Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cari amici, avete letti gli ipocriti? Più sul web che sui giornali, ma tanti: "non bisogna mai essere contenti della morte di qualcuno", "la vita umana è sempre sacra", "avrebbero fatto bene a processarlo, che cosa avevano da nascondere"... Qualcuno nel mondo ebraico più "illuminato" ha tirato fuori un celebre Midrash (cioè un commento rabbinico antico, dai toni leggendari come spesso capita), secondo cui quando il Faraone e l'esercito egiziano affogarono nel Mar Rosso, gli angeli si misero a esultare, ma il Santo Benedetto li zittì, dicendo loro che erano comunque morti dei Suoi figli e dunque bisognava essere tristi. Fatto sta che nella Bibbia ci è rimasta la "cantica del mare" intonata da Mosé nella stessa circostanza, magnifico poema di gioia e di vittoria, che molti devoti ebrei cantano alla funzione di Shabbat. Insomma, io sono contento, contentissimo. Penso che aver schiacciato la testa del serpente islamista sia una grande vittoria, come testimonia il lutto di Hamas(e del nuovo governo egiziano "democratico") per la morte del "santo combattente islamico" (http://www.focusonisrael.org/2011/05/02/morte-bin-laden-hamas/) . Quella che Bin Laden aveva aperto contro l'Occidente e Israele era una guerra, o piuttosto un fronte di una guerra che è la stessa condotta dai terroristi islamisti in tutto il mondo. E' una guerra per il nostro futuro, per la sopravvivenza non solo di Israele, ma della democrazia, della libertà di religione (e di non religione), di opinione, di vita, per i diritti delle donne e di tutti coloro che non vogliono vivere secondo le regole medievali dell'Islam. Non è una guerra dell'Occidente contro l'Islam, ma di una parte consistente dell'Islam (quella più militante e integralista, che è consistente; non certo di pochi estremisti) contro l'Occidente e innanzitutto Israele. Bin Laden non ne era il capo assoluto, ci sono gli iraniani, i palestinesi, gli afgani, i sauditi, i pakistani (che ospitavano da anni Bin Laden in una villa superblindata in una località molto di moda, a poche centinaia di metri da un'accademia militare...). La guerra non è finita, purtroppo. La morte di Bin Laden non è la morte di Hitler, cui non restava più territorio, né esercito, né alleati. Ma è importante, è una grande vittoria. Brindiamo, dunque, e da oggi occupiamoci dei problemi che seguiranno