Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Chiese e moschee: Appropriazione indebita Il commento di Giacomo Galeazzi che non condividiamo
Testata: La Stampa Data: 22 luglio 2011 Pagina: 1 Autore: Giavomo Galeazzi Titolo: «La moschea dedicata a Gesù 'profeta di pace'»
Dalla STAMPA di oggi, 22/07/2011, in prima pagina, dal titolo " La moschea dedicata a Gesù 'profeta di pace' " suscita in noi qualche perplessità, soprattutto per il tono trionfale di chi l'ha scritto, Giacomo Galeazzi, l'attento vaticanista del quotidiano torinese. Non capiamo che cosa ci sia, nè di nuovo nè di positivo, nel titolare una moschea con il nome di colui al quale si è ispirato il cristianesimo. L'islam, sin dalla sua nascita, si è attribuito i propri profeti con la disinvolta operazione della appropriazioni di quelli della religione ebraica, trasformandoli in profeti musulmani. Non stupisce, oggi, che una moschea porti il nome di Gesù. L'islam ha sempre, almeno finchè ha potuto, distrutto sinagoghe e chiese cristiane, costruendovi sopra moschee, così come chiama Gerusalemme al Quds, nell'attesa di conquistarla. "un ponte sostituisce un muro", conclude Galeazzi il suo pezzo. Meglio sarebbe stato scrivere " appropriazione indebita ", non è con la confusione tra le fedi che si combatte il fondamentalismo, ma con il rispetto delle singole diversità. Un criterio del tutto ignorato dall'islam. Ecco il pezzo:
Il nazareno in moschea. E la Giordania diventa il Paese mediorientale campione del dialogo islam-cattolicesimo. Giordano è il principe Ghazi Bin Muammad Bin Talal, considerato in Vaticano uno fra gli interlocutori musulmani più affidabili. E giordano è l’imam di Madaba, città alle porte di Amman, Jamal Al Sufrati, che ha deciso di intitolare la sua moschea a Gesù. Figlio di Dio per i cristiani, profeta per i musulmani. Si chiama «La moschea di Gesù Cristo» ed è la prima nel mondo musulmano contemporaneo ad essere intitolata al Messia dei cristiani. «Il mondo arabo è pieno di moschee che portano i nomi dei profeti tranne quello di Gesù. La moschea vuole portare un messaggio di convivenza e tolleranza», spiega l'imam spingendo più in là lo scontro di civiltà. Tre mesi fa Benedetto XVI aveva esortato in tv una donna musulmana della Costa D'Avorio a «far sentire la voce di Gesù, che anche lei crede come profeta». Ora nel nome di Cristo «uomo della pace» un ponte sostituisce un muro.
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