L'accordo tra Hamas e Olp suscita diverse reazioni, che esaminiamo anche in altre pagine oggi, 30/04/2011. Qui riportiamo il commento di Angelo Pezzana, da LIBERO, a pag.12, e quello di Roberto Tottoli, sul CORRIERE della SERA, a pag.60.
Libero-Angelo Pezzana:" La trappola islamista sta per chiudersi su Israele"

Che Israele viva in uno stato di allarme nel timore che Hamas allunghi i tentacoli sull’intera Cisgiordania, è più che comprensibile, la debole autorità rappresentata da Abu Mazen verrebbe spazzata via da una parodia elettorale utile soltanto a legittimare un secondo colpo di stato, come già era avvenuto a Gaza nel 2005. Con gli stati democratici soddisfatti perchè,comunque, Hamas le elezioni le aveva indette e vinte. Il resto non ha mai contato, Abu Mazen ha dimostrato in tante occasioni che il suo interesse ad un accordo con Israele era uguale a zero.La stessa cecità la stiamo verificando oggi, con una pericolosa aggravante. In Egitto, defenestrato Mubarak, il potere è nelle mani di una cricca divisa tra esercito e fondamentalisti, con l’ intenzione di capolgere quello status quo che finora aveva garantito un certo qual equilibrio nella regione. L’alleanza dell’Egitto con l’Iran, attraverso la ripresa dei rapporti diplomatici, la riapertura del valico di Rafah, che di fatto normalizza la relazione con la striscia di Gaza, la disponibilità a contribuire alla fine della lotta tra Anp e Hamas, ben sapendo che significa la prevalenza del secondo sul primo, sono segnali che avrebbero dovuto allarmare le democrazie occidentali. Che invece si dimostrano interessate solo alle rivolte di piazza, incapaci di prevedere gli scenari prossimi venturi. Il vero cambiamento nel mondo islamico si sta verificando in Medio Oriente, con l’estensione dell’influenza di Teheran, le cui intenzioni Ahmadinejad provvede a ricordare con scadenza quotidiana. Israele si muove con cautela, anche se non rinuncia a parlare chiaro. Netanyahu l’ha detto ad Abu Mazen, con Israele la pace si può fare, ma se i palestinesi saranno rappresentati da un governo il cui fine è la distruzione dello stato ebraico, sappia che sarà stata sua la responsabilità di ciò che potrà accadere. La riunificazione con l’entità terrorista di Gaza metterà fine all’illusione di chi vedeva in Abu Mazen un leader in grado di dare vita ad uno stato islamico moderato. Cosa già più che evidente anche dal progetto di auto-determinazione che lo stesso Abu Mazen ha dichiarato di voler sottoporre al voto dell’Onu a settembre, e per quale da almeno un anno si sta dedicando con una frenetica attività diplomatica. E non senza successo. Scontato il voto degli stati islamici, c’è il sì di alcuni stati sudamericani, come quello di molti stati europei, da sempre schierati dalla parte palestinese. Un voto che andrà contro tutte le risoluzioni internazionali, che prevedono, tra l'altro, ai confini con Israele uno stato palestinese pacifico anche perchè smilitarizzato. Una condizione inesistente se guardiamo alla scelta politica di Hamas a Gaza, la cui unica attività è stata fin dall’inizio il lancio di missili contro Israele.
A chi si chiede quale interesse abbia Abu Mazen a suicidarsi politicamente, sarà bene ricordare quanto nel mondo islamico l’odio contro gli ebrei prevalga su qualsiasi altro ragionamento, dall’alleanza con Hitler durante la seconda guerra mondiale, all’abbraccio con i tiranni di Teheran oggi.
Corriere della Sera-Roberto Tottoli:" L'accordo tra Hamas e al Fatah sotto il segno della restaurazione "


Non poteva passare sotto silenzio l’accordo raggiunto tra le maggiori organizzazioni palestinesi, Hamas e al-Fatah. È stato salutato come un passo importante per tutti i protagonisti, governo egiziano compreso che spingeva da tempo in tale direzione. Che possa servire ai palestinesi e alle loro legittime aspirazioni è invece alquanto improbabile. L’accordo giunge infatti dopo due anni di trattative per superare la frattura del 2007 tra Gaza, controllata da Hamas, e la Cisgiordania controllata dall’Olp. Il fine è quello di poter concordare nuove elezioni e preparare l’ingresso di Hamas nell’Olp. Pare legittimo chiedersi: tutto qui? Più che una grande novità pare piuttosto un soffio di restaurazione, una specie di «compromesso storico» , in cui l’uno (Olp) ci mette burocrazia e capacità finanziaria e l’altro (Hamas) porta il suo radicamento sociale popolare. Il risultato in questi casi, nonostante i timori ufficiali di Israele e Usa, non potrà che essere una ulteriore istituzionalizzazione di Hamas. Anche la tragica storia di Vittorio Arrigoni dice questo: Hamas rappresenta sempre meno le fasce più estreme della lotta palestinese, anche contigue al terrorismo, e l’ingresso nell’Olp segnerà un passo ulteriore in tale direzione. Qualcuno poi ha visto in tutto ciò il segno dell’ondata di rinnovamento che sta travolgendo il mondo arabo. Solo un nuovo governo egiziano bisognoso di legittimazione può far finta di crederlo. Non certo i veri protagonisti delle rivolte e rivoluzioni. Visto infatti con gli occhi trepidanti della gioventù araba, l’accordo pare piuttosto l’ennesima dimostrazione che Palestina e Israele rischiano di essere le uniche realtà immobili mentre il mondo attorno crolla e cambia. Se volessero emulare i loro coetanei nei Paesi circostanti, i giovani palestinesi dovrebbero dire basta a Olp, al-Fatah e Hamas, e cogliere, così facendo, di sorpresa il mondo, Israele e Usa compresi. «Pensare l’inimmaginabile» come i loro coetanei e respingere al mittente logiche e politiche vecchie, anzi, in questo 2011, ormai vecchissime.
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