Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La prima è Rachel, 17 anni. Guardo tutti i loro volti e leggo i loro nomi: sono 123 i ragazzi e i bambini uccisi barbaramente dall’odio nell’arco di quasi cinque anni, dal 2000 al 2005.
Li guardo reprimendo il dolore e la rabbia ( Erano bellissimi, non avevano nessuna colpa ma, per loro, la vita si è conclusa a 14, 12, 10, 8 anni), il senso di colpa (Dove ero allora, cosa avrei potuto fare per loro? ), lo smarrimento (A cosa è servita questa inutile barbarie?).
Possano riposare in pace. A noi rimangono dolore e rabbia.
Ma guardando i più piccoli, 1, 2 anni,-so bene che non serve assolutamente a nulla- ho pianto.