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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Limes Rassegna Stampa
14.06.2011 Obama non capisce che Israele è solo contro tutti
Intervista a Mordechai Kedar di Niccolò Locatelli

Testata: Limes
Data: 14 giugno 2011
Pagina: 9
Autore: Niccolò Locatelli
Titolo: «Obama non capisce che Israele è solo contro tutti»

Riportiamo da LIMES di giugno, l'intervista di Niccolò Locatelli a Mordechai kedar dal titolo "Obama non capisce che Israele è solo contro tutti".


Mordechai Kedar

Mordechai Kedar ha fatto parte per venticinque anni dell'intelligence dell'Idf, l'esercito israeliano. Attualmente è ricercatore presso il Begin Sadat Center for Strategic Studies dell'Università Bar-Ilan di Ramat Gan, in Israele.

LIMES: Per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu la pace può essere raggiunta solo attraverso il negoziato, ma lui non vuole negoziare con Hamas. D'altra parte, Hamas non riconosce Israele. Come uscire dall'impasse?
KEDAR: Per rispondere è necessario chiarire il concetto di "pace" in Medio Oriente. In Europa due parti fanno la pace quando decidono di abbandonare la guerra e convivere pacificamente. In Medio Oriente, la pace è quella situazione che si crea fra una parte invincibile e una sconfitta. Non sono compresi baci e abbracci ma solo la coesistenza tra due parti, una delle quali ha rinunciato a distruggere l'altra.
Questo tipo di pace non ha bisogno di negoziati, pertanto è per noi possibile - anche con Hamas - solamente dopo che questa avrà rinunciato all'idea di ributtarci a mare, non perchè gli siamo simpatici, ma semplicemente perchè Israele è invincibile. Fino a quando saranno convinti che siamo invincibili, ci lasceranno in pace. Questo è il massimo che possiamo ottenere in questa sfortunata regione.

LIMES: Cosa pensa dell'accordo tra Hamas e Fatah? Reggerà, anche dopo le elezioni politiche?
KEDAR:
Ho scritto altrove che l'accordo di "unità" è puro opportunismo. La parvenza di unità e i complimenti ricevuti per averla raggiunta valgono più dell'unità stessa. Abu Mazen si sta preparando a dichiarare unilateralmente la nascita dello Stato palestinese - una mossa che può rivelarsi disastrosa sul piano interno. Abbas verrebbe infatti considerato dall'opinione pubblica palestinese e araba come un traditore per aver lasciato ad Israele Haifa e Jaffa, per aver ignorato il problema dei rifugiati, e per aver costruito uno Stato sul 22% appena del territorio di Palestina. Entro settembre, quando dovrebbe essere dichiarata l'indipendenza, Abu Mazen ha bisogno di un minimo di tranquillità a livello interno: è questo il motivo per cui ha voluto accordarsi con Hamas. Dal canto suo, l'organizzazione di Haniyeh non capisce come il mondo possa ignorare il suo Stato de facto a Gaza (dove ha un esercito, un'industria missilistica e un sistema legislativo degni di tal nome) e teme che l'Olp venga riconosciuta come l'organo esecutivo ufficiale del nuovo Stato - il che sarebbe inaccettabile. L'accordo fa quindi comodo a entrambe le parti, che si dividono la guida: Abbas preme sull'acceleratore, Hamas sul freno.

LIMES: Uno Stato palestinese rappresenterebbe una minaccia all'esistenza di Israele?
KEDAR:
Uno Stato palestinese territorialmente continuo nella West Bank prima o poi diverrebbe lo Stato di Hamas, come accaduto con le elezioni del 2006 o con il golpe di Gaza del 2007. Un tale sviluppo rappresenta certamente una minaccia per Israele, anche perchè l'Iran rifornirebbe questo Stato di migliaia di missili, come già fa con la Striscia di Gaza e con il Libano.

LIMES: Obama sulle questioni più importanti sta dalla parte di Israele, ma non ha risparmiato critiche a Netanyahu. Come viene percepito il presidente statunitense in Israele? Come un amico, qualcuno di cui ci si può fidare?
KEDAR:
Non esiste un punto di vista "israeliano" al riguardo, come non esiste su nulla: Israele è nettamente divisa in due. Da una parte ci sono i liberali, laici, post-moderni, all'europea, che pensano che se Israele si comporterà correttamente con gli arabi questi ci accetteranno, e sarà tutto baci e abbracci. Sognano un Medio Oriente in cui i diritti umani, delle donne, delle minoranze e quelli politici siano rispettati. Una regione moderna, insomma. Questi liberal amano Obama perchè al riguardo ha esattamente gli stessi sogni.
Poi c'è la parte più tradizionale, religiosa, direi essenzialmente ebraica. Chi fa parte di questo gruppo conosce la storia e sa perfettamente che noi ebrei non saremo mai accettati dai nostri vicini arabi e musulmani, che continueranno a delegittimarci come nazione, popolo e Stato, anche se lasciassimo loro tutto quello che abbiamo e abbandonassimo la terra di Israele. Questa parte ha paura di Obama perchè sa che i suoi sogni sono lontani dalla realtà, e che quando si squaglieranno al sole dei deserti mediorientali spetterà a noi israeliani pulire il sangue versato. Netanyahu rappresenta la realtà, Obama i sogni degli americani: la tensione tra i due è l'inevitabile risultato dello scontro tra sogni e realtà.

LIMES: Che effetto ha avuto finora la "primavera araba" sulla politica interna israeliana e sul conflitto israelo-palestinese? Un Medio Oriente più democratico sarebbe più sicuro per Israele?
KEDAR: In linea di massima sì, visto che le dittature hanno bisogno di nemici esterni per giustificare agli occhi della popolazione il loro potere illegittimo. Le democrazie invece sono più propense a vivere in pace tra di loro: chi ha mai sentito parlare di una guerra tra due vere democrazie?

LIMES: In Egitto, Hosni Mubarak si è dimesso ma la transizione verso la democrazia sembra lenta e poco convinta. L'intelligence egiziana ha negoziato l'accordo tra Hamas e Fatah, sgradito a Netanyahu, e alle elezioni potrebbero prevalere forze ostili a Israele. Cosa è meglio per lo Stato ebraico?
KEDAR:
Il significato di questi eventi è che l'islamismo è più forte sia in Egitto sia a Gaza. La Fratellanza musulmana ha oggi un'influenza sul governo militare egiziano molto maggiore che in passato, e il risultato è una migliore disposizione di quest'ultimo verso Hamas. Ciò dovrebbe essere guardato con preoccupazione da Israele e da tutto il mondo occidentale.

LIMES: In Siria, il regime di Al-Asad, sotto pressione, ha fatto ricorso a manifestazioni e retorica anti-israeliana. Ciononostante, il confine del Golan è stato relativamente tranquillo negli ultimi decenni. Al-Asad potrebbe dichiarare guerra a Israele se le manifestazioni contro di lui non cessassero? O il suo governo rimane comunque "il minore dei mali" per Israele?
KEDAR:
È vero, il confine del Golan è rimasto tranquillo negli ultimi anni, ma Damasco ha combattuto contro di noi attraverso "terze parti" come Hezbollah, Hamas e altri gruppi radicali. Non credo che Al-Asad abbia intenzione di dichiarare guerra a Israele anche perchè non convincerebbe nessuno a smettere di protestare contro il suo governo corrotto e violento. E per noi non è certo il minore dei mali, anzi: ha provato a sviluppare un reattore nucleare con l'aiuto nordcoreano all'insaputa dell'Aiea, ha sostenuto Hamas ed Hezbollah, e ha fatto strage dei propri concittadini. Perchè dovremmo fidarci di un tale macellaio? Avrà forse pietà degli israeliani?

LIMES: L'Iran, anche a causa di problemi interni, non è stato particolarmente attivo nè loquace nell'ultimo periodo. Crede che potrebbe intromettersi nel conflitto israelo-palestinese nei prossimi mesi? Uno Stato palestinese converrebbe a Teheran?
KEDAR:
L'Iran vuole diffondere l'islamismo in tutto il Medio Oriente. Fintantochè la "rivoluzione dei giovani" servirà a questo scopo, Teheran rimarrà in silenzio in attesa dei risultati. Uno Stato palestinese gli farebbe comodo perchè come detto si convertirebbe prima o poi nello Stato di Hamas.

LIMES: Dopo quello che è accaduto nei giorni della Nakba e della Naksa, ci saranno ulteriori manifestazioni prima della dichiarazione di indipendenza palestinese di settembre, sia dentro sia fuori i suoi prossimi confini?
KEDAR:
Sì. Oggi le manifestazioni sono considerate un'arma più efficace di una pistola, come hanno dimostrato gli eventi in Egitto e in Tunisia. Quindi i palestinesi non esiteranno a usarla contro Israele.

LIMES: Che impatto avrebbe la nascita di uno Stato palestinese sulla regione? I regimi hanno sempre usato la questione palestinese per nascondere i loro problemi interni, e c'è il problema dei rifugiati...
KEDAR: Lo Stato palestinese non risolverebbe nessuno dei problemi del Medio Oriente: gli sciiti continueranno a odiare i sunniti, gli arabi odieranno i curdi, i berberi, gli armeni e gli israeliani, e le vere questioni - povertà, analfabetismo, disoccupazione, corruzione, malattie, presenza dell'islamismo (inteso come volontà di imporre leggi e abitudini islamiche ai non-musulmani) - non verranno neanche toccate.

LIMES: Qualche settimana fa il presidente italiano Giorgio Napolitano ha dichiarato che l'Italia eleverà al rango di ambasciatore lo status del rappresentante palestinese nel nostro paese. Questa scelta avrà qualche effetto sulle relazioni tra Roma e Israele?
KEDAR: Non credo, visto che quello palestinese sarà presto uno Stato fallito, e chiunque lo riconoscerà presto o tardi se ne pentirà.

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