martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Libero - Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.01.2011 L’islam fa strage a Mosca
commenti di Carlo Panella, Guido Olimpio

Testata:Libero - Corriere della Sera
Autore: Carlo Panella - Guido Olimpio
Titolo: «L’ombra di Umarov, emiro jihadista»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 25/01/2011, a pag. 1-20, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " L’islam fa strage a Mosca. Putin vittima delle sue ambiguità ". Dal CORRIERE della SERA,a  pag. 2, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " L’ombra di Umarov, emiro jihadista ".
Ecco i pezzi:

LIBERO - Carlo Panella : "  L’islam fa strage a Mosca. Putin vittima delle sue ambiguità"


Carlo Panella

Sono passati dieci mesi dal sanguinoso attentato di due donne kamikaze nella metropolitana di Mosca del 29 marzo scorso che provocò 39 morti e una settantina di feriti e per la prima volta nella storia della Russia il terrorismo ceceno è riuscito a portare a segno un terribile colpo in un aeroporto. Le decine di morti di ieri provocati dall’attentato nella zona arrivi dell’aeroporto di Domodedovo, vicino a Mosca, non dimostrano solo che l’ala legata ad al Qaida del movimento indipendentista ceceno, diretta da Doku Umarov, capo dell’Emirato islamico del Caucaso, è attivissima, ma anche che il governo russo non è in grado di esercitare le dovute misure di sicurezza. Una prima valutazione indica l’impiego di una dose di esplosivo, vicina ai 10 chili, quindi ingombrante, collocata nella sala del ritiro bagagli (quindi nel recinto di protezione) e che avrebbe dovuto quindi sicuramente - ma non lo è stata - essere intercettata dalle forze di sicurezza. Il premier russo Dimitri Medvedev, a caldo, ha annunciato che «occorre instaurare un regime speciale per garantire la sicurezza», ma per intercettare un carico simile di esplosivo non è necessario un «regime speciale», bastano e avanzano le misure operanti in tutti gli aeroporti del mondo che però, con tutta evidenza, a Mosca non sono rispettate. Grave sotto il profilo psicologico e gravissimo sotto il profilo della sicurezza, l’attentato di ieri dimostra l’incapacità del governo russo, vuoi sotto gestione di Vladimir Putin, che sotto quella di Dimitri Medvedev, di sconfiggere un terrorismo ceceno che ha mille vite. Inutilmente, la Cecenia è da anni governata col pugno di ferro dal console di Mosca Kadyrov, che, nonostante la fortissima repressione e anche i forti investimenti economici, non riesce evidentemente né a disarticolare la frazione indipendentista che si limita a continui attentati in Cecenia contro obbiettivi militari (in primis i convogli, all’esterno delle città e quindi più facili da colpire), né quella di Umarov, collegata alla internazionale terrorista araba di al Qaeda, che privilegia le clamorose operazioni in Russia. Naturalmente, nel mondo è stata unanime la condanna per quest’ul - tima strage, così come la solidarietà al governo e al popolo russo, ma non si può non notare come Putin e Medvedev accompagnino l’ineffi - cienza nel contrasto al terrorismo caucasico interno, con una posizione più che ambigua nei confronti degli stessi referenti internazionali dei terroristi ceceni. Non c’è scacchiere del contrasto occidentale ad al Qaeda (Afghanistan, Pakistan Iraq, Yemen, Libano, Sudan, Palestina) in cui la Russia di Putin non giochi un ruolo quantomeno ambiguo, se non di più: appoggia la Siria che arma Hezbollah e Hamas, commercia con il Sudan di Omar al Beshir che ha appoggiato al Qaeda e in sede Onu contrasta o tratta al ribasso tutte le risoluzioni che puntano ad azioni di contrasto del terrorismo. Infine, ma non per ultimo, fornisce le attrezzature nucleari ad un Iran che di tutte le organizzazioni terroriste islamiche (anche di al Qaeda), è un fornitore massiccio di armi e appoggi (in Afghanistan, Pakistan, Libano e Palestina). Una politica miope, che punta a godere dei frutti dell’indebolimento della forza degli Usa e di Israele, nel solco della pessima tradizione sovietica di appoggio esplicito a tutti i terrorismi del mondo. L’ennesima prova della mancanza persistente al Cremlino di una visione strategica globale, se non la velleitaria rincorsa di un ruolo di superpotenza ormai definitivamente declinato.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " L’ombra di Umarov, emiro jihadista "


Doku Umarov

WASHINGTON – Prima un lungo dibattito interno, con scomuniche, dimissioni, minacce. Poi l’intervento di ideologi importanti dal Medio Oriente. Il giordano Al Maqdisi — per anni ispiratore di Al Zarkawi — e il siriano Al Tartousi hanno dichiarato tutto il loro appoggio a Doku Umarov, leader — contestato — dell’Emirato islamico del Caucauso. Un segnale importante che ha rafforzato l’ala radicale del separatismo ceceno. Una componente che vuole abbracciare la Jihad globale (o il qaedismo) con azioni spettacolari: il fronte principale resta il Caucaso, ma non sono esclusi— come in passato — gli attacchi in Russia. Gli «internazionalisti» ritengono di poter contare su un network di sostegno (denaro, consigli, volontari) presente nei Paesi del Golfo, nell’area tribale pachistana e in Europa. Tra l’estate e l’inizio dell’autunno – raccontano fonti mediorientali – il contrasto tra i capi ceceni è stato duro. Tre «emiri» hanno preso posizione contro Umarov che, tuttavia, è riuscito a prevalere. Ed è probabile che i «falchi» abbiano deciso di passare all’azione usando un apparato che ha già insanguinato Mosca. Per i servizi di sicurezza gli attacchi potrebbero essere opera della «Brigata Riad us sahileen» , unità che raccoglie uomini e donne. Reclute agganciate dal «maestro dei kamikaze» , Alexander Tikhomirov, un giovane siberiano passato con i ceceni. Fino alla sua morte, avvenuta in marzo durante un conflitto a fuoco, il separatista ha preparato una falange di attentatori suicidi. Ha curato l’addestramento, ha studiato i punti deboli del sistema di trasporto russo, ha dedicato energie alla propaganda. In un rapporto redatto dalla polizia dopo un duplice attentato nel metrò di Mosca si è sottolineato che ci sono in circolazione almeno 23 «vedove nere» , donne legate a militanti caduti in battaglia. Un numero che però potrebbe essere cresciuto in vista di una nuova offensiva. Con in mente gli obiettivi di sempre: treni, metrò e aeroporti. Nonmeno preoccupante per gli apparati di sicurezza gli arresti di ceceni in Europa. In Danimarca, un ex pugile è rimasto ferito in un fallito attacco: voleva colpire il giornale delle vignette blasfeme. In Belgio, la polizia ha catturato una cellula — composta da nord africani e «russi» — che lavorava per conto dell’Emirato Islamico del Caucaso. Presenze, unite ai militanti attivi nell’area tribale pachistana, che portano a collegamenti con una realtà qaedista. L’ampliamento del campo di battaglia è poi confermato dalla catena di omicidi compiuti dai sicari del presidente ceceno filo-russo Kadyrov. I suoi uomini hanno eliminato esuli a Vienna, Istanbul e Dubai nel tentativo di tappare la bocca a chi denunciava le atrocità del regime. Ora la guerra è tornata a Mosca.

Per inviare la propria opinione a Libero e Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@libero-news.eu
lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT