Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/05/2011, a pag.5, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Assalto ai palazzi del potere, l’offensiva talebana parte da Kandahar ". Dalla STAMPA, a pag. 24, l'intervista di Alain Elkann a Homayoun Tandar, ambasciatore afghano in UE, dal titolo " Io afghano temo l’Europa estremista ", preceduta dal nostro commento.
Ecco i due articoli:
CORRIERE della SERA - Davide Frattini : " Assalto ai palazzi del potere, l’offensiva talebana parte da Kandahar "

Il palazzo del governatore sta nel centro superblindato di Kandahar, non lontano dalla prigione di Sarposa, da dove tre settimane fa sono fuggiti 488 talebani. Gli evasi sono tornati subito a combattere e avrebbero partecipato all’attacco di ieri. Poco dopo mezzogiorno, i commando degli insorti hanno assaltato i simboli del potere centrale e della presenza occidentale: dieci esplosioni (sei kamikaze e quattro autobomba) hanno colpito in contemporanea una caserma dell’intelligence afghana, i checkpoint della polizia locale, una base delle forze speciali straniere. Il governatore Tooryalai Wesa era nell’ufficio, quando i fondamentalisti hanno conquistato il centro commerciale dall’altra parte della strada e hanno cominciato a sparare contro il suo edificio-bunker. Nel raid, sono state morte almeno otto persone, tra ribelli, civili e agenti dei servizi segreti afghani. I feriti sono una trentina. I portavoce dei talebani sostengono che l’attacco sia stato pianificato tre settimane fa ed è parte della minacciata «offensiva di primavera» . Non lo rivendicano come una rappresaglia per la morte di Osama Bin Laden. A collegare i due fatti ci pensa Hamid Karzai, il presidente afghano: «I terroristi di Al Qaeda hanno subito una pesante sconfitta e hanno cercato di nascondere questa perdita con l’uccisione di civili a Kandahar: si sono vendicati sul popolo» . L’obbiettivo dell’operazione sarebbe stato prendere il controllo di quella che è considerata la capitale del movimento guidato dal mullah Omar. Che nel 1994 predicava agli studenti coranici nelle campagne attorno, fino a convincerli a prendere le armi per marciare verso la capitale «corrotta» . Nella provincia di Kandahar e nel resto del Sud, il generale David Petraeus, il comandante americano della coalizione internazionale, ha concentrato quasi tutti i trentamila soldati in più che gli sono stati concessi dal presidente Barack Obama. In queste zone si gioca la partita — com’è già stato per i sovietici trent’anni fa — che deciderà il destino della guerra. I talebani vogliono dimostrare che il «surge» nel numero di truppe non li ha indeboliti e alzano la pressione militare in vista di luglio, quando i primi soldati dovrebbero cominciare il ritiro (così almeno ha promesso Obama). Vogliono smentire con le azioni le parole del generale Richard Mills, che ha appena concluso il suo tour da comandante dei marines nel Sud: «Il mullah Omar dovrebbe essere preoccupato. La morte di Bin Laden è un colpo durissimo per il morale degli insorti, che potrebbero non ricevere più finanziamenti da Al Qaeda» Il presidente americano ha sempre ripetuto che la presenza delle truppe in Afghanistan è necessaria per impedire alla rete estremista di organizzare nuovi attacchi contro obiettivi occidentali. Con la morte di Osama, in molti chiedono che venga accelerato il ritiro del contingente per lasciare le operazioni anti-terrorismo alle forze speciali e agli attacchi missilistici con i droni, gli aerei telecomandati. È stata l’evasione dalla prigione di Sarposa ad aprire con un colpo di nocche dal sottosuolo l’offensiva fondamentalista per quest’anno. I detenuti aspettavano nelle celle il segnale per fuggire attraverso il tunnel lungo 320 metri. I talebani— ha raccontato uno degli ex carcerati — avevano scavato da una casa rifugio. Le strade d’accesso erano state minate e le vie di fuga protette dai cecchini.
La STAMPA - Alain Elkann : " Io afghano temo l’Europa estremista "
All'inizio dell'intervista, Homayoun Tandar sembra moderato, ma basta leggere la sua risposta alle due domande che Elkann gli pone su Israele per accorgersi che non è così.
Tandar farnetica di occupazione e, quando Elkann gli chiede come possa Israele trattare con Hamas ed Hezbollah, risponde : " Io di questo sinceramente me ne frego. È il popolo palestinese che ha diritto al proprio Paese. Non si può giustificare la repressione e l’occupazione con argomenti come quelli ".
Tandar, poi, accusa l'Europa di estremismo, non è ben chiaro a che cosa si riferisce. Curioso, comunque, che un'accusa del genere venga formulata dall'ambasciatore dell'Afghanistan, culla dei talebani.
Ecco l'intervista:


Alain Elkann Homayoun Tandar
Homayoun Tandar, lei è ambasciatore dell’Afghanistan presso l’Unione Europea: qual è stata la sua reazione alla morte di Bin Laden?
«Penso che c’è un bastardo in meno e spero che questo porterà del bene».
Il Mullah Omar, invece, è sempre vivo: che cosa succederà con lui?
«Vale meno. E’ protetto e non è una icona come Bin Laden. Interessa soltanto agli afghani».
Cosa pensa che capiterà ora?
«Vi è un maggior ventaglio di possibilità».
Quali?
«Per esempio potrebbe esserci una esplosione del movimento. Ci sarà certamente un indebolimento di quel modo di pensare, e questo indebolimento è dovuto in gran parte a un cambio importante nel mondo arabo».
Quale?
«La prova è quanto è accaduto in alcuni Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente».
E quale sarà la conseguenza?
«Che noi musulmani saremo liberati da quel modo di pensare estremista e così vedremo quello che succederà sulla testa di talebani e afghani».
E cosa accadrà in Afghanistan?
«La scia conseguente alla morte di Bin Laden farà sì che certe fazioni militari spingeranno in avanti i loro protetti. Quindi ci saranno grandi mercanteggiamenti e importanti negoziazioni».
E’ difficile essere ambasciatore dell’Afghanistan presso l’Europa e la Nato?
«Oggi ci troviamo in una fase nuova, e abbiamo davanti a noi una serie di fatti che ci aiuteranno a preparare un avvenire diverso».
E come vede questo futuro?
«Intanto ci siamo sbarazzati della minaccia estremista. Le conquiste fatte forse sono un po’ fragili, ma staremo a vedere...».
Che vita è stata quella afgana degli ultimi trent’anni?
«La lunghissima guerra è stata causata da elementi estranei e stranieri. Nel primo decennio l’Afghanistan è stata vittima dell’Unione Sovietica. Nel secondo, per colpa dei talebani, abbiamo vissuto un vero e proprio disinteresse da parte del mondo; nel terzo decennio, dopo l’11 settembre, non si può più parlare di nostre colpe».
Come ha reagito davanti alle distruzioni dei Buddha a Bamiyan o del museo archeologico di Kabul?
«La mia reazione è stata quella di chi si è sempre trovato all’opposizione: la miglior dimostrazione della mia profonda indignazione».
Ritiene che la morte di Bin Laden sia un fatto molto importante?
«Non posso essere felice davanti alla morte di un uomo, anche se si tratta di un mio nemico. Ma spero che questa morte permetta all’Afghanistan di trovare maggior stabilità e pace, e ai musulmani di essersi finalmente sbarazzati dalla porcheria dell’estremismo».
Ma l’estremismo sia ancora forte?
«I popoli musulmani hanno certamente desiderio di dignità, di giustizia, di partecipazione e che ci siano maggiori diritti per l’uomo».
Veniamo alla situazione libica: secondo lei hanno ragione coloro che vogliono la guerra o quelli che vorrebbero starne lontani?
«Non amo parlare di altri popoli, io guardo sempre le cose dal luogo in cui mi trovo. Quando noi chiedevamo di mettere fine al regime dei talebani, tutti si mostravano indifferenti, ma poi è andata bene che i talebani non fossero più al potere. In definitiva penso che lo stesso valga per il colonnello Gheddafi in Libia».
Come vede invece la situazione israeliana?
«In questo momento c’è una condizione di profonda ingiustizia. Gli stati palestinesi sono occupati mentre avrebbero il diritto a uno stato indipendente. E devono averlo il prima possibile per mettere fine ai discorsi estremisti nel mondo musulmano».
Con la questione di Hamas e degli Hezbollah di mezzo, non deve essere un momento facile.
«Io di questo sinceramente me ne frego. È il popolo palestinese che ha diritto al proprio Paese. Non si può giustificare la repressione e l’occupazione con argomenti come quelli».
E per quanto riguarda gli egiziani?
«Hanno tracciato il loro cammino. Ci saranno le elezioni, poi si vedrà. Comunque hanno dimostrato di essere un popolo adulto. Per quanto riguarda il loro futuro, purtroppo non posseggo la sfera di cristallo».
Come le sembra l’Europa vista da Bruxelles?
«Molto variegata, ma c’è un’inquietante risalita degli estremismi. Credo che l’Europa abbia bisogno di profonde riflessioni».
Ma qual è oggi il ruolo del Vecchio Continente?
«Sicuramente politico, umanitario e militare. Comunque bisogna domandarsi se l’Europa sia sempre portatrice di un proprio messaggio, e proprio per questo credo che gli europei dovrebbero chiederselo con maggior forza e insistenza».
Secondo lei la Turchia entrerà in Europa?
«I turchi lo vorrebbero, ma se l’Europa si opporrà avranno altre alternative».
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