Notizie di ordinaria criminalità arrivano da Gaza. Il GIORNALE riporta, oggi, 14/12/2010, a pag.14, le dichiarazioni su Israele, 'sedicente stato', mentre sul CORRIERE della SERA, a pag. 48, Francesco Battistini ricorda le esecuzioni che avvengono a Gaza nel silenzio generale dei media.
Ecco i pezzi:
Il Giornale- Hamas: " Israele è uno stato sedicente "

la bandiera di Hamas
«Noi non cederemo alcuna parte di terre e non riconosceremo il sedicente stato di Israele ». È quanto affermaHamasnel 23˚ anniversario della creazione del movimento palestinese. «Per noi la Palestina è integralmente la terra dei palestinesi » aggiunge il movimento nella nota, sottolineando che Gerusalemme «è la capitale dello Stato palestinese » e che falliranno «tutti i tentativi di ebraizzazione della città da parte di Israele ». Agli inizi di dicembre il capo di Hamas Ismail Haniyeh aveva aperto all’ipotesi di uno Stato palestinese sulla base dei confini stabiliti nel 1967 e con Gerusalemme capitale.
Corriere della Sera-Francesco Battistini: " Le condanne a morte di Hamas, nel silenzio dei finti pacifisti "


a sin. Hamas a destra Tzahal Hamas a Gaza
due modi di agire
Altri quattro. Appesi a un filo, in attesa d’essere appesi a un cappio. Un tribunale militare di Hamas, nei giorni scorsi, ha condannato a Morte un gruppetto di «collaborazionisti al servizio dei sionisti» . Non si sa esattamente che cos’abbia combinato il quartetto. Si sa che ci vuol poco a passare da spia, da quelle parti. E che «Hamas usa spesso giudici privi delle necessarie qualifiche» (rapporto 2010 di Amnesty International). «Progettavano rapimenti e uccisioni» , dice la sentenza. Forte del fatto che le condanne sono state pronunciate in absentia dei difensori e, soprattutto, nell’assenza d’una reazione internazionale. Con la pena di morte, va così. Ci s’indigna a seconda di chi la commina. La piccola Gaza, prigione a cielo aperto, produce una percentuale di sentenze capitali da far invidia alla Cina e agli Usa. Con la differenza che tutti se ne infischiano. Molte Ong che sono sempre pronte a firmare (sacrosanti) appelli ai governatori americani, a Pechino o ad Ahmadinejad, e che sostengono finanziariamente usa spesso giudici privi delle necessarie qualifiche» (rapporto 2010 di Amnesty International). «Progettavano rapimenti e uccisioni» , dice la sentenza. Forte del fatto che le condanne sono state pronunciate in absentia dei difensori e, soprattutto, nell’assenza d’una reazione internazionale. Con la pena di morte, va così. Ci s’indigna a seconda di chi la commina. La piccola Gaza, prigione a cielo aperto, produce una percentuale di sentenze capitali da far invidia alla Cina e agli Usa. Con la differenza che tutti se ne infischiano. Molte Ong che sono sempre pronte a firmare (sacrosanti) appelli ai governatori americani, a Pechino o ad Ahmadinejad, e che sostengono finanziariamente e politicamente Hamas, chissà perché diventano afone se si tratta di salvare i «servi d’Israele» . C’è una ventina di condannati, in attesa nel nuovo braccio della morte. Nessuno sa dire con precisione se e quanti finiranno davanti al boia: l’anno scorso li abbiamo visitati e almeno uno di quei detenuti, ha fatto sapere radiocarcere, là dentro non c’è più. Hamas — che in venti mesi ha ammazzato sommariamente una trentina di «spie» — finora non ha mai dato notizia di esecuzioni. Dice Amnesty che le condanne, al momento, restano sulla carta. «Noi siamo pronti in ogni momento» , dice il direttore del penitenziario: «Fucilazione per gli ex militari, impiccagione per gli altri, e una ghigliottina da restaurare nello scantinato» . Se nessuno deve toccare Caino, specie in queste terre bibliche, prima o poi a qualcuno toccherà dire qualcosa su questi Caini dimenticati dal mondo.
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