Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cari amici, va bene occuparci con intensa partecipazione delle rivolte islamiche che accadono sulla sponda meridionale del Mediterraneo, ma bisogna fare attenzione a non tralasciare a nord le gesta di Eurabia, che sono grandi e mirabili. C'è per esempio il caso della Norvegia, grande maestra di spirito eurabico, la quale, come una volta si davano gli otto giorni alle domestiche sgradite, ha dato un anno all'ambasciata israeliana per spostarsi dall'attuale collocazione, dove dà fastidio ai vicini. Ma naturalmente anche altrove darebbe fastidio, per cui il risultato pratico che si prospetta è la sua chiusura (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4031580,00.html). Non è bellissimo? Si aprono "ambasciate" palestinesi, si chiudono quelle israeliane, fra un po' Norvegia e Svezia saranno Judenrein come le sognava Hitler.
Sapete cosa aveva sostenuto la signora? Che il profeta Maometto oggi sarebbe giudicato un pedofilo per aver sposato Aisha quando aveva sei anni e avuto rapporti sessuali con lei quando ne aveva nove: un comportamento raccontato dalle fonti musulmane, che funge da modello ancora oggi nel mondo islamico (per esempio è stato praticato e anche teorizzato come esemplare dall'ayatollah Khomeini) e che senza dubbio per noi risulta inaccettabile e criminale. Ma il tribunale ha sentenziato che era improprio sostenere che Maometto era pedofilo, "poiché la sua sposa bambina era sempre sua moglie quando ha compiuto 18 anni," il che a casa mia si chiama arrampicarsi sugli specchi (per un'analisi della sentenza, potete guardare qui: http://english.savefreespeech.org/?p=344#more-344). Insomma, non solo la libertà di opinione, ma anche la pura e semplice aderenza ai fatti non conta rispetto alla "denigrazione dell'insegnamento religioso". E' esattamente quel che cerca di ottenere l'Organizzazione della Conferenza Islamica con una campagna diplomatica che dura ormai da molto tempo: l'"islamofobia" va condannata anche se è vera. E l'Austria ci è arrivata da sola, applicando questo principio agli impertinenti che parlano male del Profeta: non è bellissimo? Peccato solo che la donna sia stata condannata al pagamento di una multa di 480 euro. Quattrocento ottanta frustate sarebbero state meglio: non sarà granché ma è pur sempre un fatto simbolico. Accontentiamoci e gioiamo.