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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - La Repubblica - Avvenire Rassegna Stampa
02.03.2011 Fondamentalismo islamico pakistano
Cronache di Giulio Meotti, Valeria Fraschetti

Testata:Il Foglio - La Repubblica - Avvenire
Autore: Giulio Meotti - Valeria Fraschetti - La redazione di Avvenire
Titolo: «Film, rose e canti per il killer di Taseer, il musulmano che difese Asia Bibi - Bimbi kamikaze per gioco, shock in Pakistan - Ucciso il cattolico Bhatti: era ministro per le Minoranze»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 02/03/2011, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Film, rose e canti per il killer di Taseer, il musulmano che difese Asia Bibi ". Da REPUBBLICA, a pag. 22, l'articolo di Valeria Fraschetti dal titolo " Bimbi kamikaze per gioco, shock in Pakistan ". Dal sito internet di AVVENIRE l'articolo dal titolo "Ucciso il cattolico Bhatti: era ministro per le Minoranze ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Film, rose e canti per il killer di Taseer, il musulmano che difese Asia Bibi "


Giulio Meotti,   Salman Taseer

Roma. Il film del regista pachistano Syed Noor si intitola “Aik Aur Ghazi”, in urdu significa “Un altro guerriero santo”. Sebbene il celebre regista pachistano neghi che si tratti di un’apologia dell’uccisione del governatore Salman Taseer, i gruppi dei diritti umani e le associazioni liberali pachistane lo accusano di fomentare con questa pellicola altre uccisioni in nome dell’islam. E di giustificare quella di Taseer. Il protagonista del film, in uscita fra due mesi, è identico all’assassino del governatore: entrambi hanno la barba lunga, entrambi provengono dal Punjab, per entrambi è il medesimo messaggio (“la punizione per i blasfemi: decapitazione”), entrambi dicono di agire a nome del Profeta, entrambi alla fine conquistano la redenzione spirituale uccidendo un “blasfemo”. Il nome di Salman Taseer scuote il Pakistan a quasi due mesi dalla sua uccisione. Il governatore occidentalizzante e liberale è stato ucciso dalla sua guardia del corpo, da chi avrebbe dovuto difendere la sua vita, perché aveva osato pronunciarsi a favore della grazia ad Asia Bibi, la madre cristiana messa a morte dalla giustizia pachistana in virtù della legge antiblasfemia. Taseer era uno stretto collaboratore del presidente Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto. La sua morte ha rappresentato un colpo per gli antifondamentalisti in Pakistan. “Se le parole hanno un senso, Salman Taseer è un martire”, ha scritto il settimanale britannico The Tablet. Dopo l’arresto, l’agente Mumtaz Qadri, ha voluto così motivare il suo gesto: “Ho ucciso il governatore perché aveva criticato la legge sulla blasfemia definendola una ‘kala kanoon’ (in urdu ‘una legge nera’, ndr)”, una legge negativa. La “colpa” di Taseer è stata quindi di essersi speso a favore di Asia Bibi dopo averla incontrata in carcere e pronunciato contro la legge anti-blasfemia, un peroramento che gli ha guadagnato l’odio dai gruppi islamici più radicali del paese. Adesso l’assassinio di più alto profilo di una figura politica da quando l’ex primo ministro Benazir Bhutto fu uccisa nel 2007 diventa il soggetto di un film di uno dei maggiori registi pachistani, Syed Noor, uno dei beniamini della “Lollywood” pachistana. Persino i predicatori Barelvi della Jamaat Ahle Sunnat, considerati i pastori dell’islam “moderato” pachistano, hanno lodato l’omicida “per il coraggio, l’audacia, l’onore e l’integrità religiosa”. In aula i due imam che avrebbero ispirato l’assassinio, Qari Hanif Qureshi e Ishtiaq Shah, hanno giustificato così l’uccisione di Taseer: “Il governo doveva muoversi contro il governatore, ma visto che ha fallito, Qadri doveva assumere la legge nelle proprie mani”. I fondamentalisti islamici minacciano anche giudici e magistratura per ottenere la liberazione di Qadri. Nelle ultime settimane oltre ottocento avvocati e partiti religiosi si sono adoperati per il rilascio del killer, esercitando pressioni sulla magistratura e la classe dirigente pachistana. Gli avvocati di Qadri hanno salutato il suo arrivo alla Corte di giustizia coprendolo con una pioggia di petali di fiori. Una folla di centinaia di persone lo ha applaudito, ha cantato in suo onore, ha cercato di baciarlo sulle guance mentre veniva scortato all’interno. Quando è riemerso alla luce del giorno, Qadri è salito sul predellino del furgone della polizia, con una corona di fiori al collo, e ha ringraziato i suoi sostenitori gridando “Allah è grande”. Su Facebook sono fioriti subito i gruppi di fan. E pochi giorni fa, per la festa San Valentino, Qadri si è visto recapitare in prigione un poster con scritto: “Celebriamo il giorno di san Valentino con Qadri”. Accompagnato da mazzi di rose rosse.

La REPUBBLICA - Valeria Fraschetti : " Bimbi kamikaze per gioco, shock in Pakistan "

Incappucciato, vestito di nero, il kamikaze ha la stazza di un bambino di otto, dieci anni. Si avvicina ai compagni, quasi tutti più giovani di lui, che, orgogliosi, attendono in fila il suo ultimo, solenne abbraccio. Poi, il prescelto per diventare martire si gira, schiva il presunto poliziotto che tenta di fermarlo, si lancia su uno sparuto gruppo di coetanei e boom! Polvere per aria, corpi che cadono a terra, e la telecamera che zooma sui loro volti: senza vita. Macché, sono tutti vivi, vegeti e divertiti. È solo un gioco. Peccato che si giochi alla jihad, a scimmiottare i grandi e cattivi di fronte a un videotelefonino.
Il filmato è stato pubblicato su YouTube da una settimana e rilanciato ieri dal sito del Guardian. Ottantaquattro scioccanti secondi girati non si sa da chi, ma molto probabilmente nelle aree tribali pachistane al confine con l´Afghanistan. I bambini, infatti, alcuni di appena quattro anni, sembrano tutti appartenere all´etnia pashtun che popola l´inospitale area nel nord-ovest del Paese, poco controllata dal governo di Islamabad e roccaforte dei guerriglieri Taliban. Ahsan Masood, un pashtun del Waziristan che vive negli Emirati Arabi e che ha postato il video su Facebook perché l´ha trovato «divertente», sostiene che sia stato filmato a Khost, in Afghanistan. Quel che è certo è che i piccoli attori conoscono bene il copione da imitare e rendono così il filmato un´agghiacciante testimonianza dell´impatto psicologico che la violenza sanguinaria dei Taliban sta avendo sui giovanissimi. Non a caso, Save The Children ha già espresso il suo sconcerto. «È terrificante» ha commentato Salma Jafar dalla sede britannica dell´organizzazione. «Se i bambini subiscono il fascino della violenza, domani potrebbero adottarla come stile di vita». In realtà, accade già. Che sia per via dell´indottrinamento degli studenti coranici o per puro spirito di emulazione, sanguinari imberbi non mancano. Nel 2007, ad esempio, sempre grazie a un video il mondo inorridì nel vedere un ragazzo, di 12 anni al massimo, che al grido di "Allahu Akbar" sgozzava un uomo sospettato dai miliziani in Beluchistan di essere una spia americana.
Molto più spesso, però, i giovani sono vittime, non carnefici, nella violenza islamista che infesta intere regioni del Pakistan. Solo ieri la furia di alcuni uomini armati si è scagliata contro una scuola femminile a Mardan, nel nord-ovest. Tra lanci di granate e spari di kalashnikov, 15 ragazze sono rimaste ferite.

AVVENIRE - " Ucciso il cattolico Bhatti: era ministro per le Minoranze "

Chissà se il Vaticano dopo l'uccisione del ministro cristiano Shahbaz Bhatti farà sentire la sua voce?


Shahbaz Bhatti

Il ministro pakistano per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, è stato assassinato a colpi d'arma da fuoco a Islamabad, la capitale del Pakistan. Lo riferiscono i media locali. Secondo le prime informazioni, uomini armati avrebbero apertoil fuoco contro l'auto del ministro. La notizia della morte di Bhatti, precisa la tv locale Geo, è stata confermata da Azmat ullah Qureshi, portavoce dell'ospedale della capitale dove è stato trasferito il ministro dopo l'agguato.

Bhatti è stato assassinato nel tragitto che stava percorrendo per recarsi da casa al lavoro. Il ministro, cattolico, aveva ricevuto in passato minacce di estremisti, si era interessato alla vicenda di Asia Bibi e si era dichiarato a favore di un emendamento della legge sulla blasfemia.

Sono stati trovati volantini dei talebani pakistani del Punjab sul luogo dell'attentato costato la vita al ministro delle Minoranze. Lo riferiscono le tv pakistane. Da una prima ricostruzione, Bhatti era da poco uscito di casa con la sua auto e senza scorta quando da una vettura bianca gli sono stati sparati una ventina di colpi. L'auto degli attentatori si è immediatamente allontanata. L'attentato è avvenuto nei pressi del mercato di un quartiere residenziale della capitale. Bhatti è deceduto
durante il trasferimento in ospedale. Le tv hanno mostrato le immagini della vettura crivellata di colpi.

Il ministro pachistano Shahbaz Bhatti, 42 anni, figlio di missionari cristiani e appartenente al Partito Popolare pachistano (Ppp), era da anni uno strenuo difensore delle libertà religiose e in particolare di quelle dei cristiani come Asia Bibi, la madre di cinque figli condannata a morte per blasfemia e in carcere nella provincia del Punjab.

Lo scorso mese era stato riconfermato alla guida del dicastero delle Minoranze religiose, nonostante l'opposizione dei gruppi religiosi islamici, che avevano emesso una fatwa contro di lui. Era l'unico cristiano nel nuovo governo guidato dal premier Yusuf Said Raza Gilani.

In un'intervista lo scorso 14 febbraio a TV2000, aveva detto di aver ricevuto minacce di morte da parte degli integralisti per le sue parole sulla legge antiblasfemia, di cui chiedeva la riforma. «Il mio impegno
resta lo stesso per la causa della libertà religiosa, in difesa delle aspirazioni dei cristiani e delle altre minoranze, per combattere contro gli abusi della legge sulla blasfemia, per ottenere giustizia per Asia Bibi» aveva assicurato.

La sua battaglia a fianco delle minoranze religiose era iniziata nel 1985, quando fondò un movimento chiamato All Pakistan Minorities Alliance (Apma), che raccoglie gruppi e associazioni di difesa delle libertà religiose. Proprio per questo suo attivismo, era nel mirino dei fondamentalisti, che lo avevano già minacciato tre anni fa, quando si era schierato a favore delle vittime dei pogrom anti-cristiani avvenuti a Gojra, una cittadina della provincia meridionale del Punjab.

Dopo l'uccisione il 4 gennaio del governatore del Punjab, il liberale Salman Taseer (che aveva chiesto la grazia per Asia Bibi e l'abolizione della legge anti-blasfemia), Bhatti aveva confidato a un'amica di essere sulla "lista nera" dei gruppi estremisti e quella gli aveva consigliato di lasciare il Paese. Ma il ministro cristiano aveva rifiutato, convinto di potere continuare la sua battaglia contro l'intolleranza dei gruppi religiosi islamici, sempre più influenti in Pakistan.

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