Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Cari amici, che bella cosa è la democrazia, una testa, un voto, contare le teste invece di tagliarle eccetera eccetera. Per questo le rivolte arabe di questa primavera non possono non piacere, quando cercano di abbattere i tiranni, come in Siria. Ma c'è anche una versione islamica di questo principio, brillantemente applicata da Hamas, che ancora si vanta di aver raggiunto una maggioranza (in realtà era il 45%, Fatah al 41%) nelle elezioni del gennaio 2006, dunque abbondantemente ormai scadute, ma mai riconvocate per non sprecare un così bel risultato. Eccolo: una testa, un voto, una volta.
Sulla strada di questo principio si sta muovendo anche l'Egitto, come mostra un recente sondaggio, che in fondo è quasi un'elezione. Sapete qual è l'uomo più popolare oggi in Egitto? Ma naturalmente il leader della giunta militare Marshal Mohamed Hussein Tantawi, una persona totalmente sconosciuta all'estero e anche in Egitto fino a un mese fa, ma che ora ha il 90% di approvazione: miracoli del potere, si tratti del servilismo dei sondaggisti o degli egiziani. Segue quella vecchia volpe anti-israeliana del presidente della Lega Araba Amr Moussa, futuro presidente di facciata, che ottiene giustamente appena "un'idea di meno" (come dicevano le nostre nonne, l'89%: a volte il servilismo può essere anche preventivo; l'ex prsidente Hosni Mubarak è naturalmente sceso nei sondaggi come nel potere e ora raggiunge solo il 13%. La fratellanza musulmana, per parlare di cose serie, ottine il 75% dei consensi; per fare un confronto, solo il 22% approva l'influenza dell'America di Obama - che in fondo è la prima responsabile del successo della rivolta- sull'Egitto e un bell'80% ne ha un'opinione sfavorevole e il 60% non ha fiducia personale in Obama. Per finire il 54% sono favorevoli ad abrogare il trattato di pace con Israele – immaginiamo per far partire una bella guerra. (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=217883). Qualcuno sta iniziando ad accontentarli, perché stanotte nel Sinai c'è stato un nuovo attentato al gasdotto che porta il metano in Israele e Giordania, già chiuso per qualche settimana a febbraio in seguito a una bomba. Essendo il principale legame economico fra Egitto e Israele, l'attentato ha un impatto evidente sulle relazioni fra i due paesi (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=218033).
E dato che vi ho seppellito di numeri, vi riporto anche i risultati più importanti di un sondaggio recente fra gli arabi israeliani. Sapete quanti fra loro, educati in scuole finanziate dallo stato ebraico, con tutti i diritti politici e sociali crede che questo stato abbia diritto ad esistere? Il 41 %, un numero più o meno pari a quelli che dall'altra parte credono che la Shoà non sia mai accaduta, il 40,5 %. (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3717323,00.html) e se volete non distante dal numero degli egiziani che NON vorrebbero abrogare il trattato di pace con Israele. Coi numeri si può giocare fin che si vuole, e quindi non insisto. Ma è chiaro che in Medio Oriente la pace è a rischio. Se ne rendono conto quelli che giocano al riconoscimento all'Onu di uno stato che non c'è e che non ha i requisiti per esistere come la Palestina?