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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
12.12.2010 Gli ebrei di Erez Israel contro Rommel
L'articolo di Giancalo Meloni e il libro di Massimo Lomonaco

Testata:
Autore: Giancarlo Meloni
Titolo: «Quegli ebrei più furbi della 'volpe' Rommel"»

Sul GIORNALE di oggi, 12/12/2010, a pag.24, con il titolo " Quegli ebrei più furbi della 'volpe' Rommel", un articolo estremamente interessante di Giancarlo Meloni su un aspetto poco conosciuto della guerra contro il Terzo Reich.
Ne approfittiamo per richiamare l'attenzione dei nostri lettori sul libro di Massimo Lomonaco " La caccia di Salomon Klein " (Mursia editore), citato nell'articolo, che non abbiamo timore di definire uno fra i romanzi storici più appassionanti usciti quest'anno, e che raccomadiamo ai lettori di IC.
Ecco l'articolo:


Massimo Lomonaco      la copertina del libro         Rommel

Per il lettore che vive nel Terzo Millennio non è semplice tornare sui fatti della seconda Guerra mondiale. Ep­pure a volte emergono dei mo­menti, degli snodi epocali, in cui si avverte il bisogno di riesamina­re, pur con estrema cautela, quel piacevole ma ambiguo chiac­chiericcio che sempre accompa­gna il corso della Storia. Anche se costa qualche fatica ammette­re, per esempio, che i valzer e le mazurche dei panzer di Rom­mel nel deserto libico-egiziano, ’41-42, non erano solo la spetta­colare musica suonata da un «ar­tista » della guerra moderna, ma anche e soprattutto il risultato di un efficientissimo sistema di ra­dio­spionaggio che il generale te­desco aveva organizzato dal Cai­ro a Gerusalemme: occhi e orec­chi segreti che immancabilmen­te gli consentivano di conoscere e prevedere ogni mossa del ne­mico, l’8ª Armata britannica.
Diceva il più grande stratega degli ultimi secoli, Napoleone, che non aveva bisogno di genera­li bravi; gli bastava che fossero fortunati. Rommel fu uno di quei generali bravi, forse anche trop­po, che a un certo punto si trovò a dover fare i conti con la sfortu­na, e inevitabilmente perse la partita. Sfortuna materializzata in un pugno di uomini e donne ebrei combattenti dell’Haganah e del Palmach,all’epoca i gruppi armati del Movimento sionista in Palestina, che con una fulmi­nea operazione di
intelligence e sabotaggio neutralizzarono le centrali di ascolto dell’Afrika Kor­ps- il Raggruppamento motoco­razzato della W­ehrmacht sbarca­to in Libia nel novembre 1941 al­lo scopo di aiutare la 1ª Armata italiana in difficoltà- per conver­tirle in centrali di disinformazio­ne grazie all’aiuto di marconisti tedeschi catturati e costretti, con la tortura, a trasmettere false in­formazioni militari ai loro Co­mandi.
Documenti inediti recente­mente scoperti nel ministero de­gli Esteri della Germania e negli Archivi Militari di Friburgo da due studiosi, Klaus Mallmann dell’Università di Stoccarda e
Martin Cüppers dell’Università di Ludwisburg, indicano che tra gli eventi che portarono alla sconfitta dell’Afrika Corps a El Alamein ebbe un’importanza fondamentale proprio la cattu­ra, da parte di un gruppo di mili­ziani sionisti, dei sei uomini di un’unità speciale SS, l’Einsatz Kommando Egypt, inviata nelle retrovie britanniche per facilita­re l’avanzata di Rommel e orga­nizzare lo sterminio degli ebrei di Palestina con l’aiuto degli ara­bi. Anche Massimo Lomonaco, nel libro La caccia di Salomon Klein (Mursia) utilizza gli stessi documenti per raccontare que­sta singolare vicenda bellica.
In quei drammatici mesi dei primi anni Quaranta,l’Egitto,e Il Cairo in particolare, somigliava­no in qualche modo alla Casa­blanca di Ingrid Bergman e Humphrey Bogart, dove dai mu­ri­delle ambasciate e dei consola­ti, se avessero potuto parlare, Dio solo sa quali fosche storie di intrighi, agguati e sanguinosi cri­mini sarebbero mai uscite. La cit­tà, capitale del regno di Faruk sot­to controllo britannico, era sede del ministro inglese per il Medio Oriente, Walter Guinnes, e del­l­’alto Commissario per la Palesti­na, Harold Mc Michael. In gran segreto vi si riunivano David Ben
Gurion, presidente mondiale dell’Associazione Ebraica; Be­gin, leader dell’Irgun zwai leu­mi, la più antica organizzazione politico-militare sionista; Yitzak Sadeh, l’ex ufficiale dell’Armata Rossa comandante del Palma­ch; Weizmann e Alterman, capi dell’Haganah. Il Gran Muftì di Gerusalemme Amin al Husseini che, filonazista, risiedeva a Berli­no, disponeva al Cairo di un’im­portante base operativa dei «Fra­telli Musulmani» per sostenere la Guerra Santa contro gli ebrei, mentre vi erano di guarnigione Gamal Nasser e Anwar el Sadat, i fondatori del «Movimento dei Giovani Ufficiali» egiziani, en­trambi arrestati dagli inglesi per­ché filotedeschi.
Lo stesso Chur­chill talvolta si incontrava con gli alti ufficiali del Quartier generale britannico in Medio Oriente in un salone dell’albergo «Majesty».
Il generale Bernard Montgo­mery vi mise piede la prima volta il 16 agosto 1942, convocato da Churchill per sostituire nel co­mando dell’8ª Armata Claude Auchinleck. Militare della mi­gliore tradizione, quasi ascetico e religiosissimo, Montgomery non beve, non fuma, non fre­quenta giovani donne disponibi­li. Prudente e pianificatore di ogni mossa nei minimi dettagli, intuisce che per vincere bisogna dimostrare ai soldati che Rom­mel
non è imbattibile. Il Finger­spitzgefuhl
(sesto senso) dello stratega nemico non è infatti al­tro che un ingegnoso, efficientis­simo servizio di radiointercetta­zioni e radioinformazioni che puntualmente gli arrivano dalla Compagnia Trasmissioni «Hor­ch » del capitano Seebohm, in gran parte dislocata nei pressi di El Alamein, e dagli addetti alla cellula spionistica «Missione Condor», sistemata in una chiat­ta ancorata sul Nilo.
«Condor» viene scoperta e neutralizzata il 10 agosto ’42 gra­zie a una «soffiata»della danzatri­ce del ventre amante di uno de­gli a­genti tedeschi incaricati del­la complessa operazione di intel­ligence.
I due uomini, sorpresi e catturati dall’Haganah,non han­no il tempo per distruggere il lo­ro segreto sistema di cifratura e decifratura dei messaggi, il Codi­ce Nero, che da quel momento viene utilizzato dagli inglesi per depistare Rommel.«Condor»di­venta così il tallone d’Achille del feldmaresciallo perché gli spe­cialisti in radiotrasmissioni del­l’ 8ªArmata,a sua insaputa,conti­nuano a utilizzarlo per informar­lo di ciò che Montgomery vuole fargli sapere.
Proprio questo imprevisto, de­cisivo rovesciamento delle posi­zioni ha intrigato gli storici, fino a ieri all’oscuro della realtà di alcu­ni fatti e dell’importanza deter­minante per le sorti del conflitto di quell’eccezionale intervento dei commando ebraici. Basti pensare che, in quei giorni, una sconfitta di Rommel, più che sor­prendente e inspiegabile sem­brava assurda. Convinzione che diviene uno dei principali cataliz­zatori della resistenza sionista, per di più messa in allarme dalla notizia che uno «Junker» tede­sco ha sbarcato a poca distanza dall’Oasi di Baharya,in pieno ter­ritorio egiziano, l’Einsatz Kom­mando Egypt, un gruppo di sei agenti nazisti guidati dal colon­n­ello SS Walter Rauff con l’obiet­tivo
di facilitare l’avanzata del­l­’Afrika Korps e di organizzare as­sieme agli arabi lo sterminio di tutti gli israeliti di Palestina.
E proprio per catturare e elimi­nare gli uomini dell’Einsatz Kommando e per localizzare e distruggere i principali supporti di informazione dislocati dai te­deschi in Egitto e Africa setten­trionale, decine e decine di mili­tanti dell’Haganah diventano spazzini e venditori ambulanti, commessi, baristi, fiorai e giorna­lai, camerieri, idraulici e nullafa­centi, tutti mobilitati per control­lare palmo a palmo città e villag­gi. Intanto «Ultra», prodigiosa macchina per decrittare i mes­saggi in codice, la vera arma se­greta inglese che riesce a intercet­tare e leggere in chiaro i segnali del pur avveniristico «Enigma», il sistema di radiotrasmissione nemico, il 24 settembre capta e traduce il dispaccio con cui Rom­mel informa l’Alto Comando Wehrmacht del suo immediato rimpatrio per curarsi una grave forma di epatite. Tutto lo sforzo dello Stato maggiore germanico per nascondere l’imbarazzante incidente risulta così inutile. Montgomery ora conosce perfet­tamente la difficile situazione in cui si trova l’Afrika Korps, com­preso il nome del temporaneo sostituto del comandante, il me­diocre generale Stumme. Tutto l’esercito italo-tedesco in Libia e Egitto è ormai alla mercé degli in­glesi.


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