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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Opinione - La Repubblica Rassegna Stampa
30.06.2011 Flottiglia, la Grecia pronta a bloccare le navi
Cronache di Dimitri Buffa, Giampaolo Cadalanu

Testata:L'Opinione - La Repubblica
Autore: Dimitri Buffa - Giampaolo Cadalanu
Titolo: «La Flottiglia che scalpita - Sabotaggi, minacce e accuse la Flottiglia resta in porto»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 30/06/2011, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " La Flottiglia che scalpita ". Da REPUBBLICA, a pag. 16, l'articolo di Giampaolo Cadalanu dal titolo "Sabotaggi, minacce e accuse la Flottiglia resta in porto", preceduto dal nostro commento.
Ecco i due articoli:

L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " La Flottiglia che scalpita "


Dimitri Buffa

Piangono e imprecano. I boss della Freedom flotilla 2, ma stavolta rischiano di rimanere al palo nei porti greci. E la lobby dei pacifinti, molti dei quali a libro paga di Hamas o dei Fratelli musulmani, addirittura ipotizza di scrivere all’ambasciatore greco in Italia pregandolo di rimuovere gli intoppi burocratici che impediscono la gloriosa partenza. Il piagnisteo parte dai loro stessi siti internet: “Molte delle navi della Freedom flotilla 2 fra cui la ‘Stefano Chiarini’ sono all’ancora in alcuni porti della Grecia, pronte a partire- si legge in uno di essi - le autorità greche frappongono continui ostacoli di carattere burocratico alla loro partenza, in conseguenza delle pesantissime pressioni esercitate dal governo di Israele”. Traduzione: per una volta che alcuni paesi della comunità internazionali si dimostrano ragionevolmente scettici su questa armata Brancaleone di provocatori vari e pacifinti seriali, ecco scattare l’allarme istituzionale. Nel prosieguo del post si parla pure di presunti sabotaggi a una nave irlandese e a una greca. Poi l’appello: “scrivete tutti all’ambasciatore italiano in Grecia”. E che cosa dovrebbero scrivere gli interessati? Qualcosa che lo inviti a fare pressione sul governo italiano perché a sua volta preghi la Grecia di far mollare gli ormeggi della Flottilla 2. Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere. Ma come? Una volta che un paese trova la soluzione giusta per fare naufragare la pagliacciata, questi davvero credono che Frattini farà una simile c..ata? D’accordo che con Frattini non si può mai dare niente per scontato, ma questa sarebbe davvero grossa. La lettera di questa gente prosegue così: “Nonostante lo scopo pacifico e legalitario di questa missione le autorità israeliane hanno minacciato la sicurezza dei partecipanti e delle imbarcazioni.” Poi la trovata finale, la mozione degli affetti: “sul nostro tavolo -informa Freedom Flotilla Italia- sono arrivati tanti plichi, ognuno con le lettere ai familiari da leggersi dopo un'eventuale morte violenta in mare. È la prospettiva che in questi momenti stanno affrontando i passeggeri delle navi della Freedom Flotilla 2 dirette a Gaza. Sul nostro tavolo se ne sono accumulate una decina, segno evidente di coraggio consapevole e di legittima paura". In effetti se dieci lettere sono davvero in grado di accumularsi uno li potrebbe eprsino prendere sul serio.

La REPUBBLICA - Giampaolo Cadalanu : "Sabotaggi, minacce e accuse la Flottiglia resta in porto "


Giampaolo Cadalanu

Come scrive Cadalanu, "A Gaza in realtà i rifornimenti della flottiglia non sono più indispensabili, visto che Israele ha alleggerito la chiusura. Insomma, la questione è solo politica: il blocco navale che lo Stato ebraico dice irrinunciabile e che gli attivisti considerano illegale ". I rifornimenti della flottiglia non servono, non ce n'è bisogno, perchè, come sostiene anche la Croce Rossa Internazionale, non c'è emergenza umanitaria a Gaza. Si tratta, quindi, solo di provocazione, di un atto politico.
Se di politica si tratta, perchè non dirigersi verso altri bersagli, per esempio contro il dittatore siriano che manda i carri armati contro la popolazione? O contro l'Iran di Ahmadinejad?
Ecco l'articolo:

La «minaccia alla sicurezza di Israele» è un vecchio battello riverniciato da poco, con sedie da bar avvitate sul ponte e nella cabina di pilotaggio ancora il cartellino della compagnia turistica "Ionian cruise". La "Stefano Chiarini", ormeggiata su un molo di Gouvia, nell'isola di Golfi, aspetta placidamente il permesso delle autorità portuali. Accanto, due motovedette greche vuote. Qualche militante si occupa della manutenzione, uno pesca, un olandese con la barba bianca scorre fra le dita i grani delTasbeeh, il rosario della tradizione musulmana. Sulla sua maglietta c'è uno slogan: «La pace è possibile, perché non ora?». Ma se lo spirito è senz'altro pacifico, i dubbi sono proprio sui tempi: si parte oggi, no, domani, forse la settimana prossima, o chissà. La confusione sotto il cielo della Grecia è grande: le pressioni di Israele sul governo diAtene sono molto forti, addirittura ieri fra gli organizzatori della Freedom Flotilla si ventilaval'ipotesi che le autorità greche potessero mettere un veto alla partenza per «motivi di sicurezza nazionale». Sarebbe l'ultimo, definitivo ostacolo al manipolo di attivisti decisi a sfidare il blocco navale al largo della Striscia di Gaza. Nei giorni scorsi il governo israeliano ce l'ha messa tutta Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri, ha denunciato l'intenzione dei militanti di «cercare il sangue» per ottenere immagini in tv. Le Forze amiate parlavano di armi chimiche, per uccidere i soldati israeliani. Un racconto da incubo, destinato probabilmente agli equilibri politici interni. Poi le pressioni della diplomazia sul governo greco, giàindifficoltà per i problemi economici, perché fermi o almeno rallenti le partenze dai suoi porti. E l'offensiva con e-mail, social network, insulti ai militanti e lavoro ai fianchi dei giornalisti, «complici» dell'operazione anche se impegnati solo da spettatori. L'informazione, va da sé, è cruciale. A Gaza in realtà i rifornimenti della flottiglia non sono più indispensabili, visto che Israele ha alleggerito la chiusura. Insomma, la questione è solo politica: il blocco navale che lo Stato ebraico dice irrinunciabile e che gli attivisti considerano illegale. Dunque la stampa è oggetto di spinte e pressioni. Così il governo di Atene sotto pressione potrebbe bloccare le navi per motivi di sicurezza nazionale Due imbarcazioni danneggiate tanyahu era arrivato un monito contro quelli imbarcati sulla Flotilla: sarebbero stati esclusi da Israele per dieci anni. Poi le proteste corali hanno imposto una smentita d'urgenza. È il momento dei colpi bassi. Gli attivisti accusano che dall'altro lato del Mediterraneo sia arrivato un ordine di colpire le navi: ne hanno fatto le spese la barca greco-svedese "Giu-liano", danneggiata all'elica, e l'irlandese "Saoirse", sabotata mentre era all'ancora in un porto turco. Più goffa la diffusione su Youtube di un video con un sedicente militante dei diritti gay che raccontava di essere stato escluso dalla flottiglia perché omosessuale. A svergognare il finto militante ci ha pensato il quotidiano israelianoHaaretz, secondo cui nella promozione del filmato erano coinvolti impiegati del governo di Benjamin Netanyahu.

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