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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
13.03.2011 Una famiglia sterminata dal braccio armato di Abu Mazen
La cronaca-commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Commando palestinese fa strage di coloni: è svolta anti-dialogo»

IC ha dato ieri la notizia del massacro della famiglia israeliana nel villaggio di Itamar, avvenuta dopo che i quotidiani erano già nelle edicole. Esce oggi su tutti i giornali, tranne che su REPUBBLICA, nniente, neanche una riga,chi legge solo questo giornale non saprà della fine dei cinque israeliani sgozzati nella loro casa dalle Brigate Al Aqsa, il braccio armato di Al Fatah, come dire l'Anp di Abu Mazen.
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 13/03/2011, a pag.13, la cronaca-commento di Fiamma Nirenstein, dal titolo " Commando palestinese fa strage di coloni: è svolta anti-dialogo".

 
Brigate Al Aqsa, il braccio armato di Abu Mazen, l'uomo del "dialogo"

Come raccontare l’attacco be­stiale portato ieri a una famiglia del villaggio di Itamar in Samaria, una delle storie di ordinario terrorismo palestinese, uno dei più feroci del mondo, sempre puntato su fami­glie, gente inerme, donne, bambi­ni, che i media poi chiamano “colo­ni”, a giustificazione degli assassi­ni? Eppure ecco per l’ennesima vol­ta l’orrore di quello che è accaduto ieri: una ragazzina di 12 anni parte­cipa fino a mezzanotte ad un’attivi­tà scoutistica con i suoi coetanei nel suo villaggio, Itamar, in Sama­ria, dove vivono 100 famiglie circa. Torna a casa e bussa alla porta. Nes­suno risponde. Quello che vedrà entrando con l’aiuto del vicino è sua madre, suo padre, i suoi tre fra­telli di 11 e 3 anni e di due mesi con la gola tagliata, morti. Altri due fra­tellini di 6 e di 2 anni sono riusciti a fuggire e lei se li tiene abbracciati mentre arrivano inutili ambulan­ze, inutili squadre di polizia. Il vil­laggio è difeso da un recinto di rete e non di muratura, e ha già sofferto un’altra famiglia letteralmente fuci­lata alla schiena da un eroico com­mando palestinese, ancora una vol­ta una madre, Rachel Shabo, e tre dei suoi bimbi, oltre al responsabi­le della sicurezza Yossi Twitto ucci­so mentre tentava di difenderli.
La rivendicazione viene dalla parte “moderata” dello spettro politico palestinese, ovvero dalle Brigate di Al Aqsa braccio armato di Fatah, fondate da Marwan Barghouti. Si sussurra anche di una riunione te­nuta a Khartoum da membri di Ha­mas e di Fratelli musulmani vari, dove sarebbero stati presenti pale­stinesi, egiziani, tunisini e anche in­glesi: avrebbero coordinato un
grande piano di attacco terroristi­co islamico internazionale capeg­giato dall’Iran di cui Israele sareb­be stato il primo obiettivo.
Ma se restiamo allo scenario israe­lo- palestinese è facile capire il con­testo dell’attacco bestiale di Ita­mar. Da una parte abbiamo una bal­­bettante reazione di Salam Fayyad, primo ministro dell’autorità pale­stinese contro «ogni forma di vio­lenza », Hamas distribuisce cara­melle e festeggia per le strade gli eroi terroristi, Netanyahu accusa la continua campagna d’odio palesti­nese di essere la matrice della stra­ge.
Obama, fra gli altri, condanna.
Ma lo sfondo che spiega l’attacco compiuto l’altranotte è da una par­te quello della rivoluzione dei paesi arabi circostanti, dall’altro lo sfon­do di odio più classico. La leader­ship di Abu Mazen e Fayyad è in uno stato di allarme che ha portato i due ad atteggiamenti antagonisti e super intransigenti per conquista­re le masse­che ne minacciano il po­tere su internet e in piazza. Chiama­no Abu Mazen servo di Israele e de­gli americani. La loro campagna è stata dunque dominata dal richia­mo alla necessità di unità con Ha­mas.
I palestinesi non hanno inten­zione di trattare per due Stati per due popoli: per loro la Palestina è una, e comprende anche Israele. Le prove, e qui viene il secondo pun­to: per fare solo un paio di esempi, il torneo di calcio dell’Autonomia Pa­­lestinese è intitolato a Wafa Idris, la prima gloriosa terrorista suicida donna, come tante piazze e strade. Alla tv di Stato si chiama a «liberare tutta la terra rubata ai palestinesi», il parlamentare “moderato” Bar­ghouty spiega che «Israele è il nemi­co più abominevole che il mondo abbia conosciuto», e per il ministro della cultura Gerusalemme non è mai stata patria degli ebrei. È una goccia nel mare d’odio che salva­guarda la leadership ed è il man­dante degli assassini.

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