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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Il Manifesto Rassegna Stampa
18.01.2011 Barak lascia il partito laburista e fonda Aztmaut
Cronaca di Aldo Baquis. Il quotidiano di Rocca Cannuccia travisa la situazione

Testata:La Stampa - Il Manifesto
Autore: Aldo Baquis - Michele Giorgio
Titolo: «Israele, Barak lascia i laburisti - Barak molla (e seppellisce) il Labour. L’ultra-destra di Netanyahu esulta»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 18/01/2011, a pag. 15, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Israele, Barak lascia i laburisti ". Dal MANIFESTO, quotidiano di Rocca Cannuccia, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "Barak molla (e seppellisce) il Labour. L’ultra-destra di Netanyahu esulta", preceduto dal nostro commento.
(nell'immagine a destra, Gerusalemme, la Knesset).
Ecco i pezzi:

La STAMPA - Aldo Baquis : " Israele, Barak lascia i laburisti "


Ehud Barak

Da ieri Israele non è più lo stesso Paese per il drammatico sfaldamento del partito laburista, che per decenni ne ha costituito la spina dorsale e ne ha elaborato la raison d’être ideologica.

Il colpo di grazia al partito che ha offerto dirigenti illustri come Ben Gurion, Peres e Rabin, è stato inferto da Ehud Barak, che ieri ne ha abbandonato senza preavviso la leadership per dare vita a una lista parlamentare autonoma di appena cinque deputati (su 120) Atzmaut (Indipendenza). Una formazione che è destinata a restare gregaria del Likud di Benyamin Netanyahu.

Barak, che fu premier dal 1999 al 2001, si è lasciato alle spalle una pattuglia di otto deputati, divisa e litigiosa. Alcuni potrebbero dare vita a una ulteriore lista autonoma, oppure confluire a testa bassa nel calderone centrista Kadima di Tzipi Livni. Da ieri il Partito Laburista, inteso come punto di riferimento obbligato della politica israeliana, appartiene al passato.

All’origine della scissione, ha spiegato Barack, insanabili conflitti ideologici fra quanti volevano spostare il partito troppo a sinistra e quanti - come lui - ritengono che dovesse restare una forza centrista, «fedele alla linea di Ben Gurion». Ai suoi oppositori Barak ha attribuito una invincibile inclinazione «all’autoflagellazione»: ossia una tendenza ad addossare esclusivamente a Israele la responsabilità dello stallo nei negoziati con i palestinesi. Ora avranno di fronte un esecutivo molto più omogeneo, fondato sul binomio Netanyahu-Barak, «disposto a compromessi, ma da una posizione di forza».

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Barak molla (e seppellisce) il Labour. L’ultra-destra di Netanyahu esulta "


Michele Giorgio

Riportiamo il pezzo di Michele Giorgio per la dose di comicità in esso contenuta.
Giorgio, ancora una volta, dà dimostrazione di non comprendere affatto la politica israeliana azzardando un paragone inappropriato con quella italiana.
Il parallelo non regge perchè, contrariamente a Berlusconi, Netanyahu non ha bisogno di voti di fiducia per continuare a governare. La nascita del partito Atzmaut di Ehud Barak porterà chiarezza nella politica israeliana, vista la deriva per partito laburista, ormai ben lontano dalla tradizione gloriosa di Ben Gurion.
Ecco il pezzo:

In Italia si autodefiniscono parlamentari con un senso di «responsabilità nazionale» e, in cambio di favori e garanzie future, sono pronti a puntellare il vacillante governo Berlusconi. In Israele si descrivono come «deputati centristi e sionisti» e come i colleghi italiani hanno abbandonato senza esitare il partito d’origine per dare una mano alla destra del premier Netanyahu. E’ questa la genesi di «Atzmaut» (Indipendenza), la fazione parlamentare (e futuro partito) fondata dal ministro della difesa israeliano Ehud Barak (foto) che ieri ha abbandonato il Partito laburista, che guidava dal 2007, portandosi dietro 4 deputati su 13. Un passo che, con ogni probabilità, chiude la storia del Partito laburista, dominatore della scena politica israeliana fino al 1977 (quando il Likud andò al potere per la prima volta) e da anni in forte declino e appiattito sulle politiche antiarabe e antipalestinesi della destra. Dai 56 deputati del 1969 i laburisti alla Knesset ai 13 del 2009, dietro al Likud di Netanyahu, ai (pseudo) centristi di Kadima e all’ultradestra razzista di Yisrael Beitenu. Sommerso da debiti per una decina di milioni di dollari e senza una linea politica condivisa, i resti del Labour potrebbero venire assorbiti da Kadima (all’opposizione) o migrare verso altre formazioni. Barak è stato fondamentale per la demolizione del suo ex-partito. Ieri un Netanyahu soddisfatto ha escluso che la nascita di «Atzmaut» e l’uscita dalla maggioranza dei rimanenti 3 ministri laburisti metteranno in difficoltà il suo governo. «Il governo è diventato oggi molto più forte», ha notato il primo ministro. E’ difficile dargli torto. Barak e i suoi fedelissimi hanno spiegato che «non si poteva più rimanere in un partito dove si litigava su tutto » e che il negoziato con i palestinesi è importante ma non c’è necessità di mettere fretta aNetanyahu, di fronte alle sfide che attendono Israele. Per questo qualcuno vede nella scelta compiuta da Barak la volontà di rimanere alla Difesa per guidare l’eventuale attacco militare alle centrali nucleari iraniane che la scorsa settimana il premier aveva descritto come un’opzione praticabile. D’altronde l’ex-leader laburista con un passato di ufficiale più decorato della storia di Israele, non ha mai nascosto di «lavorare per la pace (!) con unamano e di lasciare l’altra ben ferma con il dito sul grilletto». Due anni fa ha guidato l’attacco alla Striscia di Gaza con l’offensiva «Piombo fuso». Barak ha deluso persino i compiacenti alleati Usa che, ha scritto il quotidiano Haaretz, lo accusano di averli ingannati millantando di avere un peso notevole nelle scelte del governo al tavolo del negoziato. Il Labour si dissolve anche se nonmanca chi, come il ministro dimissionario del welfare, Yitzhak Herzog, vede nell’abbandono di Barak un’occasione per rilanciare il partito. Speranza che si infrange sulle parole del nuovo giovane segretario Hilik Bar, che, in un giro nella Cisgiordania palestinese sotto occupazione, ha affermato che il partito laburista «appartiene al centro» e si sente «più vicino agli abitanti delle colonie ebraiche che alla sinistra».

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