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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa-Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.01.2011 Egitto: Israele, il commento di Zalman Shoval, di Francesco Battistini
evacuati i diplomatici israeliani dal Cairo

Testata:La Stampa-Corriere della Sera
Autore: La redazione della Stampa-Francersco Battistini
Titolo: «I diplomatici israeliani evacuati dal Paese- I timori di Israele 'Mondo più pericoloso se cade il regime'»

Egitto, una breve dallaSTAMPA sull'evacuazione dei diplomatici israeliani dal Cairo, dal CORRIERE della SERA, a pag.6, con il titolo " I timori di Israele 'Mondo più pericoloso se cade il regime' ", l'intervista a Zalman Shoval, il cui nome è stato erroneamente scritto all'incontrario, di Francesco Battistini. Le
risposte dell'ex ambasciatore dovrebbero essere meditate dai nostri analisti, prima di esprimere giudizi di merito su quanto avviene in Egitto. E non ci riferiamo agli invasati commenti del MANIFESTO e simili, pensiamo ai pezzi usciti in questi giorni in lode di El Baradei.
Ecco gli articoli:

La Stampa-" I diplomatici israeliani evacuati dal Paese"

I diplomatici israeliani e le loro famiglie hanno lasciato ieri l’Egitto a bordo di un charter diretto a Tel Aviv. A bordo c’erano anche altre 40 persone che si trovavano al Cairo e volevano tornare in patria. Le voci israeliane che finora professavano fiducia nella tenuta del raiss e del suo apparato, evocando «differenze con la Tunisia», si sono nel frattempo affievolite. «Mubarak - pronosticava ieri l’ex ministro laburista Avishay Braverman - è davvero a fine corsa, dobbiamo accettarlo. Viviamo in un mondo instabile e l’ondata partita da Tunisi sta ormai sommergendo l’Egitto. La sola speranza è che la situazione non degeneri nel caos».

Corriere della Sera-Francesco Battistini: " I timori di Israele 'Mondo più pericoloso se cade il regime' "


Zalman Shoval

Cade? «Spero di no. Se Mubarak fosse rovesciato come uno Scià di Persia, domani ci sveglieremmo in un mondo più instabile, più pericoloso. Credo che il raìs sia ancora saldo. In qualche modo, andrà avanti. Certo, è curioso: Obama fece il suo primo passo mediorientale col famoso discorso al Cairo. Voleva che qui si voltasse pagina. Ma non in questo modo» .
Ora la Casa Bianca è in difficoltà...
«Il dilemma è sempre quello: sostenere i valori della democrazia o fare i conti con la realtà? Perfino Bush parlava sempre di agenda democratica. Poi ha conosciuto Gaza, le libere elezioni, ed è arrivata Hamas. I valori occidentali non possono essere applicati ovunque. E'così che nascono i Mubarak. Aggiungiamo che, con Obama, la superpotenza è diventata un po'meno super: le piazze di Tunisi o del Cairo sentono meno la pressione del guardiano del mondo» . Vista da Israele, la rivolta egiziana toglie il sonno più dei tormenti libanesi: «Ci fanno paura tutt'e due» , dice Shoval Zalman, già ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, grande amico di Sharon, oggi consulente di Netanyahu: «Ma il Libano è sempre stato il braccio armato dell'Iran, e sappiamo maneggiarlo meglio. L'Egitto preoccupa a lungo termine: è il più importante Paese arabo con cui siamo in pace. Tunisi e Il Cairo sono la dimostrazione che non tutto, in Medio Oriente, è riconducibile al conflitto israeliano-palestinese: per i popoli arabi, i problemi interni contano più dello scacchiere. Chissà se America ed Europa finalmente lo capiscono» .
L'entrata in gioco del potente Omar Suleiman è una soluzione?
«Dev'esserlo per forza. Il rischio è un cambio di sistema, non di persone, con ripercussioni in tutta la regione» . Per ora, è la rivolta d'un popolo affamato di pane e di libertà. Ma come reagirebbe Israele a un'eventuale ascesa dei Fratelli Musulmani? «Non vedo probabile quest'ascesa. L'Egitto è un Paese molto più grande del Libano degli Hezbollah. Ha un esercito enorme, ben armato dagli americani. Nessuno è disposto a lasciare che quell'arsenale finisca in mano ai fanatici islamici. Se accadesse, le conseguenze sarebbero molto pesanti» .
Ai confini israeliani, si sta scaldando anche la piazza giordana...
«E'la dimostrazione che Israele ha ragione, quando considera il Giordano un confine fondamentale. La Giordania però ha già avuto trent'anni fa questi problemi, le sue forze di sicurezza hanno bloccato con forza le dimostrazioni. Ed è un Paese arabo diverso dagli altri, perché il 70%della popolazione è palestinese» .
Palestinesi che sono, al momento, i meno disposti a unirsi alle proteste..
«Non mi stupisco. Perché dovrebbero agitarsi? L'Egitto non ha mai fatto molto per i palestinesi. E queste rivolte nascono da problemi interni, non da ideali panarabi. La situazione economica nei Territori è migliorata, negli ultimi anni, grazie al premier palestinese Fayyad, alla comunità internazionale e anche agl'israeliani: nessuno vuole rischiare quel che ha conquistato» ..
A Gaza sono in grande eccitazione...
«Se Mubarak s'indebolisce e i Fratelli Musulmani crescono, Hamas non può che goderne. Ma devono stare attenti. Se Mubarak resta in sella, niente sarà come prima. Nemmeno per loro. Hamas diventerà un vero nemico dell'Egitto» .

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