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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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La trappola islamista sta per chiudersi su Israele 30/04/2011

Libero-Angelo Pezzana:" La trappola islamista sta per chiudersi su Israele"

Che Israele viva in uno stato di allarme nel timore che Hamas allunghi i tentacoli sull’intera Cisgiordania, è più che comprensibile, la debole autorità rappresentata da Abu Mazen verrebbe spazzata via da una parodia elettorale utile soltanto a legittimare un secondo colpo di stato, come già era avvenuto a Gaza nel 2005. Con gli stati democratici soddisfatti perchè,comunque, Hamas le elezioni le aveva indette e vinte. Il resto non ha mai contato,  Abu Mazen ha dimostrato in tante occasioni che il suo interesse ad un accordo con Israele era uguale a zero.La stessa cecità la stiamo verificando oggi, con una pericolosa aggravante. In Egitto, defenestrato Mubarak, il potere è nelle mani di una cricca divisa tra esercito e fondamentalisti, con l’ intenzione di capolgere quello status quo che finora aveva garantito un certo qual equilibrio nella regione. L’alleanza dell’Egitto con l’Iran, attraverso la ripresa dei rapporti diplomatici, la riapertura del valico di Rafah, che di fatto normalizza la relazione con la striscia di Gaza, la disponibilità a contribuire alla fine della lotta tra Anp e  Hamas, ben sapendo che significa la prevalenza del secondo sul primo, sono segnali che avrebbero dovuto allarmare le democrazie occidentali. Che invece si dimostrano  interessate solo alle rivolte di piazza, incapaci di prevedere gli scenari prossimi venturi. Il  vero cambiamento nel mondo islamico si sta verificando in Medio Oriente, con l’estensione dell’influenza di Teheran, le cui intenzioni Ahmadinejad provvede a ricordare con scadenza quotidiana. Israele si muove con cautela, anche se non rinuncia a parlare chiaro. Netanyahu l’ha detto ad Abu Mazen, con Israele la pace si può fare, ma se i palestinesi saranno rappresentati da un governo il cui fine è la distruzione dello stato ebraico, sappia che sarà stata sua la responsabilità di ciò che potrà accadere. La riunificazione con l’entità terrorista di Gaza metterà fine all’illusione di chi vedeva in Abu Mazen un leader in grado di dare vita ad uno stato islamico moderato. Cosa già più che evidente anche dal progetto di auto-determinazione che lo stesso Abu Mazen ha dichiarato di voler sottoporre al voto dell’Onu a settembre, e per quale da almeno un anno si sta dedicando con una frenetica attività diplomatica. E non senza successo. Scontato il voto degli stati islamici, c’è il sì di alcuni stati sudamericani, come quello di  molti stati europei, da sempre schierati dalla parte palestinese. Un voto che andrà contro tutte le risoluzioni internazionali, che prevedono, tra l'altro, ai confini con Israele uno stato palestinese pacifico anche perchè smilitarizzato. Una condizione inesistente se guardiamo alla scelta politica di Hamas a Gaza, la cui unica attività è stata fin dall’inizio il lancio di missili contro Israele.
A chi si chiede quale interesse abbia Abu Mazen a suicidarsi politicamente, sarà bene ricordare quanto nel mondo islamico l’odio contro gli ebrei prevalga su qualsiasi altro ragionamento, dall’alleanza con Hitler durante la seconda guerra mondiale, all’abbraccio con i tiranni di Teheran oggi.

 


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