Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Quanto potrà resistere Gheddafi ? L'analisi del Foglio
Testata: Il Foglio Data: 23 aprile 2011 Pagina: 3 Autore: Editoriale Titolo: «Quanto può durare l'assedio in Libia»
Dal FOGLIO di oggi, 23/04/2011, l'editoriale sulla Libia dal titolo "Quanto può durare l'assedio in Libia" a pag.3:
Muhammar Gheddafi
Quanto può resistere ancora il colonnello Gheddafi? Considerata la sua determinazione e la capacità di resistere sotto pressione, la questione si sta riducendo semplicemente a un problema matematico e il risultato non ci piacerà. Il patrimonio della Banca centrale di Libia ammontava in origine a più di cento miliardi di dollari, che ora sono stati congelati; il rais è però stato accorto e non si è mai separato dalle sue 149 tonnellate di oro – secondo il Financial Times potrebbero essere anche di più – fisicamente custodite nei caveau di Tripoli. Il valore è di circa sei miliardi e mezzo di dollari ed è pure destinato a crescere perché il mercato dell’oro non è mai stato così gagliardo. Secondo i documenti consegnati al Telegraph da un disertore di alto livello, il regime assolda mercenari a cinquemila dollari al mese a testa. Questo vuol dire che con tutti i miliardi di dollari che restano, Gheddafi può tenere in attività un piccolo ma spietato esercito per anni. Per fare un confronto sulla lista della spesa dei combattenti: i britannici sono preoccupati perché in un mese hanno già bruciato più di un terzo delle scorte dei loro preziosi missili Brimstone, 173 mila dollari cadauno – quasi tre anni di paga di un mercenario gheddafiano. L’altro problema del rais sotto assedio sono gli approvvigionamenti di carburante. Ma nei giorni scorsi Reuters ha scoperto che il regime sta aggirando le sanzioni internazionali e riesce a importare carichi di benzina nella Libia occidentale grazie a intermediari che li scambiano da nave a nave davanti alle coste della Tunisia. Gheddafi ne ha bisogno non soltanto per alimentare la sua guerra contro i ribelli, ma anche come elemento di stabilità interna, per non provocare il malcontento degli abitanti di Tripoli. La televisione di stato sta rassicurando i cittadini: il carburante è in arrivo; e una volta tanto non sta mentendo. Nell’ultimo mese, nel porto tunisino di La Shikra ne sono passati volumi così enormi che è impossibile non sospettare: 120 mila tonnellate, più o meno la metà del fabbisogno annuale dell’intera Tunisia. Insomma, il petrolio sta arrivando. Per ora dalla parte di Gheddafi ci sono soltanto questi numeri. Ma più passerà il tempo, come vuole lui, più le ragioni di questa guerra si faranno confuse e più la chiarezza morale che c’era all’inizio della missione Nato svaporerà, fino a quando nessuno se ne ricorderà più. Per ora i sostenitori del Colonnello sono un club silenzioso, come l’Algeria o gli stati piccoletti del Centrafrica; ma prima o poi cominceranno a uscire allo scoperto anche i big, la Cina e la Russia per esempio, se non altro per dare fastidio alle potenze occidentali perse in una campagna aerea senza risultati. L’assedio a lungo termine non è un’opzione.
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