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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.10.2010 Il negazionismo non è frutto dell'ignoranza e va combattuto con una legge
Cronaca di Giuseppe Guastella, commento di Stefano Jesurum

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 ottobre 2010
Pagina: 25
Autore: Giuseppe Guastella - Stefano Jesurum
Titolo: «Offende gli ebrei, denunciato. Paga con un giorno in sinagoga - Meglio un libro che il carcere. Come si combatte l'antisemitismo»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/10/2010, a pag. 25, l'articolo di Giuseppe Guastella dal titolo "  ", a pag. 49, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo " Meglio un libro che il carcere. Come si combatte l'antisemitismo ".

Rubare una mela non è come uccidere. Paragonare le due cose non è possibile, proprio come non condividiamo la posizione assunta da Stefano Jesurum, il quale mette sullo stesso piano il caso del ragazzino di Milano che ha insultato la Comunità ebraica e la legge contro il negazionismo.
Jesurum fa di ogni erba un fascio. L'antisemitismo del ragazzo milanese è dovuto anche alla sua ignoranza. Il negazionismo di Sergio Moffa  ha a che vedere con il suo antisemitismo. I due casi non si assomigliano e la scelta della sinagoga di Milano di accogliere il ragazzo per correggere la sua ignoranza non può essere applicata a Claudio Moffa nè agli altri negaziosti come lui.
Ecco i due articoli:

Giuseppe Guastella - " Offende gli ebrei, denunciato. Paga con un giorno in sinagoga "


La sinagoga di Milano

MILANO — A lezione di Olocausto e di tradizioni ebraiche. Come risarcimento per aver gridato «ebrei di m....» di fronte alla sinagoga. È l’accordo tra un giovane, indagato per ingiuria aggravata dall’incitamento all’odio razziale, e la Comunità ebraica di Milano, che in cambio rinuncerà a perseguirlo penalmente, raggiunto proprio mentre in politica si discute sull’introduzione del reato di negazionismo. Luca I., 19 anni, domani si presenterà nella stessa sinagoga per conoscere le persone che ha offeso, la storia della religione di David e la tragedia dei campi di sterminio. Gli regaleranno anche un libro sui principi dell’ebraismo.

Il 20 marzo scorso, sabato, alcuni milanesi di religione ebraica stanno recandosi nella sinagoga di via Don Gnocchi, periferia ovest. Luca I., un 19enne figlio di impiegati che studia da perito tecnico, festeggia girovagando con due amici su una Punto la patente appena conseguita da uno di loro. Quando scorge un uomo con la kippah, lo zucchetto ebraico, dal finestrino lancia l’offesa sguaiata. Un addetto alla vigilanza dell’oratorio ebraico sefardita lo sente, annota la targa e avverte la Polizia. Ad identificare il ragazzo gli agenti ci mettono un attimo e quattro mesi dopo Luca I. si ritrova sulle spalle un procedimento penale chiuso dal pm Lucia Tramontana che teoricamente potrebbe costargli fino a 9 mesi di carcere.

Luca si rende conto di averla fatta grossa. Per limitare i danni e ottenere una riduzione di pena, se non la chiusura del caso senza conseguenze, deve pentirsi e offrire un risarcimento. Ad occuparsi della «trattativa» è l’avvocato Daniela Dawan, che assiste la comunità ebraica di Milano, contattata dal collega Giambattista Colombo, legale del giovane. Luca prende carta e penna e scrive alla vittima diretta e alla comunità scusandosi del suo «comportamento stupido», «superficiale» e «irresponsabile» di cui si vergogna, di essersi reso conto «della gravità dell’offesa», di non far parte di organizzazioni politiche, di non provare odio razziale per un «popolo segnato dalla follia dell’uomo» e di voler «guardare negli occhi» coloro che implora di accettare la sua «mano tesa». Aggiunge una considerazione che raggela Roberto Jarach, presidente della comunità milanese: «Sono molto giovane e come tanti conosco poco la storia. Le persone a me vicine mi hanno spiegato che cosa è stato l’Olocausto e come abbia portato alla morte ingiusta e sofferente di tante innocenti persone».

È «grave e sconcertante» l’ignoranza dell’Olocausto, gli risponde Jarach, che aggiunge: «Siamo disponibili a darle una mano, convinti che soltanto la conoscenza dell’altro sia argine al pregiudizio e all’odio». Come «unica condizione» all’accoglimento delle scuse, che si augura non siano solo «una comoda scelta strumentale per attenuare le conseguenze di unprocedi mento penale » , chiede non un risarcimento in denaro («non ci interessa»), ma di venire nella sede della comunità anche per ricevere «un testo sui principi cardine dell’ebraismo, che costituisce il fondamento originario della civiltà», la stessa di cui anche il giovane fa parte.

Stefano Jesurum - " Meglio un libro che il carcere. Come si combatte l'antisemitismo "


Stefano Jesurum

Educare è meglio che reprimere. Una tesi, questa, che oggi sta dividendo — in tema di leggi antinegazioniste — gli storici dai politici. Una tesi che, a Milano, si materializza» in un istruttivo racconto di cronaca. • Un giovanotto passa in automobile davanti a una sinagoga, è sabato, guarda gli uomini con la kippà in testa che stanno andando a pregare e si mette a gridare volgarità razziste. Poi scappa. Qualcuno prende il numero di targa, gli investigatori fanno il resto. Chiusa l'inchiesta, l'accusa è di incitamento all'odio razziale. Ma la Comunità ebraica milanese — saggiamente — non si costituirà parte civile al processo. Chiede invece di poter incontrare il giovanotto: per parlargli, spiegarsi, regalargli due o tre libri. È lottando contro l'ignoranza che si combattono tutti gli 'ismi'. In particolare in Italia, dove c'è gran bisogno di una pedagogia della storia. Come per altro sostiene la maggioranza degli storici contrari alla legge contro il negazionismo proposta da molti politici (presumibilmente più interessati a «batter cassa» elettorale che ad altro). Bene ha fatto la Comunità ebraica di Milano a lasciare la strada del risarcimento legale per quella più lungimirante dell'apertura e del dialogo. La medesima che all'inizio degli anni '90 imboccò in Germania l'allora presidente delle comunità ebraiche tedesche, Bubis, allo scopo di disinnescare l'ondata possibile di neonazismo giovanile post unificazione: la scelta ebbe successo perché considerava convvncibili e «non perduti» quelli che avevano imboccato il percorso di odio. Da Milano viene anche un segnale a quest'Italia che ancora si culla beata in silenzi e omissioni sul proprio passato. A cominciare da quello coloniale. In Europa — lo insegna la Germania — si entra impegnandosi «a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative» (così recita l'appello Contro il negazionismo per la libertà di ricerca promosso tempo fa dalla Società italiana per lo studio della storia contemporanea).

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