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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.10.2010 Lo scrittore Ameer Makhoul ha confessato essere una spia di Hezbollah
Che cosa ne pensano i pacifisti che accusavano Israele di averlo arrestato a torto ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 ottobre 2010
Pagina: 19
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Lo scrittore arabo-israeliano confessa: Sì, ho fatto la spia per Hezbollah»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/10/2010, a pag. 19, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Lo scrittore arabo-israeliano confessa: Sì, ho fatto la spia per Hezbollah ".


Ameer Makhoul

GERUSALEMME — Dicevano: è una spia. Ribattevano: è un pacifista. Rincaravano: ha confessato. Obbiettavano: l’hanno torturato. Per un anno e mezzo la strana storia di Ameer Makhoul, lo scrittore arabo israeliano incarcerato per aver passato informazioni agli Hezbollah durante la guerra del Libano 2006, è stata un’infinita questione che ha spaccato le coscienze: un amico del nemico o, semplicemente, un intellettuale scomodo incastrato per dare una lezione a tutti quelli come lui? La prova che «molti arabi d’Israele sono inaffidabili», come sostiene la destra? O l’evidenza che «qui la legge non è uguale per tutti», come dice la sinistra? Mercoledì, nel tribunale di Haifa, ha provveduto Makhoul a togliere qualche dubbio: ammettendo d’avere spiato, riconoscendo di non essere mai stato torturato, chiedendo di patteggiare una pena più lieve. E diventando un caso inevitabilmente politico, in un Paese che dibatte la proposta del governo Netanyahu d’imporre anche agli arabi, il 20% della popolazione, un giuramento di fedeltà alle radici ebraiche dello Stato.

La confessione di Makhoul è uno choc. Perché per questo intellettuale 52enne, animatore dell’associazione Ittijah che raggruppa le 64 Ong arabe d’Israele, consulente dell’Onu, membro del World Social Forum e amico di Noam Chomsky, per Makhoul s’erano mobilitati un po’ tutti: scrittori, universitari, compagnie teatrali, blog, sinistra. Tutti ad accusare i servizi israeliani d’avere oltrepassato il limite, arrestando il pacifista palestinese alle 3 di notte, lasciandolo per 12 giorni senza avvocato e per 21 in isolamento, privandolo di sonno e di cibo, estorcendogli dichiarazioni «sotto tortura» e non registrate, in una stanza dov’era stato per 36 ore legato a una sedia... «È detenuto solo per le sue idee», protestò Amnesty. Di colpo — schiacciato da imputazioni pesantissime come lo spionaggio aggravato, l’attentato alla sicurezza nazionale e la cospirazione col nemico —, mercoledì Makhoul ha ceduto. E davanti al giudice Yosef Elron, che gli chiedeva se fosse stato torturato, non ha fiatato: i suoi avvocati hanno chiesto uno sconto di pena (non farà meno di sette e più di dieci anni), riconoscendo che l’imputato s’incontrò almeno dieci volte con «uomini vicini a Hezbollah» durante i suoi viaggi in Europa e in Medio Oriente, per «fornire informazioni sensibili su strutture militari, sui movimenti d’autorità governative, sui luoghi in cui cadevano i missili», perfino sull’abitazione del capo dello Shin Bet, i servizi israeliani.

Si chiude il processo, non la polemica. Col gruppo «Ameer libero» su Facebook che continua a difendere lo scrittore: «Ma quale confessione! Lui ha ammesso i contatti con le Ong libanesi. Un’ovvietà: tutte le Ong libanesi hanno a che fare con Hezbollah! In Israele però basta pochissimo, per violare la legge sulla sicurezza. E per diventare un traditore». E le torture? «Non se n’è trovata traccia — dice l’editorialista di destra Dan Margalit —. Adesso, qualcuno deve delle scuse alla polizia: gli amici di Makhoul sono uguali agli estremisti ebrei che vanno a provocare gli arabi». «Visto che abbiamo ragione? — gongola David Roten, il parlamentare che ha proposto la legge sul giuramento d’ebraicità —. Ci sono arabi che lavorano per il nemico. Questa gente non ha diritto di cittadinanza: ha solo il dovere d’andarsene via». O di spiegare meglio: «Un giorno scriverò un libro — ha annunciato il condannato, rientrando in cella — e racconterò l’intera verità su ciò che è successo».

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