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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
10.07.2011 Pacifinti della air flotilla pronti ad essere rimpatriati
nella cronaca del quotidiano torinese non c'è spazio per le ragioni di Israele

Testata: La Stampa
Data: 10 luglio 2011
Pagina: 20
Autore: Redazione della Stampa
Titolo: «Arrestati in Israele i manifestanti pro-Gaza: Saranno tutti espulsi»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 10/07/2011, a pag. 20, l'articolo dal titolo "Arrestati in Israele i manifestanti pro-Gaza: Saranno tutti espulsi".

La Stampa crede alla versione dei 'pacifisti' : "giunti per manifestare solidarietà al popolo palestinese.". Per manifestare solidarietà era necessario entrare in Israele? Lo scopo della Fly-tilla era quello di delegittimare Israele.
Nel pezzo si legge : "
La «Fly-tilla», com’è stata ribattezzata l’iniziativa pro Palestina dopo che il blocco navale sollecitato da Israele ha impedito la partenza della «Freedom Flotilla 2» dalla Grecia, prevedeva l’arrivo in aereo di oltre 800 manifestanti da tutto il mondo per una visita pacifica alle famiglie palestinesi di Gaza.". A impedire la partenza della flottiglia è stata la Grecia, non Israele, nè tanto meno il blocco marittimo imposto a Gaza. Se i 'pacifisti' ci tenevano tanto a raggiungere Gaza, potevano farlo tranquillamente attraverso il valico egiziano di Rafah.
Anche Manifesto e Unità hanno dedicato una breve alla notizia. Il tono è lo stesso utilizzato dalla Stampa, ma il meglio della disinformazione lo offre L'Unità che usa il verbo 'sequestrare' riferito ai pacifinti fermati.
Nel finale del pezzo si legge dei tentativi di Israele di riallacciare i rapporti con la Turchia e quali sono le pretese di quest'ultima per farlo.
Sul perchè per Israele sarebbe un errore cedere allerichieste della Turchia, invitiamo a leggere l'analisi di Manfred Gerstenfeld pubblicata venerdì su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=360&id=40494).
Ecco il pezzo:

Espulsione in arrivo per 124 attivisti della «Fly-tilla» arrestati venerdì al loro arrivo in Israele, dove erano giunti per manifestare solidarietà al popolo palestinese. A renderlo noto è stata la portavoce del Servizio immigrazione israeliano, Sabine Hadad, spiegando che «l’accesso al territorio israeliano è stato impedito a 124 militanti filopalestinesi in arrivo dall’Europa, attualmente detenuti nelle carceri israeliane», che saranno espulsi «non appena ci saranno posti liberi sui voli appropriati».

I manifestanti arrestati, provenienti in maggior parte da Francia, Stati Uniti, Belgio, Bulgaria, Olanda e Spagna, sono stati rinchiusi in due carceri, uno vicino a Tel Aviv e uno nel deserto del Negev. La «Fly-tilla», com’è stata ribattezzata l’iniziativa pro Palestina dopo che il blocco navale sollecitato da Israele ha impedito la partenza della «Freedom Flotilla 2» dalla Grecia, prevedeva l’arrivo in aereo di oltre 800 manifestanti da tutto il mondo per una visita pacifica alle famiglie palestinesi di Gaza. La maggior parte dei manifestanti sono stati però bloccati negli aeroporti di partenza dalle stesse compagnie aeree, a cui le autorità israeliane avevano inviato «liste nere» con i nomi degli «indesiderati».

Gerusalemme tenta invece la distensione con la Turchia. «Israele, da un punto di vista strategico, ha interesse a smussare i punti di frizione con la Turchia», ha ribadito il ministro israeliano della Difesa Ehud Barak. Commentava il discorso pronunciato venerdì dal premier turco Tayyp Erdogan secondo cui le condizioni per la normalizzazione delle relazioni bilaterali sono scuse formali da parte israeliana per il blitz del maggio 2010 sulla nave Marmara in navigazione verso la Striscia; al pagamento di indennizzi alle famiglie dei nove passeggeri rimasti uccisi, e alla rimozione del blocco marino a Gaza.

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