Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/07/2011, a pag. 42, l'articolo di Tobia Zevi dal titolo " Bersani chiama in causa l'Europa, così la sinistra rivede il Medioriente ".

Tobia Zevi
Tobia Zevi, dall'Unità al Corriere della Sera.
Il pezzo è tutto un elogio di Bersani e del PD e dei suoi rapporti con Israele e e il Medio Oriente. Secondo Zevi c'è stato un miglioramente rispetto al passato. Sì, Bersani, contrariamente a D'Alema, non è andato a braccetto con Hezbollah. Ma ha invitato l'Europa a riconoscere a settembre lo Stato palestinese e il senatore Vincenzo Vita sta facendo una raccolta di firme per richiedere la stessa cosa. Questo comporterebbe un conflitto e la cancellazione di tutti i negoziati precedenti, di Oslo...ma che cosa vuole che sia rispetto all'importanza di un po' di propaganda di partito?
Lo zelo in politica può portare a buoni risultati per chi lo pratica, essendone la pratica della decenza, in genere, esclusa.
Ecco il pezzo:
Il recente viaggio di Pierluigi Bersani mostra un’evoluzione profonda della sinistra italiana nei riguardi della questione mediorientale. Si tratta di un tema assai evocativo per la base, storicamente più sensibile alle ragioni dei palestinesi, sebbene nel corso degli anni leader come Piero Fassino, Walter Veltroni e Nicola Zingaretti abbiano espresso posizioni equilibrate. Il primo elemento di novità è che il conflitto israelo palestinese, drammatico e urgente, non è più sufficiente a spiegare le tensioni mediorientali e mediterranee; le «primavere» degli ultimi mesi descrivono scenari diversi, problematici e al tempo stesso positivi, in cui le giovani generazioni mirano a ottenere diritti e libertà. I regimi provano a resistere al cambiamento in maniera brutale, primi fra tutti Iran e Siria, e tutto ciò non riguarda né gli israeliani né i palestinesi. Bersani ha ribadito la necessità di ritornare ai negoziati. Nel riconoscere legittima l’aspirazione palestinese a uno Stato indipendente, il segretario Pd ha sottolineato la necessità che Israele possa vivere in pace e sicurezza (ricevendo rassicurazioni sulla composizione del governo da parte di Abu Mazen). Senza affrontare i termini di un possibile accordo, occorre chiarire che anche gli israeliani hanno fretta: sanno bene che nel giro di pochi anni gli ebrei rischiano di non essere più la maggioranza della popolazione, negando in questo modo l’essenza stessa del sionismo. Come afferma Sergio Della Pergola, stimatissimo demografo, in futuro Israele non potrà essere contemporaneamente ebraico, grande e democratico. Dovrà rinunciare a uno tra questi aggettivi, auspicabilmente il secondo. Infine, in un’epoca di egoismi, divisioni e scarsa propensione alla visione futura, Bersani ha rimesso al centro l’Europa, che spesso in questi anni si è più volentieri schierata tout court con i palestinesi, rinunciando a esercitare una funzione di supporto e mediazione tra le parti. Non è certo un lavoro semplice, ma chi se non l’Europa ha da guadagnare da un Mediterraneo pacificato?
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