Per la serie Boicottaggio/Delegittimazione, tre articoli oggi, 05/06/2011. Il primo, di Fiamma Nirenstein sul GIORNALE a pag.14, il secondo di Cinzia Leone sul RIFORMISTA, a pag.1, il terzo sul MANIFESTO, a pag.15, di quella sinistra che merita solo l'etichetta di mascalzona, non essendo più nemmeno rappresentativa di una politica qualsivoglia ma soltanto di un odio forsennato che dovrebbe far ribrezzo a qualunque persona per bene.
Eccoli:
Il Giornale-Fiamma Nirenstein: " Scozia, libri al bando, vietato leggere scrittori israeliani"

Ci sono tanti modi di cancellare qualcuno che odi, con un bazooka, con le bombe, con la delegittimazione, la negazione della dignità della sua esistenza fisica e psichica. La marcia dei vicini in guerra con Israele (palestinesi, siriani, giordani...) preparata per oggi al fine di scavalcarne in massa i confini da ogni parte, come non esistessero, dice una cosa precisa: Israele non c'è. Ne neghiamo l'esistenza. Ed è francamente orrido che a questa affermazione di prepotenza internazionale senza precedenti si accompagni un'altra forma di seppellimento in vita dello Stato Ebraico, quello culturale. Il boicottaggio culturale di Israele è cosa vecchia, anche in Italia la Fiera del Libro di Torino del 2008, le liste di proscrizione delle università di varie città italiane, il blocco di progetti scientifici e artistici comuni, la manifestazione come quella progettata per i prossimi giorni a Milano per cancellare una mostra sulle meraviglie scientifiche di quel Paese, ci hanno allenato. A questo si uni il boicottaggio di merci della Coop e della Conad, poi ritirato. Queste azioni smodate si chiamano antisemitismo, e come altri potrebbe chiamarsi l'accusa a Israele di apartheid o di pulizia etnica, del tutto priva di fondamento, nel momento in cui ci se ne infischia delle stragi di cristiani nel mondo islamico o delle stragi di massa in Africa, o in questi giorni in Siria e in Yemen.
Ma stavolta, nonostante gli episodi di boicottaggio fioriscano in un clima di beota confusione mentale come quello che ha ispirato i centri sociali al Parco Ruffini di Torino a creare un bersaglio sull'immagine Shimon Peres, un episodio colpisce: ci è toccato immaginarci uno scozzese col suo kilt che si alza una mattina e non sapendo come passare la giornata in assenza del mostro di Lochness, decide di boicottare i libri israeliani. Non solo i cetrioli o i pompelmi, ma i capolavori di Aleph Beth Yehoshua, Amos Oz, David Grossman, magari di Shmuel Yosef Agnon, premio Nobel della letteratura nel 1966. Si, i cittadini scozzesi in vari distretti non potranno più acquistare le edizioni inglesi di libri di autori israeliani. Prima i volenterosi scozzesi partirono, dopo l'operazione Cast Lead in cui Israele si difese dall'attacco di migliaia di missili da Gaza, con il boicottaggio di merci. Poi, insistendo su un punto chiaro, ovvero la proibizione a difendersi, il consiglio regionale del Dunbartonshire Occidentale è passato alla cultura col suo bel rogo di libri, seguito da Dundee che però, dato che il boicottaggio è proibito, si limita a affiggere sui muri manifesti di invito alla cittadinanza al boicottaggio. Il brillante portavoce del Dunbartonshire ha ammesso che Israele è l'unico boicottato, e che non c'è intenzione di occuparsi dell'Iran, o della Siria. Intanto il consigliere regionale James Bollan ha dichiarato che Hamas è un'organizzazione di combattenti per la libertà, e che è eletta con una maggioranza più grande di quella del governo israeliano.
Questa deiezione scozzese, assai prossima a molte espressioni antisraeliane inglesi, dove il motore è un misto di opinione islamista e di perbenismo, non è certo isolata. Restando al boicottaggio culturale e lasciando da parte mille altri segni di ostilità, nel 2006 il più grande sindacato inglese di professori ha escluso i rapporti con accademici israeliani, nel 2009 la Spagna ha chiuso i progetti di ricerca solare con l'Università Israeliana, nel 2010 cinquecento professoroni americani hanno supportato il boicottaggio accademico, Johannesburg nel 2011 ha sospeso le ricerche universitarie sulla purificazione dell' acqua. Brian Eno, Roger Waters, Ken Loach, Jean Luc Godard, Carlos Santana, Elvis Costello, i Pixies, 500 artisti di Montreal, 100 intellettuali norvegesi, 300 irlandesi, tutti questi signori hanno sdottoreggiato, condannato, hanno ritenuto che gli israeliani non siano degni di una loro visita artistica o culturale e che gli debba essere proibito l'accesso… No, non c'è qui estremismo nel ricordare che proprio due giorni or sono il mentore di Ahmadinejad ha dichiarato che è cosa santa uccidere donne e bambini israeliani; non è fuori tema ricordare che i palestinesi marciano verso un riconoscimento unilaterale all'ONU da cui è cancellata la trattativa, come se Israele non esistesse. Non facevano prima i nostri scozzesi a dire che il mentore di Ahmadinejad gli è simpatico piuttosto che boicottare Amos Oz e ignorare Bashar Assad? non farebbero meglio a unirsi alla seconda Flottilla sperando che qualche altro shahid dia il via al treno delle condanne internazionali sempre in corsa; o a unirsi al movimento nuovo della Naksa (non nakba!) che oggi cercherà di penetrare i confini di uno Stato sovrano, bersaglio ormai di tutta la stupidità e di tutta l'aggressività mondiale. Non capite il nesso? Siete fatti per la cultura? Non ci credo.
Il Riformista-Cinzia Leone: " Pisapia e l' invasione israeliana"

Un allarme gira nel web: "No all'occupazione israeliana di Milano". Dopo la martellante campagna elettorale che la voleva invasa oggi dai rom e domani dagli islamici, sentire la città "liberata da Pisapia" a rischio invasione israeliana ha del ridicolo. A segnaklare il pericolo incombente un volantino che in modo virale punteggia i social network. L'immagine ritrae piazza Duomo tagliata da un muro che richiama quello che in Israele separa i territori, con una torretta su cui sventola la bandiera con la stella di Davide. In primo piano un carro armato e glislogan: " No agli accordi economici e di cooperazione con Israele ! no agli insediamenti nei territori occupati ! Non vogliamo essere complici dei crimini israeliani !" E la firma di un " comitato" che indice una manifestazione di protesta.
Quella che il volantino in rete chiama " invasione israeliana ", si intitola " unespected Israel": ha il bollino blu dei 150 anni dell'Unità d'Italia, e dal 13 giugno ospiterà concerti di Noa e Idan Reichel, la partecipazione dello scrittore David Grossman, una mostra in Galleria " I kibbutz e l'architettura della collettività", una rassegna di cinema, un convegno che vedrà a confronto aziende e israeliane, e in piazza Duomo un padiglione trasparente, illuminato anche di notte, con installazioni multimediali.. Eredità della vecchia giunta, "Unespected Israel" è stata fortemente voluta da Formigoni e sarà inuagurata da Netanyahu. La manifestazione indetta dal volantino è una bella grana per Pisapia ? Il nuovo sindaco arancione, capace di sorpassare la Moratti, dribblare le improvvide uscite di Vendola e stringere le mani a una fila interminabile di cittadini festanti, non si spaventerà di fronte a un muro di pregiudizi. E "Unespected Israel" saprà sorprendere, proprio come ha fatto Pisapia.
Il Manifesto- "Israele/Palestina, lettera a Pisapia "

Lo stand dei centri sociali a Torino: "lancia una scarpa contro Shimon Peres". La replica il 18 giugno a Milano in piazza Duomo.
CaroGiuliano Pisapia, Sindaco di Milano, abbiamo vinto a Milano, aNapoli, a Cagliari, a Pordenone, quasi ovunque, nel Nord, al Centro, a Sud. C’è un’aria festosa di Liberazione dell’Italia, ma ora bisogna battere il ferro fin che è caldo, completare la Liberazione e farne parte ai nostri amici immigrati che vivono in Città, in Lombardia ed in tutta Italia. A tutti loro, da qualsiasi Paese essi provengano. In questo momento stiamo pensando in particolare ai palestinesi, che sono numerosi in città e nella nostra Regione. La loro e la nostra dignità umana e libertà sono minacciate da un evento che la Amministrazione Regionale, e la Amministrazione Comunale ora caduta per volontà di popolo hanno preparato insieme al governo di Israele: si tratta della grandiosamanifestazione celebrativa delle realizzazioni tecniche e culturali di Israele. Si parla di un padiglione di 900mqilluminato anche di notte niente meno che in Piazza del Duomo a Milano. L’obiettivo è quello di dare un’immagine di Israele diversa da quella di Stato responsabile di una situazione di conflitto. A quanto pare, nell’arco di 10 giorni,Milano sarà interessata da eventi culturali come un concerto di Noa, una mostra a Palazzo Reale o a Palazzo Litta, un’installazione tra piazza Duomo e piazza Castello, una serie di incontri con i principali scrittori israeliani, una mostra di design e 4 eventi realizzati con la Camera di commercio sul tema dell’acqua, dove non si dirà tuttavia che Israele ha sottratto ai palestinesi dei Territori Occupati, per non parlare di quelli di Gaza gran parte della loro acqua. Tutto questo ignorando persino l’esistenza del popolo palestinese, cacciato dalla sua Terra per costituire lo stato di Israele: 750mila espulsi nel 1948-49, altri 300mila nel 1967, e la pulizia etnica continua oggi, ininterrotta. I profughi vivono da tre generazioni in campi profughi in condizioni terribili, mentre coloro che sono rimasti sulla terra che costituisce oggi lo stato di Israele, il 20% della popolazione di esso, sono disprezzati e discriminati in tutti i modi: non solo privati dei più importanti diritti politici e civili, ma anche dei diritti umani fondamentali, quale quello della convivenza tra coniugi che si vogliano congiungere attraverso le frontiere dello Stato Ebraico. Le migliaia di persone imprigionate senza accusa, e senza il diritto alla difesa, fondamentale nei paesi civili. I ricorrenti attacchi militari contro le popolazioni civili, l’ultimo dei quali a Gaza ha fatto più di 1400 morti e 5000 feriti, in grande maggioranza civili, molti bambini. I Palestinesi hanno diritto ad un loro Stato, con la struttura e confini che essi concorderanno con la Comunità Internazionale. No, caro Sindaco,Milano che si è liberata dal rischio imminente di ridiventare una città priva di libertà, la Milano della Resistenza, dell’antifascismo creativo di uguaglianza tra tutti gli esseri umani e di libertà, di pace e di progresso, non può ospitare la celebrazione di una stato, Israele, che si è macchiato di simili delitti e persiste nell’oppressione dei suoi cittadini non ebrei e dei palestinesi sotto occupazione militare o rinchiusi in campi profughi da ormai 63 anni. Si faccia capire alle autorità di quel Paese che nessuna celebrazione è possibile a Milano, ed in Italia, se non dopo cessata ogni oppressione e riconosciuti, di diritto e nella vita quotidiana, i diritti del Popolo Palestinese, la sua cultura, la sua umanità. Ti abbiamo eletto sicuri della tua convinta adesione ai principi di giustizia, libertà, uguaglianza ed indipendenza dei popoli: siamo sicuri che tu risponderai al nostro appello. Ti chiediamo anche di volerci ricevere, per un breve colloquio, in cui ti presenteremo anche un nostro progetto per illustrare ai nostri concittadini alcuni documenti della vitalità della cultura palestinese, e dell’oppressione a cui quel popolo è sottoposto. Ti salutiamo con affetto.
*Rete Ebrei contro L’Occupazione Vento di Terra Onlus Khader Tamimi, Presidente della Comunità Palestinese di Lombardia Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese Un ponte per..., Loretta Mussi, Presidente
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