Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Riccardo Di Segni : 'Lo sceneggiato su Pio XII è una patacca' Cronaca di Gian Guido Vecchi
Testata: Corriere della Sera Data: 02 novembre 2010 Pagina: 27 Autore: Gian Guido Vecchi Titolo: «Il rabbino contro la fiction: Propaganda su Pio XII»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/11/2010, a pag. 27, l'articolo di Gian Guido Vecchi dal titolo " Il rabbino contro la fiction: Propaganda su Pio XII".
Riccardo Di Segni
CITTÀ DEL VATICANO «Molto semplicemente direi che questo sceneggiato è una patacca». Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, è un uomo che non ama gli eufemismi, «è un vero peccato che con tanto investimento di risorse e di bravi attori il risultato sia stato solo un film di propaganda». Si poteva immaginare che lo sceneggiato Rai su Pio XII avrebbe creato polemiche, immancabili quando si parla di Papa Pacelli e della controversia sul suo «silenzio» davanti alla Shoah, tanto più con la causa di beatificazione in corso. Ma nella comunità ebraica romana lo sconcerto è grande, raccontano, «chi c’era non riconosce ciò che ha vissuto in quegli anni». E così la reazione del rabbino, affidata al mensile Shalom e diffusa ieri sera alla fine del film, è durissima: «Su questa storia c’è una drammatica discussione da moltissimo tempo, con opinioni contrapposte. Questa fiction appoggia in pieno, senza mediazione, una delle due opinioni. Mi meraviglio anche come la Rai abbia potuto consentire una realizzazione così parziale, venendo meno all’obbligo di informazione obiettiva di un servizio pubblico».
L’elenco delle «omissioni, falsificazioni e acriticità», nelle parole di Di Segni, è lunghissimo. A cominciare dalla «finalità» del film, ovvero «dimostrare l’assoluta bontà di quel Pontefice e la giustificazione politica e morale di tutto ciò che ha fatto», una questione «quanto mai controversa» che non si può esaurire «con una assoluzione finale scontata e apologetica, senza mostrare tutti gli aspetti e i dati». Nella narrazione «a senso unico, con l’aggravante di una impostazione storica carente, piena di errori e imprecisioni», il rabbino vede anche «scelte politiche gravi», come «la rimozione delle responsabilità fasciste». Tra l’altro, aggiunge, è «falso» che «l’intervento vaticano avrebbe fatto finire in anticipo la razzia del 16 ottobre», cioè il rastrellamento del ghetto nel ‘43 e la deportazione di 1.021 (tornarono in 17) ebrei romani. «I tedeschi andarono avanti indisturbati, nessuno non solo li fermò, ma neppure tentò di farlo».
Un altro mensile, Pagine ebraiche, sceglie critiche più morbide e un titolo ironico: «Santo subito, dice la cinepresa al popolo della tv». Ettore Bernabei, che ha prodotto il film, spiega di «non voler fare polemica col rabbino» e che si aspettava critiche («non potevano essere solidali e plaudenti»), ma fa notare che «è una fiction, non un documentario» e comunque «non è assolutamente a senso unico». Parla di «un giudizio ingeneroso» anche Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, che curò il libro In difesa di Pio XII, le ragioni della storia, con testimonianze di ebrei e cattolici a confutare la «leggenda nera» su Pacelli. «Tenuto conto che è una fiction, con gli inevitabili limiti, mi pare la migliore di quelle fatte sui Papi e per nulla apologetica: compie anzi il tentativo onesto di spiegare la scelta drammatica, e storicamente accertata, che Pacelli dovette compiere per salvare il maggior numero possibile di vite». Di Segni insiste su una «questione centrale», e cioè che «il dialogo tra ebraismo e cristianesimo è un’urgenza alla quale non possiamo sottrarci». E Vian concorda: «In passato, alla leggenda nera si è voluto contrapporre una leggenda rosa. Ora il confronto è andato oltre. Ed è importante che ci sia la volontà di proseguire un cammino di amicizia già percorso: penso, nel libro, alla splendida testimonianza di Saul Israel...».
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