martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
27.11.2010 Domani elezioni per il rinnovo dell'Assemblea del popolo in Egitto
Cronache di Francesca Paci, Vincenzo Nigro

Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Francesca Paci - Vincenzo Nigro
Titolo: «L’Egitto al voto tra Mubarak e derive islamiche - Egitto, la guerra di Internet. Oscurato il sito di El Baradei»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/11/2010, a pag. 17, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " L’Egitto al voto tra Mubarak e derive islamiche ". Da REPUBBLICA, a pag. 23, l'articolo di Vincenzo Nigro dal titolo " Egitto, la guerra di Internet. Oscurato il sito di El Baradei ".
Ecco i due articoli:

La STAMPA - Francesca Paci : " L’Egitto al voto tra Mubarak e derive islamiche "


Hosni Mubarak

A giudicare dalla scarsa affluenza prevista, il rinnovo della Assemblea del popolo non scalda troppo gli egiziani. Eppure, al di là dei 518 seggi (64 in più rispetto al 2005 per far posto ad altrettante quote rosa), c’è in palio l’assetto del Paese che nei prossimi 12 mesi affronterà la successione al presidente Mubarak. Con la nuova legge, infatti, saranno i partiti con il 3% dei parlamentari a nominare i candidati alla carica più alta, uno dei quali potrebbe essere Gamal, alias Mubarak junior.

Il presidente, al potere da 29 anni, è sempre stato visto dall’Occidente come garante della stabilità regionale. Ma la geopolitica sta cambiando, come dimostra l’insolita freddezza di Washington che stavolta, irritando Il Cairo, ha chiesto la presenza di osservatori internazionali per prevenire brogli.

Sottrattosi alla gara il Premio Nobel per la Pace Mohamed El Baradei, sceso in campo un anno fa e poi risoltosi a boicottare «il voto già deciso», tutti gli occhi sono sui Fratelli Musulmani, il principale movimento d’opposizione fuorilegge dal 1954 ma presente nel vecchio parlamento con 88 membri eletti come indipendenti.

Finora lo spauracchio della deriva islamista del più popoloso Paese arabo, legata all’eventuale ascesa dei Fratelli Musulmani, ha in qualche modo «giustificato» i ripetuti arresti dei suoi membri (oltre mille solo nelle scorse settimane), facendo soprassedere anche sulla chiusura di alcuni giornali indipendenti. Oggi, però, la popolarità del gruppo fondato da Al Banna sembra ridotta. Pur avendo presentato 134 candidati, 13 dei quali donne, i leader non puntano al successo della volta scorsa ma all’egemonia culturale. Il recente cambio ai vertici della Fratellanza ha portato in sella nomi nuovi, meno politici e più tradizionalisti, paladini del velo islamico come simbolo di virtù più che di religione.

Secondo gli analisti il governo tradisce un certo nervosismo per il crescente malcontento popolare dovuto al costo del pane, agli stipendi da 22 dollari al mese, alla disoccupazione in un Paese che cresce del 5% l’anno. Come se non bastasse, ci sono stati gli scontri tra polizia e manifestanti copti costati la vita a due persone. Le elezioni insomma sono la cartina di tornasole della tenuta del Partito Nazionale Democratico, che vorrebbe superare i due terzi dei seggi e blindare la successione al faraone Mubarak.

La REPUBBLICA - Vincenzo Nigro : "Egitto, la guerra di Internet. Oscurato il sito di El Baradei "


El Baradei

IL CAIRO - Il dolce autunno egiziano è solo una primavera apparente. All´improvviso, lungo un imbarcadero sul Nilo, una masnada urlante e violenta di poliziotti vestiti di nero fa piazza pulita di una quarantina di uomini barbuti e donne velate. Schiaffi, pugni, bastonate e via. Sono i supporter di un candidato islamico al Parlamento: si erano messi in testa di fare una mini-gita elettorale sul Nilo. Impossibile: la polizia del presidente Mubarak tollera i Fratelli Musulmani (tecnicamente illegali dal 1950), ma con bastoni e manette li tiene ben lontani dal voto di domenica.
Negli ultimi giorni però sono entrati in azione duramente anche gli uomini del "Mukhabarrat" che seguono i siti Internet, da Facebook in giù. La polizia politica ha fatto scomparire la pagina di Mohammed El Baradei, l´ex capo dell´Aiea e premio Nobel per la pace, diventato un leader (debole) dell´opposizione. L´altra pagina oscurata è dedicata a Khaled Said, ma quella è ricomparsa dopo poche ore: la sfida sarebbe stata troppo grande. Khaled era un giovane di 28 anni che ad Alessandria stava postando una protesta contro il governo da un Internet cafè. Due poliziotti in borghese lo hanno trascinato fuori, lo hanno massacrato di botte, gli hanno fratturato la mascella e fatto saltare i denti, uccidendolo. Poi gli hanno messo una bustina di droga in bocca per far finta che fosse un pusher soffocato dalla sua merce. La messinscena non ha retto, per settimane i giovani egiziani sono scesi in strada, ad Alessandria e anche al Cairo, vestiti di nero e ben distanziati l´uno dall´altro per non creare quelle "adunate" che la polizia cancella a manganellate. Su Facebook la pagina «Siamo tutti Khaled Said» ormai ha raggiunto 350 mila iscritti: ieri le proteste degli egiziani nel mondo hanno convinto gli amministratori di Facebook a rimetterla on line in poche ore.
Domenica la violenza per tenere lontani dai seggi gli elettori che votano Fratelli Musulmani sarà altissima. Il sito Elaph.com la settimana scorsa ha fatto un servizio e intervistato una donna che elenca il prezzario delle prestazioni che il Partito Nazionale Democratico di Mubarak paga per bloccare gli oppositori. Diecimila lire egiziane (1400 euro) per far saltare un comizio dell´opposizione, picchiare lasciandolo morto ne costa 15.000, usare il coltello 4.000, minacce telefoniche 1.000, e solo 500 lire all´ora per cantare canzoni popolari egiziane durante il comizio dell´avversario. Refaat Abdel Hamid, l´ex funzionario del ministero degli Interni che ha fatto lo studio sul prezzo dei picchiatori, dice che anche i Fratelli Musulmani assoldano i loro energumeni: «Vengono pagati anche gli attacchi alle forze di polizia». Ma loro, i Fratelli Musulmani, hanno iniziato a fare anche qualcosa di nuovo: sul loro sito Ikhwanweb.com indicano i poliziotti che conducono le operazioni di repressione contro gli islamici. Li additano al loro popolo.

Per inviare la propria opinione a Stampa e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@lastampa.it
rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT