Se la rivolta nel mondo arabo tocca la Siria, il silenzio dei nostri media è pressochè generale. Il paese confina con Israele, meglio fare previsioni, si rischierebbe di avvalorare le tesi israeliane sulla gestione del potere dittatoriale del piccolo faraone Assad.
Una notiza di agenzia è però ripresa oggi, 19/03/2011, in forma anonima da STAMPA e REPUBBLICA, poche righe sul giornale torinese, più ampia sul secondo, che però evita di riportare l'affermazione del regime siriano " che la rivolta è «una provocazione sionista»,che la STAMPA,invece, riporta, una spiegazione ridicola, che nemmeno il quotidiano di Rocca Cannuccia sottoscriverebbe. Ma REPUBBLICA non l'ha ripresa, già, come mai ?
Ecco i due pezzi:

Deraa (sud), morti e feriti
La Stampa- " In Siria proteste e sangue nelle strade"
Per il terzo giorno consecutivo alcune centinaia di persone sono scese in piazza a Damasco e in altre città della Siria per chiedere libertà politica, il rilascio dei prigionieri «di coscienza» e la fine della corruzione. A Deraa, nel Sud, ci sono almeno 4 dimostranti uccisi e decine feriti mentre testimoni raccontano al telefono di scontri a Homs, Kamishli, Baniyas. La protesta lanciata via Facebook dal gruppo «La rivoluzione siriana contro Bashar al Assad» e sottoscritta da 50 mila utenti è stata liquidata dalla stampa filogovernativa come «una provocazione sionista».
La Repubblica- " La rivolta contagia la Siria, represse le proteste: 4 morti "
Una nuova rivolta, in Siria, si aggiunge alla "primavera delle libertà" nel mondo arabo. Come le altre, reca una data: il "15 marzo". E da ieri conta le sue prime vittime. La notizia di quattro morti oppure di sei, stando alle voci contraddittorie che si rincorrono sui social media, arriva nel quarto giorno della protesta indetta dai siti di opposizione.
Ieri, nel venerdì che è giorno di preghiera, data ricorrente dei raduni nelle piazze arabe, i siti Facebook hanno proclamato "il giorno della dignità". Centinaia di siriani sono scesi per le strade di diverse città: a Da'ara, nel Sud, a Banyas poco distante dalla capitale dove un imam ha arringato dal balcone un migliaio di sostenitori, a Tartous, lungo la costa, e a Homs, nell'Est.
Gli scontri più duri sono avvenuti a Da'ara. Si parla di sassaiole, di auto incendiate, di spari da parte delle forze speciali e di elicotteri dispiegati sopra la città. Le vie d'accesso all'antico centro, sottoposto a coprifuoco, sono state bloccate. I feriti sarebbero centinaia, decine gli arresti. La protesta ha toccato anche la capitale, quando un gruppo di uomini ha intonato slogan nella Grande Moschea degli Omayyadi.
Una serie di dimostrazioni si ripete da quando, martedì, è stato organizzato un sit-in, conclusosi con 32 arresti, davanti al ministero dell'Interno per chiedere la liberazione dei prigionieri politici. La manifestazione aveva fatto seguitoa da un a amnistia generale promulgata l'8 marzo, ma che aveva escluso i prigionieri politici di età inferiore ai 70 anni: solo l'anziano Heitham al-Maleh, uno dei più ostinati oppositori del regime, era stato liberato.
Mentre i giovani chiedono "libertà, dignità" e la fine dello stato d'emergenza, appelli alla sollevazione giungono dall'estero. Una tv finanziata dall'ex vicepresidente Khaddam, e una rete di pagine Facebook intitolate Syrian Revolution 2011, con contatti in Turchia, chiedono che l'"Intifada" continui e danno istruzioni per organizzare sit-in permanenti.
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