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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.12.2010 La corte d'appello di Milano conferma l'assoluzione per Nicolò Pollari
Una buona notizia. Commento del Foglio, cronaca ostile di Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera
Autore: La redazione del Foglio - Luigi Ferrarella -Giuseppe Guastella
Titolo: «Il segreto di stato spiegato ai manettari - Abu Omar e il segreto di Stato Pollari 'non giudicabile'»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/12/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Il segreto di stato spiegato ai manettari ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 26, la cronaca di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella dal titolo " Abu Omar e il segreto di Stato Pollari 'non giudicabile' ".
Non stupisce più di tanto l'ostilità del Corriere alla assoluzione di Pollari, lo 'stile' è molto simile nel tono alle cronache di Repubblica. 
Ecco i due articoli:

Il FOGLIO - " Il segreto di stato spiegato ai manettari "


Nicolò Pollari

La corte di appello di Milano ha confermato l’assoluzione dell’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e del suo vice Marco Mancini per il sequestro dell’imam Abu Omar. I due erano già stati prosciolti in primo grado perché ingiudicabili, visto che l’apposizione del segreto di stato su alcuni aspetti della vicenda rendeva loro impossibile difendersi nel merito. La procura milanese aveva interpellato la Corte costituzionale, che aveva giudicato legittima l’apposizione del segreto e le sue ovvie conseguenze giudiziarie. In termini di diritto la questione era già definita, ma la procura ha voluto insistere, sottoponendo gli imputati a un nuovo processo del tutto superfluo, solo per dare pubblicità alla propria tesi complottista, che già aveva arrecato danni seri alla funzionalità dei servizi di sicurezza e ai loro collegamenti internazionali, indispensabili nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica. Nella stessa sentenza, però, suona ingiusta la conferma delle condanne per favoreggiamento (in relazione a un reato non giudicabile) comminate ai funzionari di grado inferiore: Pio Pompa, cui si imputa di aver parlato per telefono di fatti già pubblicati in precedenza da libri e giornali, e il generale Luciano Seno, noto per la cattura di Renato Curcio. Così il teorema indimostrabile (e incostituzionale secondo la Consulta) della procura milanese, anche se ha mancato il bersaglio, ha colpito con accuse trasversali i gangli intermedi di una struttura delicata come quella dei servizi di sicurezza. E’ difficile sottrarsi alla sensazione che irrogare condanne a chi avrebbe favorito i vertici del servizio, risultati ingiudicabili per l’apposizione del segreto, sia l’effetto di una volontà di ritorsione più che di una valutazione delle responsabilità. C’è da sperare che la Cassazione ponga rimedio a questo squilibrio.

CORRIERE della SERA - Luigi Ferrarella - Giuseppe Guastella : " Abu Omar e il segreto di Stato Pollari 'non giudicabile' "


Abu Omar

MILANO — La giustizia dell’ «ancorché» cala anche in Corte d’appello, una coltre di segreto di Stato su una parte (quella degli ex vertici del servizio segreto militare Sismi) del processo per il rapimento a Milano il 17 febbraio del 2003 dell’imam egiziano Abu Omar, all’epoca indagato dai pm italiani per terrorismo internazionale, sequestrato da agenti Cia, fatto passare per la base di Aviano, trasferito in Egitto, torturato, e rilasciato dopo una lunga detenzione. Il 3 aprile 2009, infatti, nel risolvere l’intreccio di conflitti di attribuzione tra governo, Procura e tribunale sollevato dagli esecutivi sia di Prodi sia di Berlusconi, la Corte costituzionale aveva stabilito che «il segreto di Stato non ha ad oggetto il reato di sequestro in sé, accertabile dall’autorità giudiziaria nei modi ordinari, bensì i rapporti tra 007 italiani e stranieri, e gli assetti organizzativi ed operativi del Sismi, ancorché in qualche modo collegati al fatto di reato» . Come conseguenza, e come già il 4 novembre 2009 in primo grado il giudice Oscar Magi, ieri la terza Corte d’appello indagato dai pm italiani per terrorismo internazionale, sequestrato da agenti Cia, fatto passare per la base di Aviano, trasferito in Egitto, torturato, e rilasciato dopo una lunga detenzione. Il 3 aprile 2009, infatti, nel risolvere l’intreccio di conflitti di attribuzione tra governo, Procura e tribunale sollevato dagli esecutivi sia di Prodi sia di Berlusconi, la Corte costituzionale aveva stabilito che «il segreto di Stato non ha ad oggetto il reato di sequestro in sé, accertabile dall’autorità giudiziaria nei modi ordinari, bensì i rapporti tra 007 italiani e stranieri, e gli assetti organizzativi ed operativi del Sismi, ancorché in qualche modo collegati al fatto di reato» . Come conseguenza, e come già il 4 novembre 2009 in primo grado il giudice Oscar Magi, ieri la terza Corte d’appello (Silocchi-Manca-Tucci), pur convinta che sia stato compiuto un sequestro di persona, e che a commetterlo siano stati quantomeno gli agenti della Cia (insieme a Luciano Pironi, maresciallo del Ros dei carabinieri che patteggiò una pena) individuati dalle indagini dei pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, ha ribadito il «non doversi procedere» per l’allora direttore del Sismi, Nicolò Pollari, e per il dirigente Marco Mancini: «perché l’azione penale, per quanto legittimamente iniziata, non può essere proseguita per esistenza del segreto di Stato» . Se innocenti, Pollari e Mancini sono dunque vittime del dover rispettare un fondato segreto di Stato a tutela della sicurezza nazionale. Se invece colpevoli, il generale e lo 007 (per i quali il pg Piero De Petris chiedeva 12 e 10 anni di carcere) sono due miracolati dal trucco di un segreto di Stato strumentale. Nelle future motivazioni della sentenza si vedrà se anche i giudici d’Appello riterranno, come il tribunale, che l’ «estensione abnorme» di segreto di Stato giustificata dalla Corte costituzionale crei, a causa della conseguente «inutilizzabilità processuale» delle prove sul Sis m i , u n a «z o n a d i indecidibilità processuale» , un «ombrello immunitario» ai confini di una «possibile eccezione assoluta ed incontrollabile allo Stato di diritto» . E anche se sottoscriveranno o meno l’incidentale giudizio di tribunale sul fatto che Pollari (poi nominato al Consiglio di Stato) abbia «sicuramente partecipato ad attività di ostacolo e sviamento delle indagini» , assorbite però dalla più grave imputazione (concorso nel sequestro di persona) resa ora ingiudicabile dal segreto di Stato. Già dal dispositivo, invece, risalta che l’Appello calca la mano sui latitanti imputati della Cia, ai quali non riconosce più (diversamente dal tribunale) le attenuanti generiche: 9 anni (uno in più) all’ex capo della Cia a Milano Bob Lady, 7 anni (due in più) a 22 agenti, mentre per altri tre (tra cui l’allora capo della Cia in Italia, Jeff Castelli) il processo dovrà ricominciare per un errore nelle loro iniziali notifiche. Sul versante italiano, gli unici a pagare (perché la loro ipotesi di reato di «favoreggiamento» non è coperta dall’abbraccio del segreto di Stato) restano due funzionari del Sismi, Luciano Seno e Pio Pompa, quest’ultimo inizialmente coimputato dell’allora vicedirettore di Libero e oggi parlamentare pdl Renato Farina, uscito con un patteggiamento a 6 mesi convertiti in 6.800 euro: per Pompa e Seno c’è solo un leggero sconto, che lima la loro pena a 2 anni e 8 mesi, e che li esclude dal risarcimento di 1 milione e mezzo di euro a carico degli agenti Cia confermato dalla sentenza a favore di Abu Omar e di sua moglie.

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