Riportiamo dal sito internet del CORRIERE della SERA, la pagina del blog di Lorenzo Cremonesi dal titolo "Wikileaks e Israele", preceduto dal nostro commento. Dalla STAMPA, a pag. 6, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Armi, miniere e farmaci I siti strategici per gli Usa ".
Ecco i due pezzi:
CORRIERE della SERA - Lorenzo Cremonesi : " Wikileaks e Israele "

Lorenzo Cremonesi
Il pezzo di Cremonesi non è stato pubblicato sull'edizione cartacea del Corriere della Sera. Peccato, contiene alcune frasi interessanti che forniscono un'analisi corretta della situazione in Medio Oriente : "Tra le rivelazioni di WikiLeaks riguardanti il Medio Oriente c'è quella per cui diversi Stati Arabi, con Arabia Saudita in testa, considerano l'Iran molto più pericoloso che non Israele (...)Sapevamo da molto tempo ormai che lo spettro della "minaccia" israeliana è spesso alimentato a bella posta dai regimi nella regione per distrarre il pubblico dai reali problemi interni (...)Dovrebbe essere evidente che la questione israelo-palestinese è ormai solo una delle tante problematiche del Medio Oriente. E non la più grave.".
I regimi islamici della zona utilizzano Israele come spauracchio per distrarre la popolazione dai problemi reali. Una cosa che, come scrive Cremonesi, si sa da tempo. Eppure i quotidiani sono restii a scriverlo. Il pezzo di Cremonesi è isolato, ma sarebbe stato utile diffonderlo anche sull'edizione cartacea. Perchè non è stato fatto ?
Ecco l'articolo:
Tra le rivelazioni di WikiLeaks riguardanti il Medio Oriente c'è quella per cui diversi Stati Arabi, con Arabia Saudita in testa, considerano l'Iran molto più pericoloso che non Israele. Non è veramente una novità. Ma ora ha un carattere di maggior ufficialità. In senso più ampio: le tensioni tra sciiti e sunniti sono per alcuni degli attori coinvolti molto più acute e minacciose che non quelle tra Israele e mondo islamico. Sapevamo da molto tempo ormai che lo spettro della "minaccia" israeliana è spesso alimentato a bella posta dai regimi nella regione per distrarre il pubblico dai reali problemi interni. Già nel 1991 gran parte del mondo arabo fu ben contenta di sostenere la guerra americana contro l'Iraq di Saddam Hussein, isolando poi Yasser Arafat (che invece Saddam aveva sostenuto) e relegando la questione palestinese a fanalino di coda delle proprie preoccupazioni.
Certo è che siamo ben lontani dalle guerre del 1967 e 1973. La questione palestinese è ormai una causa marginale tra i "Paesi fratelli". Forse non se ne sono accorti in ampi settori della sinistra europea. Ma WikiLeaks dovrebbe contribuire ad aprire gli occhi. Così come dovrebbe aprire anche quelli di coloro che, tra i difensori del nazionalismo israeliano, sostengono a spada tratta la politica della durezza contro ogni compromesso con i palestinesi in nome della sacra difesa contro "l'accerchiamento arabo". Israele dalle sue parti non è più solo contro tutti. Nasser e persino i tempi della prima intifada sono morti da un pezzo. Dovrebbe essere evidente che la questione israelo-palestinese è ormai solo una delle tante problematiche del Medio Oriente. E non la più grave.
La STAMPA - Maurizio Molinari : " Armi, miniere e farmaci I siti strategici per gli Usa "

Maurizio Molinari
Cavi sottomarini, miniere, dighe, centri di produzione di vaccini, fabbriche di armamenti e un numero selezionato di luoghi geografici: è la mappa minuziosa dei luoghi di «importanza strategica» per gli Stati Uniti che si trovano fuori dei confini nazionali. A redigere l’elenco delle infrastrutture e risorse definite Critical Foreign Dependencies sono i diplomatici americani, sulla base delle leggi come il Patriot Act varate dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, e a renderlo pubblico è Wikileaks mettendo online un memorandum firmato dal Segretario di Stato Hillary Clinton lo scorso 18 febbraio 2009 per dare disposizione a tutte le ambasciate nel mondo di valutare se «altri impianti oltre a questi devono essere aggiunti alla lista».
Infrastrutture e risorse cruciali per la sicurezza dell’ultima superpotenza del Pianeta sono suddivise in cinque regioni geografiche (Africa, Asia-Orientale e Pacifico, Europa e Eurasia, Asia Centrale e del Sud, Emisfero Occidentale) a loro volta declinate in singoli Paesi. Ciò che ne emerge è anzitutto la dipendenza degli Stati Uniti da centinaia di cavi sottomarini che attraversano gli Oceani creando una rete globale a fibre ottiche: dall’Australia alla Cina, dalla Germania alla Gran Bretagna, dalle Filippine al Giappone, alla Corea fino a Brasile, Venezuela e Messico il memo di Hillary cita tutti i luoghi dove i cavi toccano terra consentendo di aprire gli occhi su una mappa dell’interesse nazionale americano segnata dal bisogno di comunicare 24 ore su 24 attraverso sistemi tecnologicamente molto avanzati.
Subito dopo vengono miniere, impianti energetici e gasdotti. Il cobalto in Congo e Norvegia, il manganese in Gabon e Australia, la bauxite in Guinea, i metalli rari in Cina, la cromite in India, il «più grande impianto di trattamento del greggio» a Abqaiq, in Arabia Saudita, i terminali petroliferi iracheni a Bassora, i gasdotti del Caucaso e «il più importante snodo di gas del mondo» a Nadym, in Russia, descrivono la dipendenza dell’economia americana da una molteplicità di risorse naturali situate in gran parte in Eurasia, Africa e Cina che fa passare in secondo piano il fattore-greggio. Un capitolo a parte merita il Canada perché il memo svela la massiccia dipendenza degli Stati Uniti dall’elettricità prodotta dalle dighe del Quebec, Mica Dam e Hydro Quebec, come di British Columbia, definite «insostituibili».
L’Europa è invece di importanza critica per gli impianti industriali e colpisce in particolare l’attenzione di Washington per la produzione di insulina (Danimarca, Germania), vaccini (Belgio, Germania, Francia, Olanda, Svezia, Svizzera), immoglubina (Austria) e sostanze chimiche di vario genere nell’« insostituibile» complesso Siemens di Erlangen in Germania. L’Italia è indicata per due siti: Glaxo Smith Kline di Parma e il gasdotto Transmed. L’Europa spicca per le fabbriche di armamenti: mortai in Germania, avionica e sommergibili in Gran Bretagna. In questo gruppo rientra Israele per le munizioni avanzate Rafael.
Fra tante novità, i luoghi geografici di interesse strategico ripetono invece le mappe degli imperi del passato: la Rocca di Gibilterra, i Canali di Suez e Panama, il Bosforo, gli Stretti di Hormuz, di Bab el Mandeb e della penisola della Malacca.
Per Kristinn Hrafnsson, portavoce di Wikileaks, il fatto che Hillary abbia dato ordine ai diplomatici di «raccogliere informazioni su questi e altri luoghi all’insaputa dei Paesi interessati» conferma la scelta dell’amministrazione Obama di «assegnare alle ambasciate compiti di spionaggio». Londra è stata la prima capitale ad affiancarsi a Washington nel «condannare con fermezza» la divulgazione del memorandum parlando di «danni alla sicurezza nazionale di Stati Uniti, Gran Bretagna e di altri Paesi» in ragione del fatto che «i gruppi terroristi di ogni genere hanno adesso a disposizione una dettagliata lista di obiettivi civili da poter colpire».
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