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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - La Repubblica - AdnKronos Rassegna Stampa
17.02.2011 Una nave da guerra iraniana attraversa il Canale di Suez
Non si può più trattare con la teocrazia, meglio appoggiare l'opposizione. Cronache e commenti di Fiamma Nirenstein, Vanna Vannuccini, Redazione del Foglio, Redazione di Adnkronos

Testata:Il Foglio - La Repubblica - AdnKronos
Autore: La redazione del Foglio - Vanna Vannuccini - Fiamma Nirenstein - La redazione di AdnKronos
Titolo: «La piazza iraniana cerca un obiettivo e ora grida ' siamo vivi ! ' - Iran, navi da guerra verso Suez. Israele:»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/02/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo " La piazza iraniana cerca un obiettivo e ora grida ' siamo vivi ! ' ". Da REPUBBLICA, a pag. 15, l'articolo di Vanna Vannuccini dal titolo "  Iran, navi da guerra verso Suez. Israele: È una provocazione ". Pubblichiamo il lancio ADNKRONOS dal titolo " Iran, Stefani riceve commissione esteri Teheran  ", preceduto dal nostro commento.
Ecco gli articoli, preceduti dal comunicato di Fiamma Nirenstein dal titolo "  Iran: inutile discussione con autorità iraniane, necessario dialogare con l’opposizione ".

Fiamma Nirenstein : " Iran: inutile discussione con autorità iraniane, necessario dialogare con l’opposizione "


Fiamma Nirenstein

“Di fronte agli ultimi eventi in corso nelle piazze iraniane, in cui ancora una volta il popolo iraniano dimostra il suo profondo antagonismo nei confronti di un governo che ne viola tutti i diritti umani; di fronte alla violenza delle forze di sicurezza iraniane, di fronte alla sconcertanti immagini, oggi su tutti i quotidiani, del parlamento iraniano che richiede l’impiccagione dei leader dell’opposizione, nel mio ruolo di Vicepresidente della Commissione Esteri, devo annunciare che non prenderò parte domani all’incontro in Commissione con una delegazione di parlamentari iraniani.

Non penso sia utile la discussione con i rappresentanti ufficiali iraniani. Penso sia invece utilissimo esprimere solidarietà e incontrare le sue opposizioni. Infatti parlare con le autorità iraniane sulle questioni relative ai diritti umani, o alle strutture nucleari, non è servito a nulla finora. L’Iran è determinatissimo finora nella sua scelta aggressiva, imperialista e antisemita, come dimostrano anche le ultime dichiarazioni di Ahmadinejad di incitamento allo sterminio. Invece l’opposizione ha seguitato, nelle more di una spietata repressione, a esprimere il desiderio di libertà e di pace che merita tutto il nostro appoggio”.
www.fiammanirenstein.com

ADNKRONOS - " Iran, Stefani riceve commissione esteri Teheran "


Stefano Stefani richiama l'Iran al rispetto dei diritti umani e al dialogo. Nessuna parola di condanna per ciò che sta succedendo nelle piazze iraniane, per il fatto che i basiji pugnalano la gente per strada. Un po' poco per la carica di presidente della commissione Affari esteri della Camera dei deputati che ricopre. Magari potrebbe prendere spunto dalle parole di Fiamma Nirenstein (pubblicate in questa pagina). Non serve trattare con la teocrazia iraniana, ma con la sua opposizione. A che cosa servono le sanzioni se poi continua a esserci una mano tesa verso Ahmadinejad ?
Ecco il lancio

Roma, 16 feb. - (Adnkronos) - Una delegazione della Commissione
Affari esteri del Parlamento iraniano presieduta da Alaeddin
Boroujerdi, e formata da rappresentati della maggioranza e
dell'opposizione, ha lasciato da poco l'ufficio del presidente della
commissione Affari esteri della Camera dei deputati, Stefano Stefani.
Nel corso dell'incontro il presidente Stefani ha sottolineato, più
volte, l'importanza del dialogo per superare le divergenze esistenti
relative alla questione nucleare ma ha, al tempo stesso, criticato le
reiterate dichiarazioni contro lo Stato di Israele del Presidente
Ahmadinejad, nonché la repressione della protesta in corso a Teheran.

«La situazione attuale- ha affermato Stefani- necessita di una
soluzione. Bisogna studiare una Road Map perché soltanto attraverso
il dialogo e l'unione interparlamentare è possibile raggiungere dei
risultati».

Il presidente Boroujerdi ha escluso che l'Iran voglia dotarsi di
armamenti nucleare ed ha sottolineato come le incomprensioni attuali
derivino dalla mancanza di fiducia reciproca. Riportando all'esponente
iraniano le manifestazioni di solidarietà espresse alla Camera nei
confronti dell'ex presidente del Majis Karroubi, il presidente Stefani
ha concluso l'incontro richiamando la priorità del rispetto dei diritti umani.

Il FOGLIO - " La piazza iraniana cerca un obiettivo e ora grida ' siamo vivi! ' "

Roma. “Zende hastim!”, siamo vivi!, è la parola d’ordine dell’Iran che sfida il regime, la speranza a cui aggrapparsi dopo che il giorno della rabbia (25 di Bahman, 14 febbraio) ha consegnato alla causa altri due morti. “E’ ovvio che questi oppositori non otterranno alcun risultato”, ha detto il presidente Mahmoud Ahmadinejad alla televisione, rinnovando le provocazioni contro l’occidente con l’invio di due navi da guerra che ieri hanno attraversato il Canale di Suez alla volta della Siria. Due giorni dopo la manifestazione di lunedì, a Teheran era ancora impossibile inviare sms, bloccate per ore anche le connessioni internet per spegnere sul nascere qualsiasi nuova ipotesi di mobilitazione. Nel frattempo nei confronti degli “irrilevanti” leader del movimento, Mehdi Karroubi e Mir Hossein Moussavi, è stata invocata ancora una volta la pena di morte, mentre il vicecapo della magistratura iraniana, l’hojatoleslam Ali Razini, ha annunciato la volontà di volerli processare “a tempo debito”. Ieri a Teheran ci sono stati altri scontri. In un clima surreale la processione funebre del giovane Saneh Zhaleh, uno studente dell’Università di Teheran ucciso lunedì, è stata disturbata dalla presenza massiccia di bassiji. Molti studenti hanno raccontato di pestaggi e di essere stati rinchiusi in un’ala dell’università cosicché fosse loro impedito di raggiungere il corteo funebre mentre i bassiji rivendicavano l’appartenenza del giovane al loro corpo di picchiatori. Un’attribuzione negata dagli amici che non hanno esitato a difenderne la memoria facendosi pericolosamente citare per nome e cognome pur di testimoniare l’ammirazione del giovane Saneh nei confronti dell’ayatollah Montazeri, il tifo per Moussavi durante la campagna presidenziale nonché la partecipazione alla manifestazione dell’Ashura del dicembre 2009. “Dopo aver rubato i voti della gente ora si impossessa dei loro corpi”, ha commentato un portavoce di Moussavi. Descritta ora come un’intifada iraniana (Robert Fisk), un grande evento di emancipazione (Slavoj Zizek), un movimento per i diritti civili (Hamid Dabashi), la rivolta del cosmopolitismo iraniano contro l’oscurantismo uniformante della Repubblica islamica (Dabashi), l’Onda verde sfugge le categorie e batte un colpo proprio quando in molti iniziavano a darla per spacciata. “Zende hastim” urlano gli iraniani, consci che piazza Azadi non è piazza Tahrir e che i reparti antisommossa sparano e spareranno e le immagini non saranno live su al Jazeera come al Cairo. Esserci ancora, nonostante un anno e mezzo di arresti, processi farsa ed esecuzioni capitali ha quasi del miracoloso, ma certo non è abbastanza. “Affinché una ribellione si trasformi in una rivoluzione (…) deve persuadere la maggior parte della popolazione che vincerà”, sottolinea l’attento osservatore Gary Sick e questo punto non è ancora stato raggiunto. Non giova al movimento la perdurante ambiguità degli obiettivi da raggiungere. “In Egitto – sottolinea Karim Sadjadpour del Carnagie Endowment – c’era un fine: cacciare Mubarak. In Iran non si sa”. Da “where is my vote” i cartelli hanno iniziato a proclamare “morte al dittatore”, ma Moussavi e Karroubi frenano la veemenza della base cercando di ricondurre la protesta nell’alveo di un possibile riformismo dall’alto. C’e una mancanza di leadership o una leadership plurale che insegue la piazza invece di dettarne i tempi. “Hanuz hakem nashode, sar-e hakemiyat” (ancora non si comanda e già si litiga su chi sia il comandante), sottolineano molti sostenitori delusi dalle diatribe tra gli intellettuali Akbar Ganji, Mohsen Kadivar e Abdolkarim Soroush. Eppure a dispetto delle sue mancanze il movimento non solo non muore ma cresce e più il regime mostra il pugno più erode il suo consenso.

La REPUBBLICA - Vanna Vannuccini : " Iran, navi da guerra verso Suez. Israele: È una provocazione "

Un affronto contro Israele: due navi da guerra iraniane si stanno dirigendo verso il canale di Suez da dove intendono entrare nel Mediterraneo e rimanere per un anno in un porto siriano. L´allarme lanciato dal ministro degli Esteri israeliano Lieberman ha fatto salire i prezzi del petrolio sui mercati mondiali. Dal 1979 nessuna nave da guerra iraniana ha superato il canale di Suez. Il governo israeliano definisce la manovra un affronto e deplora che la comunità internazionale non sia pronta a «fare qualcosa contro le ripetute provocazioni iraniane». Israele, si sottolinea, non potrà continuare a lungo ad ignorarle. La Casa Bianca ha fatto sapere che Washington "è consapevole" dei piani dell´Iran di far transitare due navi militari attraverso il canale di Suez, mentre le autorità preposte al Canale ricordano di non poter impedire ad alcuna nave il passaggio in questa via d´acqua internazionale in virtù di un trattato del 1883. In base a quell´accordo tutte le navi mercantili possono passare – a meno che l´Egitto non si trovi in stato di guerra – mentre quelle militari hanno bisogno di un permesso del ministero della Difesa che però viene concesso in tempi brevi.
L´agenzia governativa iraniana Fars aveva annunciato a fine gennaio che la marina aveva iniziato un addestramento che sarebbe durato un anno e avrebbe portato navi iraniane dal golfo di Aden nel Mar Rosso e attraverso Suez nel Mediterraneo. Secondo i giornali israeliani si tratta di una fregata e di una nave addetta agli approvvigionamenti. Israele ribadisce che l´azione è, come certamente è, una provocazione.
Le provocazioni sono una specialità del regime iraniano anche all´interno. Colto di sorpresa dalle manifestazioni di lunedì , il Leader supremo Khamenei ha reagito con la massima durezza contro il movimento verde, che ha osato sfidare il divieto governativo scendendo in piazza per esprimere solidarietà al popolo egiziano. Più di 1500 persone sono state arrestate tra lunedì e martedì e il procuratore generale dello Stato ha annunciato che Moussavi e Karroubi, i due leader dell´opposizione, saranno processati, mentre più di duecento deputati hanno chiesto la loro impiccagione. Finora Khamenei aveva preferito usare prudenza contro i due leader per non farne due martiri dell´opposizione. Ma a nessuno è sfuggito che mentre in passato i manifestanti scandivano slogan contro il presidente Ahmadinejad, ora l´obiettivo della protesta è diventato lo stesso Leader.
Gli scontri sono continuati a Teheran ieri durante i funerali di uno dei due studenti uccisi dalle forze dell´ordine. Il regime tenta di rovesciare sui manifestanti la responsabilità delle loro morti – un evidente segnale di imbarazzo, se non di panico. Gruppi di basiji in borghese hanno fatto irruzione al funerale di Saneh Jaleh, chiudendo con la forza i suoi compagni della facoltà di arte drammatica in un´aula e impedendo a tutti gli amici dello studente di partecipare alle esequie, pretendendo che Jaleh fosse un basij ucciso dai dimostranti. Hanno perfino ritoccato la sua foto per farlo assomigliare a un basij, ma lo stesso fatto che Jaleh sia un curdo sunnita smaschera la finzione. Per domani il regime ha annunciato «una giornata di odio e di collera» contro «i sediziosi», come vengono gli aderenti al movimento verde, accusati come al solito di essere manovrati dall´estero. Su internet circolano con insistenza notizie secondo cui le Guardie della Rivoluzione sarebbero divise, e che lunedì sarebbero state contrarie a intervenire con la forza contro i dimostranti.

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