Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/12/2010, a pag. 16, l'articolo di Francesco Alonzo dal titolo "Danimarca, sventata strage nel giornale delle vignette". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "L'eterna fatwa scandinava", preceduto dal nostro commento.

Ecco i pezzi:
La STAMPA - Francesco Alonzo : " Danimarca, sventata strage nel giornale delle vignette "


Mirava a fare una strage di giornalisti danesi l’attentato terroristico che, in un’operazione congiunta, le polizie danese e svedese hanno sventato ieri nel centro di Copenhagen.
Cinque persone sono state arrestate, sospettate di preparare un imminente attacco alla redazione del quotidiano Jyllands Posten che aveva pubblicato dodici vignette di Maometto nel settembre del 2005, sollevando l’indignazione di tutto il mondo musulmano. Il ministro della giustizia danese, Lars Barfoed, ha detto che si tratta del più grave complotto terroristico organizzato finora in Danimarca e ha aggiunto che i terroristi, provenienti da ambienti dell’estremismo islamico, intendevano introdursi nella sede del giornale a Copenhagen, nello stesso edificio in cui si trova l’altro quotidiano, Politiken , «per uccidere il maggior numero possibile di persone».
Tre delle persone arrestate hanno cittadinanza svedese, uno di loro è di origine tunisina, un altro è di nascita libanese. Un quarto arrestato ha invece passaporto tunisino. I tre terroristi provenienti dalla Svezia risiedono nel quartiere di Rinkeby, alla periferia di Stoccolma. Sono giunti in Danimarca, nella notte fra martedì e mercoledì, a bordo di una Toyota Avensis che avevano noleggiato presso la stazione di rifornimento della Statoil a Kista, vicino alla loro residenza. Gli arresti sono stati eseguiti in un appartamento in via Mörkhöjvej, a Herlev, e in una casa di Hedelyparken, a Greve, messi a disposizione da un’organizzazione islamica tenuta sotto osservazione dalla polizia danese.
Nelle perquisizioni effettuate dopo gli arresti, la polizia segreta danese Pet ( Politiet Efterretningstjeneste ) ha sequestrato strisce di plastica destinate a fungere da manette, armi da fuoco con relativi silenziatori e munizioni.
«L’attacco sarebbe dovuto avvenire nei prossimi giorni con l’intenzione di uccidere il massimo numero di persone presenti nell’edificio», ha spiegato il capo del Pet, Jakob Scharf. Il capo della Säpo (polizia segreta svedese), Anders Danielson ha dichiarato a sua volta, in conferenza stampa, che il progettato attacco terroristico rientra in una strategia tendente a vendicare gli insulti a Maometto fatti sia con le caricature pubblicate dal giornale danese con i disegni dell’artista svedese Lars Vilks in cui Maometto era raffigurato con il corpo di un cane, oltre che a condannare la presenza di soldati danesi e svedesi in Afghanistan.
Danielson ha aggiunto che «dopo l’attacco terroristico, fortunatamente fallito, del kamikaze Taimour Abdulwahab l’11 dicembre nel centro di Stoccolma, abbiamo individuato e schedato 200 elementi pericolosi, tutti appartenenti a nuclei estremisti islamici in Svezia. Ciò ci ha consentito di seguire e prevenire gli individui che stavano organizzando la strage di Copenhagen».
Non si esclude il fermo o l’arresto, nei prossimi giorni, di altri elementi legati all’attacco terroristico, sia in Svezia che in Danimarca.
Il FOGLIO - " L'eterna fatwa scandinava "


Ha ragione Il Foglio, bisogna essere solidali con Jyllands Posten, non permettere al fondamentalismo islamico di limitare la nostra libertà d'espressione. Il modo migliore per farlo è ripubblicare le vignette di Kurt Westergaard, i quotidiani italiani lo faranno? Se no sono solo chiacchiere.
Ecco il pezzo:
E’ il più grave complotto terroristico nella storia della Danimarca da quando, cinque anni fa, il quotidiano Jyllands Posten pubblicò le vignette su Maometto. Doveva essere un attacco in “stile Mumbai” con obiettivo il giornale più minacciato dall’internazionale jihadista.
Si salda la connection nordeuropea: alcuni arrestati avrebbero passaporto svedese, come l’attentatore di Stoccolma. Un anno fa aveva rischiato di morire l’autore delle caricature, Kurt Westergaard.
La fatwa contro gli austeri giornalisti e vignettisti scandinavi si autorigenera e non si placa.
La battaglia ingaggiata dal fondamentalismo islamico contro la libertà d’espressione in occidente si è come incarnata nell’edificio che ospita il Jyllands Posten. Vi si entra dopo aver superato una barriera di filo spinato alta due metri e lunga un chilometro. Videocamere ovunque, poliziotti a difesa dell’edificio, neanche fosse un consolato americano in medio oriente. L’accesso è ostacolato da grandi pietre e l’ingresso per le auto è consentito tramite un cancello a doppia chiusura, come nelle banche. I dipendenti possono entrare soltanto con un codice personale.
Sei anni fa ci si poteva intrattenere in sofismi sulla ragionevolezza delle vignette, ma da quando questi disegni sono diventati il pegno delle nostre libertà, da quando una schiera di scrittori e artisti è stata arruolata a forza nella black list della paura, il cosiddetto mondo “libero” non dovrebbe mostrarsi pavido nella solidarietà ai giornalisti danesi. Il prezzo che pagherebbe sarebbe vedere trasformare tutta l’Europa in un grande Jyllands Posten. Il jihadismo latente è sotto le nostre case, ormai.
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