Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Attentato a Mumbai, 20 le vittime, per ora non ci sono rivendicazioni Ma i sospetti ricadono sul Pakistan. Cronaca di Valeria Fraschetti, analisi del Foglio
Testata:La Repubblica - Il Foglio Autore: Valeria Fraschetti - Redazione del Foglio Titolo: «Mumbai, attacco al cuore dell´India, tre bombe tra la folla: almeno 20 morti - Le bombe di Mumbai aprono piste pachistane pericolose per Obama»
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 14/07/2011, a pag. 17, l'articolo di Valeria Fraschetti dal titolo " Mumbai, attacco al cuore dell´India, tre bombe tra la folla: almeno 20 morti ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Le bombe di Mumbai aprono piste pachistane pericolose per Obama". Ecco i due articoli:
La REPUBBLICA - Valeria Fraschetti : " Mumbai, attacco al cuore dell´India, tre bombe tra la folla: almeno 20 morti "
Tre forti esplosioni e l´India ripiomba nel terrore. Lo scoppio di tre ordigni nell´arco di quindici minuti scaraventa il Paese indietro di tre anni, nel panico di quel 26 novembre del 2008 in cui una serie di attacchi simultanei uccise 170 persone. Anche se il bilancio, provvisorio, delle vittime appare inferiore (a tarda sera era di oltre 20 morti) e i mezzi usati assai più rudimentali, il terrorismo torna a colpire il gigante indiano nella città simbolo, e nel quartiere più vitale. «È un nuovo attacco contro Mumbai, il cuore dell´India», commenta Prithivraj Chavan, il governatore dello stato del Maharashtra (di cui Mumbai è capitale), mentre le ambulanze corrono verso gli ospedali per trasportare gli oltre cento feriti della giornata. Barack Obama da Washington pronuncia parole di forte condanna per «gli atroci attentati». Mumbai di nuovo colpita. Come nel 1993, quando le bombe sui treni fecero 260 morti. Come nel 2006, nel 2008. E ogni volta l´attentato avviene nell´ora di punta, per colpire il maggiore numero di persone. Alle 18.50 esplode il primo ordigno vicino all´Opera House, l´elegante edificio costruito dall´impero britannico e oggi circondato dal mercato di diamanti della città: una delle aree più affollate della metropoli, che conta 17 milioni di abitanti. La seconda carica esplosiva, invece, devasta un altro simbolo della capitale economica, il Zaveri Bazaar, il mercato dell´oro più grande dell´India. Il terzo ordigno devasta la stazione di Dadar, più a nord, affollata di pendolari. Esplosioni coordinate: «Un attacco terroristico», si affretta a commentare il ministro degli Interni Palniappan Chidambaram. Che innalza l´allerta nel Paese. Ma sta ben attento a non puntare il dito neanche allusivamente contro il nemico di sempre, il Pakistan: da dove venivano anche i dieci terroristi di Lashkar-e-Toiba che nel 2008 assaltarono con kalashnikov due hotel di lusso. Non ci sono ancora elementi per dire che anche stavolta a colpire l´India a maggioranza indù sia stato un gruppo islamista pachistano. Non ci sono rivendicazioni. E anche solo un insinuazione da parte di Nuova Delhi provocherebbe rischiose scintille con Islamabad, visto che i rapporti restano tesissimi. E aumenterebbe ancor più la diffidenza di Washington verso l´alleato pachistano. Che ha condannato prontamente la tragedia poco prima che Obama porgesse il suo «aiuto all´amico indiano» per catturare i colpevoli. Del resto, gli ordigni di ieri, nascosti forse dentro moto e auto, erano artigianali, a media intensità come quelli usati dai Taliban in Afghanistan. L´attentato non ha riprodotto l´atroce spettacolarità di tre anni fa. Per questo c´è chi, come il think tank Stratfor, sostiene che sia opera di un gruppo locale come i Mujaheddin indiani, già accusati di altri attentati e di ricevere supporto dal Pakistan. Di certo, però, c´è che ieri era il compleanno di Ajmal Kasab, l´unico terrorista sopravvissuto nel 2008 e detenuto in India: e qualcuno potrebbe aver voluto lanciare un messaggio alle due potenze atomiche che stanno timidamente ricucendo i rapporti.
Il FOGLIO - "Le bombe di Mumbai aprono piste pachistane pericolose per Obama"
Barack Obama
New York. Nel giro di undici minuti Mumbai si è ritrovata in un déjà vu collettivo; le tre esplosioni coordinate di ieri hanno riportato in superficie le memorie del 26 novembre 2008, quando i commando venuti dal Pakistan hanno assediato la città. Ieri non c’è stata nessuna incursione ma soltanto boati quasi simultanei che hanno colpito tre punti strategici della metropoli indiana. Si tratta di Ied, gli ordigni “improvvisati” che hanno fatto la tragica fortuna del terrorismo internazionale, piazzati nelle strade affollate delle sette di sera, quando il flusso dei pendolari si sposta dalla punta della penisola urbana verso il nord residenziale. La prima bomba è scoppiata alle 18.54 nella zona del mercato di Zaveri, il nucleo attorno al quale è sorta la città, e un minuto dopo una seconda esplosione, molto più potente della prima, si è sentita un paio di chilometri più a ovest, davanti al teatro dell’opera. Fonti della polizia indiana dicono che l’ordigno era nascosto sotto un ombrello lasciato lungo la strada. Leggermente più tardi è arrivata la notizia di una terza bomba esplosa nel quartiere di Dadar, a due passi dallo snodo ferroviario che porta fuori città i pendolari. Le voci che si sono sparse nelle ore del panico incontrollato dicono che un altro Ied piazzato in città abbia fatto cilecca. Il bilancio della polizia è di 20 morti e 113 feriti, ma è chiaro, dicono gli ufficiali, che il numero “è destinato a salire”. Mumbai ci ha messo qualche ora a rendersi conto che le proporzioni dell’attacco terroristico di ieri non sono paragonabili all’atroce guerriglia dell’“11 settembre indiano”, quando 164 persone sono morte dopo una notte di fuoco, ma immediatamente si è scatenata la speculazione sui responsabili. Per una legge fisica del terrorismo, tutti gli sguardi si sono posati sui servizi segreti del Pakistan, che nel 2008 hanno mosso come marionette i terroristi di Lashkar-e-Taiba, il più grande movimento islamista dell’Asia meridionale. Nessuna fonte ufficiale ha accettato il gioco delle speculazioni a caldo, ma diverse fonti hanno tirato fuori il nome degli Indian Mujahideen, i cugini indiani degli islamisti pachistani che vanno a braccetto con l’Isi. Una delle bombe è esplosa a pochi metri dalla stazione in cui è stato catturato Ajmal Kasab, il terrorista bambino poi condannato a morte per la strage del 2008; qualcuno ieri ha anche cambiato la sua data di nascita nella pagina di Wikipedia, attribuendola al 13 luglio per creare lo scenario cospirazionista della vendetta. Kasab però è nato il 13 settembre. Il partito di maggioranza Bjp chiede che “sia aperta un’inchiesta su eventuali collegamenti con il Pakistan”, e a Islamabad il governo condanna e smentisce: “Siamo vicini al governo indiano”, dicono il presidente Zardari e il primo ministro Gilani. Ma gli attacchi di Mumbai spezzano il debole ciclo della distensione avviato dalla leadership pachistana: ieri il capo dei servizi segreti, Ahmad Shuja Pasha, è arrivato a Washington per mettere una pezza ai rapporti che si sono logorati in fretta dopo il raid che ha ucciso Bin Laden. Non che prima andassero a braccetto, certo, ma i sospetti di Mumbai si riflettono dolorosamente su Barack Obama che offre aiuto per trovare i responsabili, ma è atterrito dal tempismo di una nuova crisi.
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