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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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La Repubblica - L'Unità Rassegna Stampa
18.05.2011 Israele deve accettare qualunque ricatto
I negoziati secondo i palestinesi

Testata:La Repubblica - L'Unità
Autore: Vincenzo Nigro - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Hamas è pronta a trattare ma ora via libera allo Stato palestinese - Israele colga con noi il vento di novità che soffia in Medio Oriente»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 18/05/011, a pag. 21, l'intervista di Vincenzo Nigro a Nabil el Arabi, ministro degli esteri egiziano dal titolo " El Arabi: Hamas è pronta a trattare ma ora via libera allo Stato palestinese ". Dall'UNITA', a pag. 6, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Yasser Abed Rabbo dal titolo "  Israele colga con noi il vento di novità che soffia in Medio Oriente ".
Ecco le due interviste, precedute dai nostri commenti:

La REPUBBLICA - Vincenzo Nigro : " El-Arabi: Hamas è pronta a trattare ma ora via libera allo Stato palestinese "

Quando Nigro fa notare a Nabil el-Arabi che Hama è un'associazione terroristica, lui risponde : "Anche George Washington era considerato un terrorista, anche Menachem Begin e Yitzhak Shamir: e sicuramente all´interno di Hamas ci saranno ancora alcuni che credono che sia possibile ancora usare le armi.". Washington e Begin considerati terroristi...e da chi? El-Arabi non lo specifica. In ogni caso, se anche Washington e Begin fossero stati considerati terroristi da qualcuno non lo erano nella realà. Hamas, invece, ha nel proprio statuto un punto che stabilisce la necessità di distruggere Israele, lancia razzi tutti i giorni contro la popolazione israeliana. Hamas non è solo ritenuta un'associazione terrorista, lo è nella realtà.
El-Arabi continua : "
Le dico una cosa: Hamas ha accettato responsabilmente che ci siano negoziati con Israele, ci sarà ancora qualcuno contrario: ma Hamas tratterà". In base a che cosa el-Arabi può sostenere che Hamas tratterà? Non l'ha mai fatto in passao, continua a tenere prigioniero Gilad Shalit impedendo persino alla Croce Rossa di visitarlo.
"
Noi, l´Egitto, proponiamo di organizzare questi negoziati con gli Stati Uniti per fare quello che Clinton, Bush e Obama hanno chiesto: dare vita a uno Stato israeliano e uno palestinese". Lo stato israeliano c'è già, dal '48. E ci sarebbe anche quello palestinese se gli Stati limitrofi (Egitto compreso) non si fossero opposti.
Nabil el-Arabicerca di dare legittimità a ciò che legitimo non può essere, la fondazione unilaterale dello Stato palestinese : "
tutte le dichiarazioni di indipendenza sono state fatte unilateralmente, a partire da quella degli Stati Uniti. Lo stesso è avvenuto per la fondazione di Israele. ". La fondazione di Israele è avvenuta in seguito a una risoluzione dell'Onu, quella che e-Arabi stesso ha citato nel corso dell'intervista : "risoluzione 181 del 1947 che chiedeva uno stato israeliano e uno palestinese ".  
Ecco l'intervista:


Nabil el Arabi

ROMA - «L´ho chiesto chiaramente all´Italia, lo chiedo all´Europa: bisogna riconoscere uno Stato palestinese, perché adesso fra Israele e Palestina bisogna costruire la pace, non continuare semplicemente a gestire in eterno un processo che non porta da nessuna parte». Nabil el Arabi, ex ambasciatore all´Onu, da due mesi è il ministro degli Esteri del nuovo governo egiziano, e da due giorni è stato eletto segretario generale della Lega araba. Si insedierà a luglio alla guida dall´unione di tutti i Paesi arabi, ma nel frattempo lavora a pieno regime a ridisegnare il profilo della politica estera del Cairo. E soprattutto al piano, politicamente esplosivo per il Medio Oriente, per convincere gli stati membri dell´Onu a riconoscere la Palestina anche senza un accordo di pace con Israele.
Ministro, il vostro primo passo è stato rafforzare le relazioni con Hamas, favorendo l´accordo con Fatah: ma Israele non negozierà mai con un governo in cui c´è Hamas.
«Noi abbiamo fatto una cosa molto semplice: abbiamo provato a creare un vero interlocutore, una parte palestinese unitaria e credibile. Con questa parte palestinese unita Israele può negoziare per davvero, può portare a compimento l´applicazione della risoluzione 181 del 1947 che chiedeva uno stato israeliano e uno palestinese».
Ma Hamas dagli Usa, dall´Europa, soprattutto da Israele è considerato un gruppo terroristico.
«Anche George Washington era considerato un terrorista, anche Menachem Begin e Yitzhak Shamir: e sicuramente all´interno di Hamas ci saranno ancora alcuni che credono che sia possibile ancora usare le armi. Noi vogliamo lavorare rapidamente a costruire una pace, che convinca chi non crede ancora alla pace che questa è la cosa più conveniente. Le dico una cosa: Hamas ha accettato responsabilmente che ci siano negoziati con Israele, ci sarà ancora qualcuno contrario: ma Hamas tratterà. Noi, l´Egitto, proponiamo di organizzare questi negoziati con gli Stati Uniti per fare quello che Clinton, Bush e Obama hanno chiesto: dare vita a uno Stato israeliano e uno palestinese».
L´Italia avrebbe già garantito a Israele che non riconoscerà la Palestina: non si andrà oltre il rango di "ambasciatore" offerto al delegato palestinese a Roma.
«Il presidente Berlusconi ha studiato legge, lui in persona sa benissimo che tutte le dichiarazioni di indipendenza sono state fatte unilateralmente, a partire da quella degli Stati Uniti. Lo stesso è avvenuto per la fondazione di Israele. Partiamo così, creiamo una parte palestinese più forte e più stabile, e poi continuiamo con il negoziato».

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " Israele colga con noi il vento di novità che soffia in Medio Oriente"

Yasser Abed Rabbo cerca di negare l'evidenza circale intenzioni palestinesi e dichiar : "Non si tratta – spiega Rabbo – di una forzatura unilaterale come vorrebbe far credere Israele, ma di fronte a una controparte indisponibile nei fatti a un vero negoziato di pace, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.". Rivolgersi all'Onu e chiedere il riconoscimento di uno Stato palestinese non sarebbe una forzatura unilaterale? I negoziati continuano a naufragare per via della controprte araba che avanza solo richieste inaccettabili. Abu Mazen ha aspettato che la moratoria sugli insediamenti scadesse per sedere al tavolo dei negoziati e richiedere che venisse prorogata per proseguire le trattative, nessuna garanzia sulla fine del terrorismo palestinese contro la popolazione israeliana. Yasser Abed Rabbo sostiene che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, potrebbe cominciare la controparte palestinese?
"
Per quanto ci riguarda, siamo pronti a riaprire da subito il tavolo delle trattative per dare realizzazione a un accordo di pace fondato sul principio “due popoli, due Stati”,". Solo parole, se i palestinese sono intenionati sul serio alle trattative si siedano al tavolo dei negoziati senza precondizioni. E' comodo pretendere come precondizione ciò che dovrebbe essere il risultato nei negoziati senza offrire nulla in cambio e, di fronte al rifiuto del governo israeliano, bloccare le trattative. 
Secondo Yasser Abed Rabbo, i punti cruciali del negoziato sono : ": i confini dei due Stati, lo status di Gerusalemme, il controllo delle risorse idriche, il diritto al ritorno dei rifugiati. Su ognuno di questi punti è possibile raggiungereun compromesso accettabile da ambedue le parti, ed è possibile farlo in pochi mesi, se c’è la volontà politica". Nell'elenco manca la questione della sicurezza di Israele, argomento che non interessa a Rabbo, evidentemente.
La questione del ritoro dei profughi, poi, comporterebbe una cosa sola: la cancellazione di Israele.
"
 l’accordo del Cairo è molto chiaro: a condurre i negoziati sarà esclusivamente il presidente Abbas. E sotto quell’accordo c’è anche la firma di Khaled Meshaal (il leader in esilio di Hamas, ndr). Israele non cerchi alibi". Il fatto che Khaled Meshaal abbia firmato l'accordo con Fatah non significa che ci sia da fidarsi. Lo Statuto di Hamas è stato modificato? No. Dalla Striscia hanno smesso di lanciare razzi? No. Due dati sufficienti per comprendere come sia impossibile trattare con i terroristi della Striscia.
Ecco l'intervista:


Yasser Abed Rabbo

Il Presidente Napolitano si è dimostrato ancora una volta uno statista lungimirante, sincero sostenitore di una pace giusta, duratura, in Medio Oriente: una pace che passa per la creazione di unoStato indipendente di Palestina a fianco d’Israele».
A sostenerlo è unodei più autorevoli dirigenti palestinesi: Yasser Abed Rabbo, segretario del Comitato esecutivo dell’Olp. In questa intervista a l’Unità, Rabbo conferma la volontà della dirigenza palestinese di presentare la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina all’Assemblea generale delle Nazioni Unite in programma a settembre: «Non si tratta – spiega Rabbo – di una forzatura unilaterale come vorrebbe far credere Israele, ma di fronte a una controparte indisponibile nei fatti a un vero negoziato di pace, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a riaprire da subito il tavolo delle trattative per dare realizzazione aunaccordo di pace fondato sul principio “due popoli, due Stati”, ma non siamo più disposti ad accettare i tempi, infiniti, d’Israele. Netanyahu non può più giocare con le parole e illudersi che sia possibile mantenere l’attuale status quo».
Le ambasciate dell'Autorità nazionale palestinese in alcuni Paesi europei “sono solo makeup”: così ha affermato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak,dopoche l’altro ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha annunciato la decisione di «accreditare il capo della missione diplomaticadell’Anpin Italia con il rango di ambasciatore palestinese a Roma ». «Il Presidente Napolitano si è dimostrato ancora una volta uno statista lungimirante, davvero super partes, amico dei due popoli. La decisione annunciata nel corso del suo incontro con il presidente Abbas (Abu Mazen) non può essere liquidata in modo sprezzante da Barak come una operazione di “make up”. Si tratta invece di un importante segnale politico che Israele sbaglierebbe a banalizzare e peggio ancora a interpretare come un atto ostile». Quale sarebbe questo segnale?
«L’intero Medio Oriente sta cambiando sotto la spinta di rivolte che rivendicano diritti, libertà, democrazia, giustizia. Questa spinta al cambiamento reclama una soluzione negoziale del conflitto israelo- palestinese, e la Comunità internazionale non può chiudere gli occhi di fronte a questa realtà. Il Presidente Napolitano ha colto appieno la portata epocale della “Primavera araba” e ha sollecitato Israeliani e Palestinesi a coglierne la valenza positiva, ad esserne in sintonia, a non perdere un’occasione forse irripetibile».
Il che significa?
«Lavorare ad un accordo di pace globale, che affronti tutte le questioni cruciali: i confini dei due Stati, lo status di Gerusalemme, il controllo delle risorse idriche, il diritto al ritorno dei rifugiati. Su ognuno di questi punti è possibile raggiungereun compromesso accettabile da ambedue le parti, ed è possibile farlo in pochi mesi, se c’è la volontà politica».
Ma se questa volontà non si dovesse manifestare da parte israeliana?
«Allora sarà inevitabile ricercare altre vie, politiche, diplomatiche, non violente, per realizzare il diritto del popolo palestinese a veder riconosciuto il diritto ad uno Stato nella sede che rappresenta più di ogni altra il consesso degli Stati: le Nazioni Unite».
Ma è credibile parlare di negoziato da parte palestinese dopo la firma di un accordo di riconciliazione nazionale con una fazione, Hamas, che rigetta ogni trattativa con il «Nemico sionista»?
«Su questo l’accordo del Cairo è molto chiaro: a condurre i negoziati sarà esclusivamente il presidente Abbas. E sotto quell’accordo c’è anche la firma di Khaled Meshaal (il leader in esilio di Hamas, ndr). Israele non cerchi alibi: l’unità in campo palestinese rende più forte il leader chiamato a negoziare un accordo di pace. Ma forse è proprio questo che Netanyahu teme ».

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