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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.06.2011 Finkielkraut e la Shoah, una memoria per il futuro
Commento di Dino Messina

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 giugno 2011
Pagina: 50
Autore: Dino Messina
Titolo: «Finkielkraut e la Shoah, una memoria per il futuro»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/06/2011, a pag. 50, l'articolo di Dino Messina dal titolo " Finkielkraut e la Shoah, una memoria per il futuro".


Alain Finkielkraut, L’interminable écriture de l’extermination

Non si può «elevare la Shoah a paradigma politico» . «Nel ricordo del male assoluto paradossalmente rischiamo di separarci dal passato e di crederci superiori a tutte le generazioni precedenti» . Lo scopo di Alain Finkielkraut, filosofo e saggista ebreo francese che ha appena finito di curare L’interminable écriture de l’extermination (l’interminabile scrittura dello sterminio), volume edito da Stock, non è scagliarsi scandalisticamente contro «L’industria dell’Olocausto» come aveva fatto nel 2002 da New York un altro studioso figlio di deportati, Norman Finkelstein, suscitando con il suo libro la reazione sdegnata in molte comunità ebraiche. L’obiettivo di Finkielkraut, come appare dall’intervista a Marie-Françoise Masson pubblicata da La croix e ieri da Avvenire, è fare in modo che le generazioni future continuino a parlare di quel che è successo anche quando saranno scomparsi gli ultimi sopravvissuti allo sterminio. Ma per conservare la memoria bisogna evitare alcuni errori, a cominciare dalla semplificazione, pericolo indicato da Primo Levi ne I sommersi e i salvati. Finkielkraut parla di una «memoria pudica e che accetti di affrontare la complessità delle cose» . Per quanto riguarda l’attualità, il pericolo è usare la Shoah non solo come unica e tragica misura di un passato più lungo e complesso, ma come metro politico per valutare la situazione in Medio Oriente. Un «paradigma politico» che porta a spiegazioni aberranti del tipo «le vittime di ieri sono i carnefici di oggi» . Invece di storicizzare, «spesso si cede— dice il filosofo francese — a una mancanza di ritegno della memoria» . E a una concorrenza con le altre memorie, dal colonialismo allo schiavismo... «La Shoah è diventata l’unità di misura della sofferenza e oggi regna una concorrenza sfrenata fra le vittime. L’unica maniera di finirla è che il discendente di una vittima non è una vittima. Mio padre è stato un deportato, io non sono un deportato».

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