Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Il Mossad ha da oggi un nuovo capo, Tamir Pardo Cronaca di Ugo Tramballi
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 30 novembre 2010 Pagina: 8 Autore: Ugo Tramballi Titolo: «A capo del Mossad un veterano dell'intelligence»
Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 30/11/2010, a pag. 8, l'articolo di Ugo Tramballi dal titolo "A capo del Mossad un veterano dell'intelligence".
Non è ben chiaro che cosa intenda Tramballi con le frasi conclusive del suo articolo : " Solo quando vanno in pensione, per legge sei mesi dopo le dimissioni, possono scegliere un partito, candidarsi in parlamento, diventare ministri e, con qualche raro precedente, anche premier. Una vita passata in battaglia o nei segreti più profondi dello stato non sempre svelano le loro idee politiche. Alcuni di loro alla fine diventano anche pacifisti.". E' ovvio che nel Mossad non c'è spazio per le idee politiche del direttore nè di tutti gli altri dipendenti. Il ruolo dei servizi segreti non è fare politica. Che cosa c'entra la frase finale sul fatto che alcuni (chi?) possono anche essere pacifisti? Il fatto che gli agenti de Mossad abbiano idee politche proprie e divergenti fra loro stupisce tanto Tramballi? E' un 'merito' che alcuni si scoprano paifisti? Ecco il pezzo:
Tamir Pardo
È una specie di nemesi. Tamir Pardo è nominato nuovo capo del Mossad il giorno in cui il mondo delle spie e della diplomazia non sa se ridere o temere che la segretezza sia una tecnica del passato. In fondo Israele e i suoi servizi non ne escono così male: il gossip universale di WikiLeaks rivela che non erano in pochi a temere gli iraniani.
Pardo sostituisce Meir Dagan che verso la fine di otto onorati anni di servizio alla guida dei servizi segreti esterni (quelli interni sono lo Shin Bet) era incorso nel caotico e pletorico assassinio di un capo di Hamas a Dubai. Ma WikiLeaks ora ci spiega che Dagan aveva proposto agli Usa un piano in cinque fasi per far cadere Ahmadinejad. Niente di scandaloso: anche il re saudita e quello del Bahrein avevano chiesto agli americani di «schiacciare la testa del serpente». Per questo l'addio a Dagan non è un siluro ma un regolare avvicendamento.
Come è ovvio di Pardo si sa solo quello che si può sapere: quasi nulla. Un tempo del capo del Mossad non si conosceva nemmeno il nome. Come dice Bibi Netanyahu che lo ha nominato, e ribadisce il ministro della Difesa Ehud Barak, Pardo è l'uomo giusto al posto giusto. «Per molti anni» è stato parte essenziale di diverse «unità operative»: cioè ha lavorato sul campo. Quindi ha avuto incarichi di concetto accanto a Dagan e a qualche suo predecessore. Netanyahu e Barak sono due vecchi compagni d'armi. Nella vita ufficiale, prima di quella segreta, Pardo è stato nelle Sayeret Matkal, l'Unità di ricognizione dello stato maggiore: i reparti speciali per definizione. Il suo primo comandante era Yoni Netanyahu, il fratello maggiore di Bibi, il capo e l'unica vittima dell'operazione Entebbe. Il suo secondo fu Barak: con un grado inferiore, allora nelle Sayeret c'era anche il giovane Bibi. Insieme hanno liberato ostaggi e ucciso nemici.
Come tutti gli israeliani anche il capo del Mossad avrà idee personali sulla pace e la guerra con i palestinesi. Ma non le sa nessuno. Le cariche principali militari e civili della sicurezza israeliana sono politicamente trasversali. Solo quando vanno in pensione, per legge sei mesi dopo le dimissioni, possono scegliere un partito, candidarsi in parlamento, diventare ministri e, con qualche raro precedente, anche premier. Una vita passata in battaglia o nei segreti più profondi dello stato non sempre svelano le loro idee politiche. Alcuni di loro alla fine diventano anche pacifisti.
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