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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale - Il Foglio - Il Manifesto Rassegna Stampa
05.01.2011 I cristiani vanno eliminati, è scritto nel Corano
Commenti di Fiamma Nirenstein, Carlo Panella. Il quotidiano comunista non resiste e fa propaganda

Testata:Il Giornale - Il Foglio - Il Manifesto
Autore: Fiamma Nirenstein - Carlo Panella - Michele Giorgio
Titolo: «Le stragi di cristiani? Tutto scritto nel Corano - Le offese di al Tayeb, frutti amari di un dialogo pasticciato - L’intifada dei copti, in migliaia si scontrano con la polizia al Cairo e Alessandria»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 05/01/2011, a pag. 9, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Le stragi di cristiani? Tutto scritto nel Corano " preduto da un nsotro coomento. Dal FOGLIO, a pag. 3, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Le offese di al Tayeb, frutti amari di un dialogo pasticciato ". Dal MANIFESTO, a pag. 9, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "L’intifada dei copti, in migliaia si scontrano con la polizia al Cairo e Alessandria ", preceduto dal nostro commento. Ecco i pezzi:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Le stragi di cristiani? Tutto scritto nel Corano "

Ci vuole fegato, altrimenti detto coraggio, a scrivere che il Re è nudo, in questo caso che la radice del male sta in quello che la stoltezza dell'Occidente continua a ritenere un libro di pace. Fiamma Nirenstein demistifica questa narrativa menzognera con parole chiare che arrivano direttamente all'obiettivo. Complimenti. 


Fiamma Nirenstein

Come fermeremo le uccisioni di cristiani nel mondo islamico, come si evita la prossima strage in Irak, in Turchia, nelle Filippine, in Nigeria, ovunque alberghino gruppi islamisti? Prima di tutto, chiamandole per nome e cognome: non si tratta di «intolleranza religiosa» ideologica, non di casuali «gruppi di fondamentalisti» né di «alcuni terroristi». Se si guarda la carta geografica, è ormai maculata da stragi espulsioni, rapimenti, chiese vandalizzate... È il mondo islamista nella sua vasta, massiccia terribilità che colpisce i cristiani, e la responsabilità è di chi per opportunismo o per paura di rappresaglie sui cristiani ha ritenuto che col silenzio avrebbe pacificato gli aggressori. Il fatto che appena il Papa ha protestato chiamando il mondo islamico «mondo islamico» il Mufti di Al Azhar abbia esclamato «ingerenza», la dice lunga sul paradosso dell’atteggiamento dell’islam istituzionale: che sarà mai qualche morto, taccia il secolare nemico romano.
Se lo si chiede al teologo e professor padre Peter Madros, oggi al Patriarcato di Gerusalemme, per tanti anni direttore della scuola dei Freres a Betlemme, un sacerdote che ha combattuto la decimazione dei cristiani a Betlemme senza fare sconti anche agli israeliani, pure egli mi indica chiaro, per capire, il testo del Corano: «Dopo pagine sulla concordia che deve vigere, pur nella sottomissione dei cristiani e degli ebrei che (versetto 9/29) devono comunque pagare la Gizia (la tassa per i non musulmani, ndr) se non abbracciano l’Islam, c’è un altro verso rivelatore (5/51): non lasciatevi dominare né dagli ebrei né dai cristiani».
Il nodo è tutto qui:il mondo islamista è determinato a costruire un mondo in cui i due comprimari siano tenuti in stato di sottomissione culturale, religiosa, politica. Ed è invece accaduto negli ultimi sette secoli che il mondo occidentale abbia preso il sopravvento, dichiarando così, nell’interpretazione bigotta di vaste organizzazioni e persino di Stati interi, come l’Iran, una guerra contro l’Islam che deve ancora essere vinta. Naturalmente non tutti la pensano così, ma le bombe fanno rumore, mentre la buona volontà non si sente. Nel 1919 la rivoluzione egiziana portava per egida una bandiera verde con la mezzaluna e la croce. Sia i musulmani che i cristiani erano parte di una rivoluzione nazionalista contro il colonialismo britannico. Ma le elite dei nostri decenni, spaventate anche dall’omicidio di Sadat che aveva concluso la pace con Israele, hanno lasciato spazio a un processo di islamizzazione strisciante che pacificasse i gruppi più aggressivi, come la Fratellanza Musulmana. I libri di testo nelle scuole rappresentano oggi l’Egitto come un Paese solo islamico e includono testi anticristiani. Il trapianto di organi fra musulmani e cristiani è proibito per una decisione del sindacato dei dottori, che come altri è dominato dalla Fratellanza Musulmana. Il governo recentemente ha bloccato la costruzione di una scala in una chiesa copta, e i copti, continuamente aggrediti (8 furono uccisi un anno fa) non esistono in politica benché siano il 10 per cento della popolazione. Mubarak, che così facendo tiene a bada la Fratellanza tanto che l’ha emarginata alle ultime elezioni, fa come l’Arabia Saudita, lo Yemen, la Siria, la Giordania e più lontano il Pakistan: crede di domare il domatore, che invece viene messo in grado di sguinzagliare il suo odio a piacimento, mettendo a repentaglio anche la sua leadership. Le televisioni iraniane, libanesi, turche... hanno accusato i “sionisti” della strage di Capodanno. Ma sì, perché non cercare di colpire almeno un po’ gli ebrei anche in questa occasione? È nello stile della casa: dal pogrom Farhud di Bagdad nel 1941 in cui furono uccisi 180 ebrei, e poi in Libia (130 morti), e poi in Turchia (tre attacchi alle sinagoghe dall’86 a oggi, 47 morti) a tutte le violenze che hanno causato la fuga di quasi tutti gli ebrei, il mondo islamico ha fatto fuggire da 600mila a un milione di ebrei. Profughi irriconosciuti dall’Onu, come i cristiani fuggiti dallo stesso mondo in cui ormai la popolazione cristiana, una volta quella originale, è ridotta al 6 per cento.
www.fiammanirenstein.com

Il FOGLIO - Carlo Panella : " Le offese di al Tayeb, frutti amari di un dialogo pasticciato "


Carlo Panella

Roma. Le parole offensive pronunciate contro Benedetto XVI da Ahmed al Tayeb, imam di al Azhar, dopo l’ultima strage di cristiani, chiudono una pluridecennale fase del dialogo interreligioso che ha avuto in monsignor Michael Fitzgerald, per anni responsabile del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e oggi nunzio al Cairo, l’esponente di punta. Al Tayeb ha accusato il Papa di avere fatto “un intervento inaccettabile negli affari dell’Egitto” e ha aggiunto, provocatoriamente: “Perché il Papa non ha chiesto la protezione dei musulmani quando venivano massacrati in Iraq?”. Un attacco frontale quanto ingiustificato perché innumerevoli sono stati gli interventi sia di Papa Wojtila, sia di Papa Ratzinger innanzitutto di opposizione alle guerre decise dagli Stati Uniti in terra d’islam e poi di cordoglio e profonda deprecazione a fronte di tutti gli attentati contro musulmani in Iraq (strage degli sciiti di Kadimya e altre) e in altri paesi. Quella di al Tayeb non è una svista, ma una lucida scelta che evidenzia un dissidio drammatico tra l’islam di al Azhar e le altre fedi, accuratamente evitato dai fautori del dialogo interreligioso: l’ossessione islamica per l’apostasia e quindi l’opposizione a ogni proselitismo cristiano. Sarebbe un errore attribuire solo all’iniziativa di al Qaida il crescere delle stragi di cristiani: i terroristi islamici hanno deciso di scegliere oggi i cristiani come vittime perché ben sanno che nell’intera umma sta crescendo una vera e propria isteria nei confronti della apostasia, quindi della conversione di musulmani al cristianesimo. L’accusa ai copti di fomentare l’apostasia dei musulmani ha provocato quasi tutte le stragi di copti in Egitto. E al Azhar è la punta di diamante di questa posizione settaria: membro del comitato scientifico di al Azhar è Muhammad Imarah, che nel 2009 ha pubblicato “Il libro contro i cristiani”, in cui sostiene che anche solo affermare che “Gesù Cristo è figlio di Dio” è politeismo passibile della pena di morte e che il cristianesimo è una religione politeista e che va combattuta”. Direttrice del dipartimento femminile di Studi islamici a al Azhar è Soad Saleh, che nel 2009 ha sostenuto che “chi rinuncia all’islam è un apostata e merita di essere ucciso”, pena che auspica che la giustizia egiziana commini a Mohamed Hegazy, convertitosi al cristianesimo. Pure, in decenni di dialogo interreligioso, mai, da parte vaticana, mai da parte di monsignor Fitzgerald si è contestato il divieto assoluto di proselitismo e conversione che in molti paesi islamici porta alla morte e che nelle “laiche” Siria e Algeria porta al carcere. A fronte di questo scoglio nel rapporto tra le fedi, Fitzgerald ha sempre assunto una posizione relativista. Quando Nura, convertita musulmana in Italia gli scrisse: “Ci sentiamo abbandonati, dopo la conversione non abbiamo nessuno che ci sostenga, chiediamo aiuto alla chiesa”, così le rispose: “Si devono sempre chiedere le motivazioni di questo cambiamento. Talvolta si presenta con il desiderio di essere un vero italiano. Ma uno potrebbe essere italiano e al tempo stesso essere musulmano. Avrei una preoccupazione all’arrivo, nel senso dell’accoglienza nella comunità cristiana”. Si comprende perché il cardinal Ratzinger, secondo quanto riporta Sandro Magister, abbia sempre deprecato “la deplorevole superficialità e il dilettantismo” di cui dava prova il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso diretto da Fitzgerald. Per questo l’ha declassato, inviandolo come Nunzio al Cairo. Ma Fitzgerald ha continuato a seguire la sua linea, sino a organizzare un incontro in Vaticano tra il Papa e l’allora imam di al Azhar al Tantawi, talmente mal impostato che lo stesso al Tantawi bruscamente lo disdisse. Oggi, i frutti avvelenati di quel dialogo interreligioso così mal impostato maturano.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " L’intifada dei copti, in migliaia si scontrano con la polizia al Cairo e Alessandria "


Michele Giorgio

Il titolo dell'articolo è scorretto e inappropriato. 'Intifada' è un termine che si riferisce ai palestinesi, che il Manifesto ama definire per ciò che non sono, vittime. I copti, invece, vittime lo sono, della violenza islamica. I copti non fanno attentati, i seguaci di Hamas e di Arafat, invece sì. Il fatto che i cristiani protestino contro la polizia egiziana che non li difende non li rende simili ai terroristi palestinesi.
Il paragone tra intifada e copti, per questi motivi non regge.
E' da notare che Michele Giorgio non l'aveva azzardato nell'articolo, ma ci ha pensato qualcuno della redazione. Perchè un accenno contro Israele e pro Palestina non deve mancare mai.
Ecco il pezzo:

A cinque giorni dalla strage di Capodanno, ad Alessandria si moltiplicano gli appelli alla calma rivolti agli egiziani copti stanchi del regime di Mubarak che li discrimina e non fa nulla di serio per proteggerli. A tentare di smorzare la tensione è stato ieri il papa copto Shenouda III, citato dall’Osservatore Romano, che ha lanciato un appello alla calma, dopo le manifestazioni violente, con lanci di sassi e bottiglie, dimigliaia di dimostranti copti che lunedì sera ad Alessandria e Shubra (Cairo) hanno fatto decine di feriti, tra i quali alcuni poliziotti. Il clima è torrido e si annunciano nuove manifestazioni. «Chiedo ai nostri fratelli di mantenere la calma, che è in grado di risolvere tutti i problemi » ha esortato Shenouda III. Appelli a ridurre la tensione anche da esponenti islamici, in vista delNatale ortodosso che cade il 7 gennaio, quindi di venerdì, giorno di preghiera per i musulmani. Gli imam egiziani hanno annunciato che i sermoni saranno dedicati alla condanna degli attentati e all’unità tra islamici e copti. I cristiani egiziani sono esasperati, perché giungono nuovi avvertimenti da parte di siti qaedisti che annunciano altri attentati ed attacchi armati contro i copti mentre aumenta con il passare dei giorni il numero delle vittime dell’attacco kamikaze contro la chiesa dei Santi di Alessandria. Ieri era salito a 23 e diversi feriti lottano ancora tra la vita e lamorte. I copti ora chiedono che l’Assemblea del Popolo (Parlamento) approvi subito una legge contro le violenze settarie. «Pretendiamo una legge che impedisca a chiunque di istigare all’odio nei confronti delle altre comunità religiose», ha spiegato Najib Jibrail, consigliere di Shenuda III, «nonché l’introduzione nel paese di una vera libertà religiosa, che consenta a chiunque di potersi convertire a qualsiasi fede». Jibrail non ha risparmiato accuse al governo, sottolineando che la protezione delle chiese annunciata dall’esecutivo avverrebbe solo a parole dato che la polizia non hamai predisposto un efficace sistema di sicurezza. «Gli agenti sono pochi e di notte molti di loro dormono », ha polemizzato il consigliere di Shenuda III. Fonti dei servizi di sicurezza hanno confermato che l’attentato non è stato provocato da un autobomba, come era sembrato in un primo momento,ma da un kamikaze. Con l’analisi del dna dei cadaveri ritrovati dopo l’attentato, sarebbero stati individuati brandelli del corpo dell’attentatore, che sembrerebbe essere un giovane egiziano. Una versione molto diversa da quella riportata ieri dal quotidiano al-Masri al-Youm secondo il quale una testa con lineamenti afghani o pachistani è stata rinvenuta fra le macerie della chiesa. Per un altro quotidiano, Al Akhbar, l’attentatore era un trentenne e oltre ad uno zaino contenente del tnt è possibile che indossasse anche una cintura esplosiva.

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