Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Milano, Roma: perchè bisogna controllare ciò che succede nelle moschee Commenti di Souad Sbai, Dimitri Buffa
Testata:Il Giornale - L'Opinione Autore: Souad Sbai - Dimitri Buffa Titolo: «Da musulmana dico: attento a fare moschee - Lotta di potere alla grande moschea di Roma»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 26/05/2011, a pag. 2, l'articolo di Souad Sbai dal titolo " Da musulmana dico: attento a fare moschee ". Dall'OPINIONE l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Lotta di potere alla grande moschea di Roma ". Ecco i due articoli:
Il GIORNALE Souad Sbai : " Da musulmana dico: attento a fare moschee "
Souad Sbai
Il momento che si vive, non solo a Milano ma in tutta Italia, relativamente alla vicenda della costruzione di nuove moschee è delicato. Ma, si badi bene, il problema centrale non è la moschea a Milano o in qualsiasi altro posto, bensì la modalità con la quale la si chiede e con la quale poi la si gestirà. È evidente che una moschea debba stare nella nostra società secondo le regole che ne governano l’andamento e la convivenza, perché qui è il nodo decisivo. Sì, perché mentre apprendo dalle agenzie che domani (ieri ma la sfilata è saltata, ndr) il Comitato musulmani per Pisapia manifesterà a Milano, mi vien da pensare che nessuno ha ben chiaro quale sia realmente il problema; l’Islam radicale fa di tutto per avanzare richieste e usa benissimo lo strumento della politica, come chi governerà presto l’Egitto ha insegnato a fare. La cosa più preoccupante è che spesso riesce a ottenere quello che vuole. L’Islam moderato, che invece parla chiaramente tramite le sedi istituzionali, molto più frequentemente rimane con un pugno di sabbia in mano. Sebbene le sue richieste siano sensibilmente differenti. Tutti possono manifestare, per Pisapia, per la Moratti o per chiunque altro, ma occorre riflettere che sul limitare dei momenti elettorali, parte inesorabile la richiesta della moschea. È un classico dell’ultimo decennio, in cui le moschee «fai da te» saltano fuori come le aiuole in un parco, specialmente dopo le amministrative. Oggi la marcia a Milano, ieri l’occupazione indebita di piazza Venezia da parte della comunità cingalese che chiede la moschea, mentre nella Capitale c’è la più grande moschea d’Europa, semivuota. C’è piazza e piazza, dico io, e nessuno mi distoglierà dalla convinzione che non si apre una moschea senza le opportune garanzie e i dovuti controlli su chi la gestirà. E questo lo può fare solo la Consulta per l’Islam presso il Viminale, composta da varie comunità islamiche in Italia, che è poi l’unico organo consultivo e di controllo che i moderati riconoscono. Posso parlare di Milano, perché nel periodo elettorale fa più gioco e perché Pisapia ne ha fatto, secondo me inopportunamente, un cavallo di battaglia; parlo di inopportuna scelta perché non si rende conto che il problema dell’ingestibilità di quelle persone, poi, gli esploderà in mano. Ma potrei parlare anche della vicenda di Firenze, in cui la moschea di Colle Val d’Elsa è una incompiuta cattedrale nel deserto e oggi invece l’Ucoii chiede per sé la costruzione di un mega luogo di culto proprio a Firenze. Un’associazione che per bocca del suo presidente dice apertamente di rappresentare solo i propri iscritti. Addirittura sta nascendo una federazione dell’Islam marocchino. L’Islam è migliaia di nazionalità, come fa giustamente notare Gamal Bouchaib, presidente dei Musulmani moderati. Ma allora di che parliamo? Di un sistema etnico delle moschee? O di un buonismo elettorale o di semplice, ma non meno pericoloso, lassismo? Comunque lo si voglia definire, è evidente che al centro del dibattito ci sono le regole e la possibilità per tutti di accedere alle opportunità. Non mi sfugge che spesso per dare troppi diritti si sfocia nell’impossibilità di farli rispettare e proprio su questo la battaglia continua senza sosta. Dietro alla richiesta di una moschea ci deve essere un nome, un cognome e soprattutto una comunità che chiede con voce unita e moderata il suo diritto al culto. Non vaghe associazioni che domani lasciano il campo a chi vuole impadronirsi dell’Islam italiano per farne una filiale del radicalismo internazionale, che nulla ha a che vedere con la religione.
L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Lotta di potere alla grande moschea di Roma"
Dimitri Buffa
C’è chi straparla come il convertito italiano Ahmed Vincenzo con il “Riformista” di “primavera delle rivolte arabe” a Monte Antenne. E chi molto più prosaicamente, come la deputata del Pdl, Souad Sbai, nazionalità italiana e origine marocchina, fa notare che da quando è cambiato l’ambasciatore del Marocco a Roma, per normale avvicendamento, il nuovo arrivato Hassan Abu Ayub, non guarda più con sospetto ad associazioni come l’Ucoii che prima nella grande Moschea di Roma, l’unica riconosciuta come ente di culto islamico in Italia, non mettevano piede. Fatto sta che, anche per motivi prettamente economici, si sono aperte molte lotte di potere all’interno di quella che architettonicamente parlando è considerata la più grande moschea d’Europa. All’interno del contesto diplomatico, sauditi contro marocchini, ma da qualche tempo anche all’interno delle comunità marocchine. E le fazioni moderate, quelle di Gamal Bouchaibe ad esempio, non ne vogliono sapere di questo progetto di costituire la “Federazione dell’islam italiano”, supervisionato dal Conseil europeen des Duelma che comprende anche persone in passato sospettate in Belgio di attività terroristiche o di finanzaimento dell’integralismo islamico. Una inziativa che oltretutto scavalcherebbe indebitamente le competenze della famosa Consulta dell’islam italiano voluta da Giuliano Amato e mai formalmente sciolta da nessuno anche se la carta dei valori firmata da tutte le componenti, alcune come l’Ucoii con non poca riluttanza, di fatto non ha avuto alcun effetto pratico. Alla Sbai questo nuovo ambasciatore marocchino non sta molto a genio. Lo definisce un “comunista”, “uno shuyuy”, che dialoga anche con componenti religiose marocchine salafite presenti in Italia. E in effetti qualche settimana fa si è persino sfiorato un incidente diplomatico quando, nella riunione tenutasi alla presenza del nuovo ambasciatore del Marocco all’hotel Prenestino a Roma (ospite tra gli altri un personaggio come Saydawi Abdulhamid, esponente della corrente dei Tabligh Eddawa, proveniente dal Belgio, fazione segnalata anche nei report del Sismi sul fondamentalismo islamico in Italia) ha fatto irruzione la Digos identificando tutti i presenti, ambasciatore compreso. La notizia è stata tenuta segreta in Italia ma in Marocco è finita su tutti i siti internet di informazione quali barakapress.com, tanto per citarne uno. Peraltro, come precisano fonti della comunità marocchina più vicine all’attuale segretario generale della Moschea Abdallah Redouane, non reperibile perché in patria per un grave lutto familiare, la polizia ha effettuato normali controlli di routine e in quel convegno si è discusso proprio di come contrastare l’avanzata dei fratelli mussulmani nella predicazione in Europa. Secondo chi invece la pensa come la Sbai e Gamal Bouchaibe, il convegno rappresenterebbe solo una tappa del processo che la comunità islamica marocchina ha intentato allo scopo di prendere il sopravvento sulle altre comunità presenti in Italia . A tale scopo la "federazione dell'islam italiano attivo" verrebbe utilizzato come una sorta di copertura per l'operazione di totale controllo delle moschee operanti nel nostro paese e, soprattuto , sui finanziamenti elargiti. Tutta l'operazione sarebbe finalizzata a rinvigorire il credo salafita tra i frequentatori dei luoghi di culto e a ribadire il ruolo apicale del regno maghrebino all'interno della comunità nord africana. Nonchè a raffozare il sentimento identitario arabo ed Islamico tra immigrati arabi, a discapito di un occidentalizzazione generalizzata, sgradita agli Ulema del CEDM (Conseil Européen des Duélma maroccains). E la creazione della "Federazione dell'islam Italiano", alla cui testa sarebbero insediati dall’alto i rappresentanti degli immigrati marocchini e numerosi Imam ex-Ucoii ed ex salafiti, scavalcherebbe di fatto il lavoro di Amato prima e di Maroni poi nella Consulta dell’islam italiano. Questa però potrebbe essere la versione drammatizzata del “worst case scenario”, anche se non mancano indizi di rigurgiti fondamentalisti e qualcuno si è pure chiesto come mai l’imam egiziano di Forte Antenne, Ahmad al Sakka non abbia ancora detto una parola nelle “qutbe” del venerdì per commentare l’uccisione di bin Laden da parte dei Navy seals di Obama. La versione un po’ più da “Totò un turco napoletano”, dice altre cose: la moschea di Roma è stata per anni a pane e acqua perché i sauditi speravano con il ricatto economico di convincere il consiglio dei diplomatici che la sovrintende a buttarsi sul wahabismo e a sostituire Redouane. Poi è arrivato il nuovo ambasciatore, che sarà pure un ex comunista, ma ha anche messo i soldi per ripianare un buco di quasi mezzo milione di euro. Insieme ai soldi avrebbe portato ordini di scuderia dal Marocco: se noi la paghiamo vuol dire che la moschea diventa soprattutto nostra. Però per non dispiacere ai sauditi un po’ di salafismo tra gli ulema e questa nuova federazione potrebbero essere un compromesso contro le spinte del wahabismo. E d’altronde il termine salafismo viene dal verbo arabo “salafa” che indica ciò che è passato, ma anche l’oblio. Dice infatti un loro noto proverbio: “Afa Allahu an ma salafa”, “Dio perdona ciò che è passato”. Tradotto in napoletano alla Totò la cosa suona così: “chi ha dato ha dato, chi ha avuto, ha avuto, scordammose o passato simmo ‘e Napule, paisà”. http://www.youtube.com/watch?v=216A3Vp0h40
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