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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
06.03.2011 Il ruolo di al-Jazeera nella rivolta
L'analisi di Livio Caputo

Testata:
Autore: Livio Caputo
Titolo: «Ecco perchè Al Jazeera soffia sulla rivolta»

Con il titolo "Ecco perchè Al Jazeera soffia sulla rivolta", Livio Caputo analizza oggi, 06/03/2011, a pag.12, sul GIORNALE, il ruolo della Tv al-Jazeera nella rivolta nei paesi arabi.


Livio Caputo

Tra le tante cose false che Gheddafi racconta nei suoi di­scorsi, ce n’è una sicuramente ve­ra: le televisioni straniere, e in par­ticolare l’emittente satellitare pa­naraba Al Jazeera , svolgono un ruolo fondamentale nella rivolta libica, diffondendo notizie che alimentano la rabbia degli insorti e influenzano anche le decisioni politiche degli altri governi. Dal momento che la TV del Qatar ha avuto una parte analoga anche in Tunisia e soprattutto in Egitto, viene da chiedersi se i suoi giorna­listi hanno semplicemente esage­rato nella loro ricerca dello sco­op, o se avevano davvero l’inten­zione di soffiare sul fuoco. E in questo secondo caso perché, vi­sto che il loro datore di lavoro, l’emiro Hamad bin Khalifa,sovra­no assoluto di uno dei Paesi pro­duttori di petrolio del Golfo, po­trebbe essere a sua volta investito dai venti rivoluzionari?
Al Jazeera rappresenta una del­le novità più importanti del mon­do dei
media, fornendo per la pri­ma volta informazioni e servizi non censurati ai 300 milioni di arabi sparsi tra Atlantico e Ocea­no indiano. Da quando ha l’edi­zione inglese è diventata una fon­te rilevante di notizie anche per noi occidentali, soprattutto da Africa ed Asia. Grazie ai petrodol­lari dell’emiro, dispone oggi del­la più vasta rete di corrisponden­ti, più della CNN o della BBC . Ave­va già dato spesso fastidio ai regi­mi autocratici e in particolar mo­do alla monarchia saudita, ma mai era stata protagonista degli eventi come dall’inizio della rivol­ta araba. Le sue «dirette» dal Bou­levard Burghiba a Tunisi e da piazza Tahir al Cairo, accompa­gnate da un flusso ininterrotto di flash e interviste di sostegno, han­no fornito a tunisini ed egiziani informazioni in tempo reale sul­l’andamento della rivolta, ali­mentandola e incoraggiandola.
In Libia, che è stata per molti
giorni terreno proibito per i me­dia occidentali, Al Jazeera si è su­perata, ma è anche incorsa in un numero impressionante di «infor­tuni »: ha dato credito alla voce di una fuga di Gheddafi in Venezue­la, ha attribuito a un inesistente membro libico della Corte pena­le internazionale la valutazione (subito ripresa da tutti) di dieci­mila morti e cinquantamila feriti, ha scambiato i loculi di un norma­le cimitero per fosse comuni, ha riferito della conquista da parte dei ribelli della base aerea di Miti­ga tuttora saldamente nelle mani di Gheddafi e si è - secondo molti testimoni - inventata quel bom­bardamento della folla da parte di Mig ed elicotteri che è all’origi­ne della decisione occidentale di chiedere le dimissioni del colon­nello e appoggiare i rivoltosi. An­che se successivamente smenti­te, queste notizie hanno infiam­mato i cittadini e incoraggiato le defezioni di molti militari e fun­zionari.
Dal momento che è improbabi­le che l’emiro abbia perso il con­trollo della sua creatura, o non si renda conto degli effetti che pro­duce, il mondo si chiede che cosa ci sia dietro. Finora egli non è sta­to contestato dal suo milione di sudditi, e in una classifica compi­la­ta da Merrill Lynch il Qatar è sta­to definito il più stabile dei quin­dici Paesi arabi. Dal 2004 ha una Costituzione e un Consiglio eletti­vo, èal 40˚postonell’indicedisvi­luppo umano e le risorse di petro­lio e di metano gli garantiscono un elevato reddito pro-capite. C'è tuttavia un particolare inquie­tante: di tutte le monarchie del Golfo, è quella considerata più vi­cina all’Iran.
Al momento nessuno, neppure i servizi americani, riescono a ca­pire quali siano le reali intenzioni di Hamad bin Khalifa. Ma, appli­cando il proverbio «Non c’è fumo senza arrosto», si conclude che qualche idea un po’ eterodossa ce la deve avere.


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