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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale - Corriere della Sera - La Stampa Rassegna Stampa
26.10.2010 Chi non la racconta giusta sul Sinodo
Andrea Tornielli intervista Antonios Naguib, commenti di Luigi Accattoli, Francesca Paci

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera - La Stampa
Autore: Andrea Tornielli - Luigi Accattoli - Francesca Paci
Titolo: «Il sinodo, Israele, l'islam. Parla Antonios Naguib - L'importante mediazione vaticana al sinodo sul Medio Oriente - Dopo il sinodo in Israele resta la diffidenza»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 26/10/2010, a pag. 12, l'intervista di Andrea Tornielli a  Antonios Naguib, il patriarca cattolico di Alessandria dei copti dal titolo " Il sinodo, Israele, l'islam. Parla Antonios Naguib ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 46, l'articolo di Luigi Accattoli dal titolo "  L'importante mediazione vaticana al sinodo sul Medio Oriente ". Dalla STAMPA, a pag. 15, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Dopo il sinodo in Israele resta la diffidenza ".
Ecco i pezzi, preceduti dai nostri commenti:

Il GIORNALE - Andrea Tornielli : " Il sinodo, Israele, l'islam. Parla Antonios Naguib "


Antonios Naguib

La difesa del sinodo fatta da Antonios Naguib non stupisce. Il Sinodo, secondo lui, dovrebbe favorire il dialogo interreligioso, non è contro Israele.
La risposta che lascia più increduli, però, è quella sul fondamentalismo islamico nel Paesi musulmani : "
Quasi tutti i Paesi arabi sono riusciti a dominare e contenere abbastanza la situazione, ma la componente fondamentalista guadagna terreno. La libertà di culto è garantita, ma la libertà di coscienza, di cambiare religione, no". Quali sarebbero i Paesi arabi che hanno contenuto il terrorismo islamico ? E quelli in cui è garantita la libertà religiosa ? Non è dato saperlo...forse perchè nemmeno Naguib saprebbe elencarli. Meglio tenersi sul vago e colpire l'unico capri espiatorio disponibile, il tutto senza venire mai contraddetto dal prostrato Andrea Tornielli.
Invitiamo a leggere le Cartoline da Eurabia di Ugo Volli di questi giorni, tutte sul Sinodo, cliccando direttamente sulla sua rubrica in Home Page.

Ecco l'intervista:

Tutto il Sinodo è stato pensato per favorire il dialogo, per eliminare le cause del dolore sofferto dalle popolazioni, non per aumentare contrasti…». Antonios Naguib, 75 anni, è il patriarca cattolico di Alessandria dei copti, relatore del Sinodo sul Medio Oriente. Mercoledì scorso Benedetto XVI ha incluso anche il suo nome nella lista dei nuovi cardinali e ieri sera, ha partecipato a un convegno promosso dal Centro culturale di Milano. Il Giornale l’ha intervistato all’indomani delle polemiche sollevate contro il Sinodo dal governo israeliano.

Israele ha detto che il Sinodo è diventato un forum di attacchi contro lo Stato ebraico. Come risponde?

«Dico innanzitutto che non è vero, perché né la Chiesa né i suoi vescovi possono prendere posizioni contro il Vangelo. La Chiesa non è contro qualcuno. Però la verità non va taciuta e da Pio XII in poi tutti i Papi hanno reclamato i diritti del popolo palestinese ad avere una patria con confini certi. Come pure è stato ribadito, anche al Sinodo, che Israele ha diritto di vivere in pace e sicurezza. Non possiamo dimenticare che il conflitto israelo-palestinese attende una soluzione da 62 anni e mancano i segni di una vera volontà di risolverlo, anche se la colpa di ciò non può certo essere attribuita soltanto a una parte».

Israele ha reagito anche al passo del messaggio del Sinodo sul ricorso alla Bibbia per giustificare l’occupazione nei Territori…

«È un dato di fatto che ci sia chi giustifica con la Bibbia certi atteggiamenti. Non sto parlando solo dei coloni nei Territori palestinesi, penso anche a certe correnti cristiane evangeliche americane. Questo però non deve farci dimenticare che gli ultimi Pontefici, e il Sinodo, hanno condannato con chiarezza l’uso del nome di Dio per giustificare l’odio e il terrorismo fondamentalista. Dunque non credo che siamo stati anti-israeliani».

Che cosa pensa dell’intervento del vescovo libanese Beylouni sui vesetti coranici che invitano «imporre la religione con la forza»?

«Penso che si sarebbe dovuto leggere tutto: il vescovo diceva che con i musulmani bisogna dialogare per storicizzare e contestualizzare proprio quei versetti coranici che incitano alla violenza. Beylouni ha consegnato il suo intervento scritto, che non è stato discusso, e non sapeva che sarebbe stato pubblicato integralmente. Di questo argomento si è comunque parlato dei gruppi di lavoro al Sinodo: noi crediamo che sia necessario studiare e rivedere certe citazioni che sono state scritte in epoche e contesti diversissimi, e che oggi vengono usate per giustificare atti di violenza».

Lei vive in Egitto. Il fondamentalismo la preoccupa?

«Quasi tutti i Paesi arabi sono riusciti a dominare e contenere abbastanza la situazione, ma la componente fondamentalista guadagna terreno. La libertà di culto è garantita, ma la libertà di coscienza, di cambiare religione, no».

I cristiani emigrano dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. Scompariranno?

«Dobbiamo fare di tutto per evitarlo. I cristiani emigrano per motivi economici, per l’instabilità dell’area, per il permanere dei conflitti. E ci sono gruppi che agiscono anche illegalmente per obbligare i cristiani ad andarsene, come accade in Irak, dove si è ipotizzato di creare un’enclave al Nord e di radunarli in quel luogo. Ma la storia ci insegna che i ghetti possono essere il preludio di azioni ben più gravi».

CORRIERE della SERA - Luigi Accattoli : " L'importante mediazione vaticana al sinodo sul Medio Oriente "


Luigi Accattoli

La parola chiave del pezzo di Accattoli è 'mediazione'. Come sia possibile usare un termine simile per riferirsi al Sinodo, è un mistero. Mediazione con chi ? Con l'islam non c'è stata mediazione, ma sottomissione. Con gli ebrei solo accuse.
Il fatto che nel documento firmato dai padri sinodali ci sia anche qualche debole accusa al terrorismo islamico non rende meno gravi e infamanti le posizioni assunte contro Israele.
Accattoli scrive : "
Il meglio del Messaggio è nel paragrafo intitolato «Cooperazione e dialogo con i nostri concittadini ebrei»: va considerata un’acquisizione importante che gli ebrei vi siano qualificati come «concittadini del Medio Oriente» ". Gli ebrei e gli israeliani, quindi, dovrebbero ringraziare il Vaticano per questo contentino di essere riconosciuti come cittadini del Medio Oriente. Che mediazione, che diplomazia, che rispetto !
Magari Israele, invece di protestare, potrebbe ringraziare e lasciarsi bombardare dai suoi vicini ?
Ecco l'articolo:

È di nuovo tempesta tra Israele e il mondo cristiano a motivo di un paio di voci oltranziste che sono venute dal Sinodo per il Medio Oriente: ma erano voci di singoli, mentre i documenti del Sinodo segnano un passo avanti per quell’area di perpetuo conflitto. Per il governo di Israele si sarebbe trattato di un Sinodo «ostaggio dei sentimenti anti israeliani degli arabi» e avrebbe ragione se dovessimo fermarci a una o due dichiarazioni di «padri sinodali», senza tener conto che l’assemblea era composta di 173 membri e che si è espressa con un messaggio scritto e votato.

Nel Messaggio c’è una pungente descrizione della tragedia palestinese nei territori occupati, la richiesta dei «due Stati» e l’appello alle «risoluzioni del Consiglio di sicurezza»: non parla diversamente la diplomazia vaticana. Del resto il Messaggio evoca anche le condizioni di «sofferenza e insicurezza nelle quali vivono gli israeliani», condanna «il terrorismo di qualunque origine» e ricorda «i cristiani assassinati in Iraq». Dunque non fa sconti neanche alla controparte musulmana alla quale chiede il rispetto della «libertà di coscienza e della libertà religiosa».

Una forzatura era venuta sabato da un arcivescovo greco-melchita che presentando il Messaggio aveva detto che «non ci si può basare sul tema della Terra promessa per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele» perché quella promessa è stata «abolita» dalla venuta di Cristo. C’era stato anche un arcivescovo maronita che il 14 ottobre aveva parlato di Israele come di un «corpo estraneo» che il Medio Oriente «non riesce ad assimilare». È tenendo conto di questi umori profondi che va valutata l’opera mediatrice compiuta dalla dirigenza vaticana.

Il meglio del Messaggio è nel paragrafo intitolato «Cooperazione e dialogo con i nostri concittadini ebrei»: va considerata un’acquisizione importante che gli ebrei vi siano qualificati come «concittadini del Medio Oriente» e che vi sia richiamata la comune fede nel primo Testamento e la via del dialogo sancita dal Vaticano II.

La STAMPA - Francesca Paci : " Dopo il sinodo in Israele resta la diffidenza "


don Matteo Crimella

Incredibile la dichiarazione di don Matteo Crimella, stimato biblista dell’École Biblique di Gerusalemme : " Il Sinodo affida alla comunità internazionale la pace israelo-palestinese. E per quanto l’Onu non sia in piena forma non c’è alternativa alle Nazioni Unite per evitare che la soluzione passi dai testi sacri di qualsiasi religione, Bibbia o Corano ". La soluzione, per quanto riguarda i Paesi musulmani è sempre stata affidata al Corano. Non è Israele a produrre terroristi fanatici religiosi da usare come arma contro gli Stati limitrofi per cancellarli. Israele è una democrazia, i Paesi limitrofi no, sono tutte dittature islamiche. Anche il 'democratico' Libano si sta tramutando in una teocrazia, grazie alla presenza di Hezbollah al governo.
Ecco l'articolo:

Cala il sipario sul Sinodo sul Medio Oriente a cui la Santa Sede attribuisce una valutazione «grandemente positiva», ma la polemica con Israele resta alla ribalta. Ci vuole ben altro che la rassicurazione del portavoce Vaticano Lombardi sulla maggiore rappresentatività del messaggio finale rispetto ai singoli interventi per persuadere Gerusalemme dell’equidistanza vescovile.
«Israele ha sempre avuto un riguardo eccessivo per il Vaticano che ha imparato a sputargli in faccia» attacca Sergio Minerbi, docente di relazioni internazionali all’università di Haifa ed ex ambasciatore israeliano a Bruxelles. Non crede affatto che la chiesa si limiti a «testimoniare il Vangelo», come scrive l’Osservatore Romano: «Per non irritare i fondamentalisti islamici il Sinodo ha spiegato che la fuga dei cristiani dal Medio Oriente nasce dall’irrisolta questione palestinese».
Siamo tornati ai giorni buii dello scontro su Pio XII? Dove sono finite le speranze d’Israele in Ratzinger, il papa del riscatto identitario contro l’islam militante? Da Cana, Galilea, padre Hussam Elias, esperto del Jerusalem Center for Jewish Christian Relations, ammette che la tensione non s’è mai sciolta: «E’ una storia che va avanti dal ‘67. Non avremo pace in Terra Santa finché non sarà affrontata l’occupazione. Il Vaticano svolge il suo ruolo auspicando in modo super partes che la gente viva in pace e dignità».
Qualche voce filtrata off the records dal Sinodo concede che alcuni vescovi mantengano una visione «rozza» d’Israele, visto ancora come terra del popolo deicida, e che il pregiudizio sia rafforzato dalla nazionalità araba della maggior parte dei cristiani della regione. Ma si tratta di una posizione che «non rappresenta la Santa Sede».
«Dobbiamo preservare il rapporto con Israele recuperato con il Concilio Vaticano II» nota don Matteo Crimella, stimato biblista dell’École Biblique di Gerusalemme. Solo che, continua, non vede alcun affronto a Israele nel documento ufficiale. Ha provato a spiegarlo agli amici israeliani che l’hanno tempestato di email: «Il Sinodo affida alla comunità internazionale la pace israelo-palestinese. E per quanto l’Onu non sia in piena forma non c’è alternativa alle Nazioni Unite per evitare che la soluzione passi dai testi sacri di qualsiasi religione, Bibbia o Corano».

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