Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
I pacchi bomba diretti alle sinagoghe hanno viaggiato anche su voli passeggeri Cronache di Guido Olimpio, Francesco Semprini
Testata:Corriere della Sera - La Stampa Autore: Guido Olimpio - Francesco Semprini Titolo: «Il pacco-bomba anche su voli passeggeri - Asiri, l’artificiere di Al Qaeda che mandò a morire il fratello»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/11/2010, a pag. 15, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Il pacco-bomba anche su voli passeggeri ". Dalla STAMPA, a pag. 9, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " Asiri, l’artificiere di Al Qaeda che mandò a morire il fratello ". Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Il pacco-bomba anche su voli passeggeri "
WASHINGTON — Tanta paura, tanti buchi nella rete di sicurezza. Uno dei pacchi bomba ha viaggiato su due jet passeggeri della Qatar Airways. E dunque le persone bordo hanno corso un rischio mortale. Le autorità hanno confermato che lo scatolone è stato imbarcato a Sanaa (Yemen) su un volo di linea, quindi ha raggiunto Doha (Qatar), infine — sempre su un jet di linea — è stato trasferito a Dubai, meta dove alla fine lo hanno scovato. Una situazione che dimostra come non sia impossibile per i terroristi introdurre un ordigno a bordo di un aereo. E i controlli non funzionano a dovere. I sauditi hanno avvisato i tedeschi del pacco sospetto sul jet Ups arrivato a Colonia dallo Yemen. Ma intanto l’aereo era già decollato per East Midland (Gran Bretagna). Gli agenti inglesi lo hanno scoperto solo dopo 6 ore: era sfuggito alla prima perquisizione.
L’altro aspetto dell’inchiesta riguarda gli obiettivi. All’inizio si è parlato delle due sinagoghe di Chicago, ora non si esclude che fossero gli aerei il vero bersaglio. A questo proposito il consigliere per la sicurezza di Barack Obama, John Brennan, ha affermato: «I pacchi-bomba avrebbero potuto esplodere da soli». Dettaglio che potrebbe confermare la presenza di un timer. Su questo aspetto, però, mancano ancora elementi certi. E c’è anche molta confusione. Gli Usa insistono sulla pericolosità della minaccia. «Non sarebbe prudente pensare che non vi siano altri pacchi in giro», ha a mmonito Br e nnan. F o nt i non ufficiali parlano di una dozzina di «colli» sospetti.
Nel l o Yemen le autorità hanno rimesso in libertà condizionata Hanane Al Samaui, studentessa di 22 anni sospettata di essere la «postina». A lei erano arrivati grazie al numero di telefono lasciato alla compagnia di spedizioni. La polizia ritiene, però, che una terrorista abbia rubato l’identità all’incolpevole Hanane.
La STAMPA - Francesco Semprini : " Asiri, l’artificiere di Al Qaeda che mandò a morire il fratello "
Ibrahim Hassan Tali al Asiri
E’stata una mano molto esperta ad armare i pacchi bomba ritrovati negli aeroporti di Dubai e East Midlands, la stessa che avrebbe confezionato le mutande esplosive utilizzate nel fallito attentato di Natale sul volo Northwest Amsterdam-Detroit, e quelle indossate dal kamikaze che ha tentato di uccidere il vice-ministro dell’Interno saudita. A precisarlo è John Brennan, consigliere del presidente Barack Obama per l’antiterrorismo e la sicurezza nazionale, il quale punta l’indice verso Ibrahim Hassan Tali al Asiri, terrorista most wanted ed esponente di spicco di Al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap). Sarebbe stato lui a preparare i pacchi destinati ai due centri ebraici di Chicago, riempiendoli di Petn, il micidiale esplosivo utilizzato anche negli altri due attentati. Conosciuto come Abu Saleh, Asiri è nato nell’aprile del 1982 a Riad, da una famiglia di militari: ha quattro fratelli e tre sorelle. Della sua gioventù si conosce poco, se non il fatto che ha trascorso un certo periodo di tempo nelle prigioni del regno saudita. Nel 2007, mentre la famiglia risiede alla Mecca, lui e suo fratello più piccolo Abdullah scompaiono dicendo ai genitori che sono all’estero e che rimarranno per un po’ di tempo fuori dal Paese. Da quel momento la famiglia non ha più tracce dei due ragazzi sino a quando i loro volti non rimbalzano sui media e i loro nomi vengono iscritti nella lista degli 85 super-ricercati stilata dal governo saudita. Ibrahim è al primo posto e Abdullah occupava la 40ª posizione prima di morire nell’attentato kamikaze preparato dal fratello. La fuga dei due ragazzi è alla volta dello Yemen, dove operano diverse cellule strategiche di Al Qaeda nella Penisola Arabica, l’organizzazione che nasce nel 2009 dalla fusione di due gruppi di jihadisti yemeniti e sauditi. In quel Paese i militanti godono della protezione delle tribù del Sud e del Centro, aree dove il governo di Sana’a di fatto non esercita alcun potere. Ibrahim e Abdullah si uniscono ai tanti jihadisti di ritorno dall’Iraq e dall’Afghanistan e persino ad alcuni appena liberati dal carcere di Guantanamo. Il primo attentato della neonata cellula avviene nell’agosto del 2009 e ha come obiettivo il principe Muhammed bin Nayef, il vice-ministro dell’Interno saudita responsabile di un programma di riabilitazione dei jihadisti. Abdullah si finge un militante pentito e, ottenuta un’udienza privata con il principe nel suo ufficio di Gedda, si fa saltare in aria con la pentrite (Petn), cento grammi di esplosivo che il fratello gli nasconde nel retto attivati da un detonatore infilato negli slip che supera i controlli del metal detector. Nell’attentato il principe, responsabile della lotta al terrorismo in Arabia Saudita, rimane ferito, ma il più giovane dei due militanti Al Asiri muore dilaniato. Dopo l’estremo sacrificio del fratello, Ibrahim disegna le mutande esplosive indossate dal nigeriano Umar Farouk Abdulmutallab, l’attentatore mancato del volo Delta-Northwest di Natale. Partito da Amsterdam, l’aspirante kamikaze avrebbe dovuto farsi esplodere poco prima dell’atterraggio a Detroit, ma per un difetto il detonatore si blocca. Ancora una volta spunta il nome di Ibrahim Hassan Tali al Asiri, lo stesso che emerge da subito nel corso delle indagini sui pacchi bomba spediti la scorsa settimana dallo Yemen e per i quali il materiale utilizzato e il congegno per l’esplosione sono risultati da subito gli stessi degli altri due attentati. Inoltre a rafforzare la tesi che porta all’artificiere qaedista è il fatto che, secondo fonti di intelligence Usa, Ibrahim è in regolare contatto con l'imam radicale americano-yemenita Anwar al Awlaki, il leader di Al Qaeda nello Yemen che avrebbe ispirato tutti i più recenti attacchi terroristici agli Stati Uniti.
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