercito israeliano. Ma oggi possiamo dire che il risultato strategico della guerra è stato positivo, perché si è conservata la pace al Nord di Israele. Anche se Hezbollah si è molto rafforzato grazie alle armi ricevute da Siria e Iran e lasciate passare dalla forza dell'Onu che aveva invece ricevuto il compito di contribuire a disarmare l'organizzazione terrorista, pure non ha avuto il coraggio o piuttosto la convenienza di riaprire le ostilità. La guerra del Libano è stato un conflitto del tutto nuovo: non contro un esercito convenzionale né contro una forza guerrigliera mobile, ma un incrocio delle due; combattuta prevalentemente da questa con i missili sulla popolazione civile, oltre che con gli agguati militari che le guerriglia impiega sempre. E' stata una lezione molto difficile per l'esercito israeliano, che ha visto neutralizzate le sue armi più forti, l'aviazione e i carri armati e alla fine ha dovuto impiegare le sue migliori forze terrestri. Ma è stata una lezione assimilata, come ha mostrato due anni e mezzo fa l'operazione Piombo fuso, che aveva in parte caratteristiche analoghe: una forza nemica che impiegava insieme le tattiche della guerriglia e quelle dell'artiglieria missilistica, nascondendosi in mezzo alla popolazione civile. Qui la vittoria è stata molto più netta. E nel frattempo Israele ha messo in atto nuove armi avanzate, scudi antimissile per territori e per singoli carri armati, nuove organizzazioni di battaglia, una preparazione adeguata alle nuove condizioni. Non è affatto detto che il tempo lavori per i nemici di Israele che si armano e ricevono mezzi da Iran, Siria e a quanto pare anche oggi dalla Libia. Perché la tecnologia militare e la preparazione israeliana crescono di più e cresce anche di nuovo la disponibilità e la coscienza dei giovani israeliani. Bisogna temere che una prossima guerra ci sia, anche perché essa conviene a molti degli attori politici oggi in difficoltà in Medio Oriente, come la dirigenza siriana e quella iraniana. Ma bisogna sapere che ciò che la allontana e la rende più improbabile, non è la buona volontà dei pacifisti, anche di quelli veri, che sono merce rara; ma la forza e la preparazione dell'esercito israeliano.