Riportiamo il lancio ANSA dal titolo " Frattini: diritto all'esistenza di Israele non negoziabile ", preceduto dal comunicato di Fiamma Nirenstein dal titolo " M.O.: problematica istituzione ambasciata palestinese in Italia ". Dalla STAMPA di oggi, 17/05/2011, a pag. 25, la cronaca di Paolo Passarini dal titolo " Napolitano: Sì all’ambasciatore Anp ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " L’Israele day di Napolitano ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 57, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo " Il passo di Napolitano in Palestina verso 'due stati per due popoli' ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:
Fiamma Nirenstein - " M.O.: problematica istituzione ambasciata palestinese in Italia "

Fiamma Nirenstein
“L’unificazione tra Fatah e Hamas, organizzazione terroristica e antisemita con lo scopo di distruggere Israele, come sancito del resto nella sua carta costitutiva, rende problematica l’istituzione di un’ambasciata palestinese in Italia, in cui necessariamente, data la fusione tra le due parti, verrebbe rappresentata anche un’organizzazione terroristica nella blacklist dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
Credo che il miglior modo di procedere verso una pace fra Israeliani e Palestinesi e verso la soluzione di due stati per due popoli sia quello di una trattativa che conduca all’istituzionalizzazione dello Stato palestinese accanto a quello israeliano, mentre oggi i palestinesi affermano di aver scelto la strada della dichiarazione unilaterale di indipendenza.
Lo dico nell’apprezzamento del viaggio in Israele del Presidente Napolitano, che ha di nuovo ribadito i sentimenti di profonda amicizia fra il popolo italiano e quello israeliano e dopo la dichiarazione del primo ministro Berlusconi dei giorni scorsi, in cui ha sottolineato come l’Italia sia contro la dichiarazione unilaterale e a favore della trattativa per realizzare il processo di pace e la speranza di due stati per due popoli”.
www.fiammanirenstein.com
ANSA - " Frattini: diritto all'esistenza di Israele non negoziabile "

Franco Frattini
ROMA, 16 MAG - «Dobbiamo ancora tutti mantenere con forza un principio: il diritto all'esistenza e alla sicurezza di Israele non è negoziabile». Lo ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo telefonicamente a Mattino 5 e precisando che «vogliamo la pace con i palestinesi, ma non con coloro che predicano la distruzione di Israele, in particolare con Hamas». Secondo Frattini, appena tornato da Israele, la «situazione è tesa» a causa «dell'azione di estremisti che celebrano il giorno dell'indipendenza dello Stato di Israele chiamandolo il giorno della catastrofe».
La STAMPA - Paolo Passarini : " Napolitano: Sì all’ambasciatore Anp "

Giorgio Napolitano con Abu Mazen
«Un altro regalo che ci fa l’Italia». Sono state queste le parole con cui Abu Mazen ha ringraziato ieri mattina Giorgio Napolitano, che gli aveva appena annunciato la decisione del governo italiano di elevare a quello di ambasciatore il rango del rappresentante a Roma dell’Autorità Nazionale Palestinese nonostante uno Stato palestinese non esista ancora. L’incontro tra i due presidenti, seguito da un pranzo e da una conferenza-stampa comune, a giudicare dalle dichiarazioni rese in pubblico, non deve essere stato tuttavia del tutto privo di problemi.
Napolitano ha infatti reiterato al leader dell’Anp l’invito, già rivolto domenica al presidente israeliano Shimon Peres, a riprendere i negoziati diretti tra le due parti il prima possibile, senza attendere la sessione delle Nazioni Unite del prossimo settembre, nella quale l’Anp, «in assenza di fatti nuovi», intende annunciare unilateralmente la nascita di uno Stato palestinese indipendente, appoggiandola su precedenti risoluzioni Onu. Ma su questo punto Abu Mazen non si è voluto esprimere, ripetendo invece che la condizione per la ripresa di negoziati diretti è che Israele s’impegni a porre fine alla politica degli insediamenti.
Il Presidente italiano ha incoraggiato Abu Mazen, che deve fare i conti, da una parte, con il peso di Hamas all’interno della comunità palestinese e, dall’altra, con il governo israeliano conservatore di Benjamin Netanyahu ad agire subito, «a maggio, a giugno, a luglio» per affidare la nascita di uno Stato palestinese «a un rilancio della prospettiva negoziale» invece che a un atto unilaterale a settembre, destinato ad irrigidire il confronto.
Abu Mazen, evitando di pronunciarsi in questo senso, ha invece ricordato l’insostenibilità di una condizione di «occupazione» che anche l’Italia ha conosciuto nel suo recente passato.
La seconda visita in Israele di Napolitano come Presidente della Repubblica, nonostante sia stata originata da un fatto semi-privato quale il conferimento del «Premio Dan David», è stata particolarmente ricca di impegni e per lui talmente faticosa che, ieri sera, salutando la comunità degli ebrei italiani della capitale, ha faticato a trovare la voce per un breve discorso.
Nella prima mattinata Napolitano aveva preso la parola al convegno su «Italia-Israele: gli ultimi 150 anni» per mettere in evidenza la stretta vicinanza tra l’insegnamento di Giuseppe Mazzini e quello di Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista, che, pur collocati «nell’era dei nazionalismi», si caratterizzarono per la distinzione e distanza da approcci aggressivi e ambizioni di potenza». Nell’indirizzo di saluto pronunciato al Tempio Italiano, il Capo dello Stato ha sottolineato ancora una volta come in Italia il legittimo confronto politico troppo spesso «vada oltre il segno». E questa mattina farà il suo rientro in Italia, dove troverà l’atmosfera surriscaldata del dopo-elezioni.
Il FOGLIO - " L’Israele day di Napolitano "

Giorgio Napolitano
Giorgio Napolitano ha scelto per la sua visita in medio oriente un periodo particolarmente significativo e delicato, la ricorrenza della fondazione di Israele, considerata dai palestinesi “catastrofe” e data nefasta. Al presidente italiano è stato consegnato il premio Dan David proprio nelle giornate della Nakba, che estremisti palestinesi hanno ricordato forzando i confini dello stato ebraico e provocando scontri sanguinosi. Accettare quel premio, essere a Gerusalemme in questi giorni, invocare una soluzione del conflitto attraverso “negoziati diretti” prima che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunisca per emettere i soliti verdetti a senso unico, è assai più che un impegno protocollare rispettato, è una precisa e coraggiosa indicazione politica. D’altra parte anche la conferma dell’apertura di credito nei confronti del presidente palestinese Abu Mazen, col quale Napolitano si è incontrato ieri, è condizionata dalla fermezza sull’esigenza di un pieno riconoscimento dell’esistenza e della sicurezza di Israele, che viene invece rifiutata dalla fazione di Hamas, che si appresta a rientrare nell’esecutivo palestinese. Napolitano, in piena sintonia, come ha voluto sottolineare, con il ministro degli Esteri Franco Frattini, usa la sua autorevolezza internazionale largamente riconosciuta per rafforzare la posizione italiana di amicizia con Israele e di impegno per una soluzione condivisa di un conflitto che la “primavera araba” sembra rendere paradossalmente più ardua: oltre ad aver messo fuori gioco regimi autoritari ma “moderati” sul fronte internazionale, le rivolte acuiscono l’esigenza del regime siriano di recuperare consenso, esercitando nuove pressioni anti israeliane. L’incontro di Napolitano con Shimon Peres – due personalità della sinistra che sanno esercitare con misura la responsabilità morale, prima che operativa e politica, di cui sono stati investiti al termine di un lungo percorso – ha avuto accenti di sincerità e persino di contenuta ma innegabile commozione. In un momento difficile per Israele, che vede crollare il suo precedente sistema di sicurezza e non ha garanzie per il futuro, la visita di Napolitano è stata senza dubbio un atto generoso di vera solidarietà.
CORRIERE della SERA - Antonio Ferrari : " Il passo di Napolitano in Palestina verso 'due stati per due popoli' "

Antonio Ferrari
Antonio Ferrari scrive : " A Gerusalemme l’atteggiamento poco propositivo del governo di Benjamin Netanyahu confligge con la volontà della maggioranza degli israeliani e del loro presidente, Shimon Peres, che invece sono favorevoli ad un onorevole compromesso territoriale". Bibi Netanyahu ha congelato le costruzioni negli insediamenti per 10 mesi, l'anno scorso. Ma Abu Mazen non s'è degnato di sedere al tavolo dei negoziati finchè la moratoria non è scaduta, pretendendo che venisse prorogata per continuare i negoziati e senza offrire nulla in cambio. Non è Netanyahu ad essere poco 'propositivo', ma la controparte araba.
Ecco l'articolo:
Dopo aver ottenuto da Israele il premio più prestigioso dello Stato ebraico, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha portato a Betlemme quello che Abu Mazen ha subito definito «un altro regalo dell’Italia» . Cioè la decisione, che il capo dello Stato ha formalizzato in totale sintonia con il nostro governo, di elevare lo status della rappresentanza diplomatica palestinese a Roma ad ambasciata. Di conseguenza, il capodelegazione sarà a tutti gli effetti un ambasciatore, e come tale verrà invitato al Quirinale il 2 giugno, giorno della festa nazionale. È un passo formale ma importantissimo e l’Italia lo ha compiuto raccordandosi a quel fronte, che si sta rapidamente allargando e che sostiene la necessità di avere uno Stato palestinese, in vista della realizzazione di quell’obiettivo che ha visto impegnate le diplomazie del mondo: materializzare il sogno di due Stati, Israele e appunto Palestina, che vivano l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza. In realtà il progetto non si è ancora realizzato e non è detto che si realizzi in fretta. Ma per la prima volta, dopo anni di discussioni spesso inconcludenti, i cosiddetti «terzi» (gli Stati Uniti, l’Unione Europea e più in generale la comunità internazionale) hanno deciso di agitare le acque, muovendo passi concreti — e formali — per convincere le parti ad abbandonare l’attendismo e a tornare al negoziato. Il presidente Napolitano, da sempre attentissimo ai problemi della politica estera, ha annunciato la decisione italiana con la forza dell’autorevolezza e del prestigio che tutte le parti gli riconoscono. I palestinesi un primo passo lo hanno compiuto, con l’accordo del Cairo tra i laici dell’Olp e i fondamentalisti di Hamas. A Gerusalemme l’atteggiamento poco propositivo del governo di Benjamin Netanyahu confligge con la volontà della maggioranza degli israeliani e del loro presidente, Shimon Peres, che invece sono favorevoli ad un onorevole compromesso territoriale. Quello che non hanno realizzato le due parti, stanno cercando insomma di prepararlo gli altri. E l’Italia sta facendo la sua parte.
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