Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'Occidente che non capisce, articoli di Carlo Panella, Dimitri Buffa Ma Zahawiri ci ricorda con chi abbiamo a che fare
Testata:Libero-L'Opinione-La Repubblica Autore: Carlo Panella-Dimitri Buffa-Redazione Repubblica Titolo: «La sinistra cambia idea: 'Esportiamo la democrazia'-Libia, la gaffe dell' Aise-Terrorismo, Zawahiri sul web ' colpiremo l'Occidente'»
Aldilà del risultato finale, la crisi dei regimi musulmani autocratici ha messo in evidenza un'altra crisi, quella della incapacità del mondo occidentale di capire il nostro prossimo futuro. Ne scrivono Carlo Panella, su LIBERO, Dimitri Buffa sull'OPINIONE. A ricordarci poi con chi abbiamo a che fare, una breve da REPUBBLICA.
Libero-Carlo Panella: "La sinistra cambia idea: 'Esportiamo la democrazia' "
Carlo Panella
Neanche a fronte del dramma, nel momento in cui la stessa sicurezza nazionale è in discussione, una certa sinistra dissennata riesce a ragionare, proporre, cercare soluzioni che rispondano a un solo obbiettivo: difendere gli interessi nazionali. No, al “partito di Repubblica”, a Concita de Gregorio, ad Anna Finocchiaro preme una sola cosa: usare qualsiasi pretesto per colpire Berlusconi. Come se la ripresa dei rapporti con Gheddafi e gli accordi con la Libia non siano state scelte strombazzate come strategiche nel 1999 da Romano Prodi presidente dell’Ue e dal premier Massimo D’Alema, che a lungo si vantò di essere stato il primo capo di governo europeo, finito il boicottaggio Onu, a recarsi a Tripoli a rendere omaggio a quello che oggi la de Gregorio chiama «un dittatore pazzo». Nei Paesi seri, come la Francia, maggioranza e opposizione considerano prioritario il bene della Nazione rispetto a ogni polemica di bassa lega. Non così la gauche caviar italiana, che pur di colpire Berlusconi fa finta di non sapere che il Trattato di amicizia con la Libia fu a lungo ricercato dal ministro degli Esteri D’Alema, che però non si dimostrò capace di firmarlo, come invece Berlusconi fece.Ma non basta, ieri, pur di colpire Berlusconi, Ezio Mauro suRepubblica si scopre più “esportatore di democrazia” di George W. Bush, e rimprovera al governo italiano un eccesso di prudenza e il rifiuto di «stare dalla parte dei popoli che riconquistano la loro libertà». Ma quando Berlusconi mandava assieme a Bush e a Blair il nostro contingente per “stare dalla parte” del popoli iracheno e curdo, mentre Saddam riempiva l’Iraq di fosse comuni, cosa diceva Mauro? Che quell’intervento era sciagurato. Dunque, secondo il direttore di Repubblica l’Italia dovrebbe fare oggi nei confronti di Gheddafi, quel che era dissennato fare nei confronti di Saddam. Ancora una volta, il vizio delle doppie verità che porta Mauro a non capire che l’Italia, forse domani stesso, sarà chiamata a un intervento umanitario in Libia in cui dovrà mediare tra le parti. Quindi, prudenza. È una situazione complessa in cui una sola cosa pare chiara: il governo Berlusconi è l’unico che può garantire spazi a una mediazione che eviti un massacro di proporzioni bibliche nel caso, che sta concretizzandosi, che Gheddafi riesca a garantirsi il controllo di una parte consistente di Tripoli e Tripolitania.
L'Opinione-Dimitri Buffa: " Libia, la gaffe dell' Aise"
Dimitri Buffa
“I servizi se servono devono servire sennò che servizi sono?” Per quelli di informazione e sicurezza italiani (nella fattispecie l’Aise) la nota battuta di Totò, al secolo il principe Antonio De Curtis, sembra attagliarsi perfettamente. Specie dopo la storica gaffe dello scorso 3 febbraio quando il direttore pro tempore dei servizi di informazione e sicurezza che si occupano di minaccia dall’estero, l’ex Sismi, cioè Adriano Santini, audito in gran segreto ( ma non abbastanza dal Copasir da impedire che sulla cosa uscisse un pezzo de “L’Unità” a fima di Claudia Fusani lo scorso 24 febbraio a pagina 11), aveva tranquillizzato tutti sulla Libia di Gheddafi dicendo ai commissari di maggioranza e opposizione del comitato poltico presideuto da Massimo D’Alema che a Tripoli e Bengasi un rischio di contagio dei moti popolari che avevano già rovesciato Ben Alì in Tunisia e Horsni Mubarak in Egitto, era “da escludersi”. Perché, a dire di Santini, quella di Gheddafi era tutta un’altra situazione e il raiss libico teneva la situazione sotto controllo. Ora, per citare ancora Totò, “ogni pazienza ha un limite”. Anche perché ‘sta gente pagata dai sei a tredicimila euro al mese per andare in giro per il mondo a raccogliere informazioni sembra avere meno spirito di osservazione di un turista, sia pure per caso. Chi scrive ad esempio, senza muoversi da casa propria, in data 20 gennaio 2011 aveva appreso al telefono da un suo caro amico e professore di arabo tunisino, non libico si badi bene, che “adesso vedrete che entro due settimane anche Gheddafi farà la stessa fine di Ben Alì e Mubarak”. E questo non era espresso come auspicio ma quasi come certezza. Perché la persona in questione sapeva di cosa stesse bollendo in pentola nella “Grande Jamahyrya” dai tanti amici su facebook di origine libica, residenti anche in paesi europei. Ma evidentemente all’ex Sismi su facebook non ci va nessuno, sennò se ne sarebbero accorti anche loro. D’altronde se tutto quello che nel 2010 era stato raccolto sul Maghreb si riassume in quelle striminzite tre paginette della relazione per il 2010 sulla politica di informazione e sicurezza, trasmessa proprio ieri al Parlamento dal Dis, cioè l’ex Cesis con a capo Gianni De Gennaro, si capisce anche del perchè di questa gaffe. E infatti, come racconta la Fusani sull’ “Unità”, Santini dice che sulla Libia possiamo stare tranquilli anche perché “i rapporti commerciali ed economici sono tali per cui nessuno in Libia può avere interesse a far saltare il tappo”. Quando ieri al Arabyya e al Jazeera ipotizzavano diecimila morti nella guerra civile scatenatasi nel frattempo deve essere stato un risveglio amaro per il capo di una struttura che chiamarla di “intelligence”, alla luce di queste prestazioni, può fare pensare ad un ossimoro. E d’altronde nelle pagina 46-49 della suddetta relazione trasmessa ieri al Parlamento si parla solo genericamente di “seri rischi” che corrono “l’Italia e l’Europa” dopo l'esplosione delle rivolte in Nord Africa. Nel linguaggio burocratichese che non si riesce a debellare da questi organismi, si osserva poi che ”i fermenti sociali e le forti aspirazioni al cambiamento, amplificati e condivisi sul web, potrebbero far registrare nuovi picchi di contestazione”. Il web che però, specie nel settore socail networks, resta uno sconosciuto per gli analisti dell’Aise. Si parla solo genericamente di fenomeni nei quali potrebbero inserirsi “tentativi di strumentalizzazione in chiave islamista” e di “natura terroristica”. In pratica l’esegesi della scoperta dell’acqua calda. Se i servizi devono servire a questo, avrebbe detto Totò, allora vuol dire che non servono a niente. E che anche cambiandogli nome per legge, e indirizzo e responsabili periodicamente, il prodotto rimane sempre lo stesso.
La Repubblica-Terrorismo, Zawahiri sul web ' colpiremo l'Occidente' "
Ayman Zahawiri
DUBAI - «Bisogna escogitare nuovi modi per attaccare l´Occidente». È il nuovo messaggio audio diffuso da Ayman Al Zawahiri, il numero 2 di Al Qaeda. In un messaggio di 35 minuti diffuso sul web, in cui si sente la sua voce e si vede solo una sua immagine fissa, Zawahiri afferma: «Se non siamo in grado di produrre armi pari a quelle dei crociati occidentali, possiamo sabotare i loro sistemi economici e industriali e prosciugare il loro potere che si batte senza causa, fino a quando non saranno costretti a fuggire». «I mujahidin devono escogitare modi nuovi (di combattere, ndr), modi che non verrebbero mai in mente agli occidentali. Un esempio di questo modo di pensare coraggioso e audace è l´uso degli aerei come armi, come è accaduto nella benedetta invasione di New York, Washington e Pennsylvania» l´11 settembre 2001. «Lo sceicco Osama Bin Laden - ha proseguito Zawahiri - ha dato ordini precisi ai mujahidin di non colpire i civili innocenti durante gli attentati. Per questo chiedo a tutti i mujahidin di seguire la sharia e di fare l´interesse dei musulmani prima di pianificare un attentato prendendo ogni precauzione necessaria per evitare che siano colpiti dei civili, musulmani o non musulmani».