Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siria: l'esercito spara contro i manifestanti tiepide le reazioni di Usa e Ue. Perchè?
Testata: La Stampa Data: 08 maggio 2011 Pagina: 4 Autore: Francesca Paci Titolo: «L’esercito spara ancora. In Siria 6 morti tra la folla»
Riportiamo dalla STAMPA di ogg, 08/05/2011, a pag. 5, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " L’esercito spara ancora. In Siria 6 morti tra la folla ".
Bashar al Assad
Dopo essersi barcamenato a lungo tra aperture riformiste e drastiche chiusure poliziesche, il presidente siriano Bashar al Assad sembra aver scelto la tolleranza zero contro il dissenso: ieri mattina, a poche ore dall’ottavo venerdì della rabbia costato la vita ad almeno 26 manifestanti, i carri armati del regime sono entrati nella città costiera di Banias, una delle più ribelli. A poco è servita la catena umana improvvisata dagli abitanti della zona di Al Markab per fermare l’esercito: secondo gli attivisti, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco uccidendo quattro donne e due uomini e ferendone altri cinque.
La protesta, esplosa a Daraa il 15 marzo scorso, divide la Siria trasversalmente lungo la faglia di due narrative antagoniste. Il governo insiste con il complotto islamista organizzato per scatenare la guerra settaria nell’unico Paese «laico» della regione. Gli oppositori, che da principio chiedevano riforme e ora vogliono la testa del Presidente, snocciolano le cifre d’una repressione che non distingue religiosi da atei. Il Comitato siriano per i diritti umani calcola che in sei settimane siano state assassinate 827 persone, compresi alcuni militari renitenti a sparare sulla folla, e ne siano scomparse circa 8 mila, 2834 delle quali ufficialmente incarcerate.
Attraverso Internet l’opposizione ha presentato ieri al governo la prima lista dettagliata di richieste politiche: elezioni libere nell’arco di sei mesi, il rilascio dei prigionieri politici, l’autorizzazione a manifestare pacificamente, la rimozione delle foto del Presidente e del padre Hafez che tappezzano ogni angolo del Paese.
Il mondo osserva cauto. Dopo le sanzioni contro 14 esponenti del regime (ma non contro Bashar) decise venerdì a Bruxelles, gli Stati Uniti minacciano d’inasprire quelle già varate in caso la repressione non si fermi.
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