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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Ugo Volli
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Ma chi vuole la pace in Medio Oriente? 14/10/2010

Ma chi vuole la pace in Medio Oriente?



Sessantadue anni fa l'Onu propose una spartizione del mandato britannico in Medio Oriente, Israele accettò e gli arabi rifiutarono. E fu la guerra.

Quarant'anni fa, dopo l'ennesima guerra vinta, Israele propose il ritiro dai territori occupati, gli arabi rifiutarono (salvo l'Egitto, assai più tardi). E fu il terrorismo degli aerei e degli attentati.

Diciassette anni fa, Israele firmò gli accordi di Oslo con i palestinesi e accettò di far rientrare tutto l'apparato dell'Olp. Doveva essere il primo passo per un accordo generale, ma l'Olp non volle più andare avanti.

Dieci anni fa gli israeliani accettarono la proposta di Clinton di trattare con Arafat. Gli proposero di dare ai palestinesi il 90% circa dei territori oltre la linea d'armistizio del '49. Arafat rifiutò. In un ultimo tentativo sei mesi dopo a Taba, Barak arrivò al  95%. Arafat rifiutò. E fu la "seconda intifada", inferno di attentati contro i civili israeliani.

Due anni fa, prima di essere sostituito, Olmert propose a Abu Mazen il 100% dei territori, con alcuni scambi. Abu Mazen non si degnò di rispondere alla proposta. E fu la guerra di Gaza.

Dopo le elezioni, i palestinesi si rifiutarono di parlare col nuovo governo. A gennaio, sottoposto a grandi pressioni americane, senza avere nulla in cambio dai palestinesi, come puro gesto di buona volontà, il governo israeliano accettò di sospendere l'attività edilizia negli insediamenti oltre la linea armistiziale per dieci mesi. Durante nove dei dieci mesi i palestinesi rifiutarono le trattative. Ora che è scaduto il termine della sospensione, ne vogliono un rinnovo, minacciando la fine delle trattative. Netanyahu ha proposto un rinnovo della sospensione in cambio del riconoscimento del carattere nazionale (non religioso) ebraico di Israele. I palestinesi hanno prima rifiutato ("mai riconosceremo Israele come stato ebraico" http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/palestinian-official-pa-will-never-recognize-israel-as-jewish-state-1.318613) , poi hanno inventato una furbata per non restare col cerino in mano. Vogliono una mappa dei confini di Israele (cioè il risultato delle future eventuali trattative) e se piacerà loro "chiameranno Israele come si definirà da solo" che è tutt'altra cosa da riconoscerne il carattere nazionale. E' facile pensare che le trattative sono finite (magari non prima delle elezioni americane fra tre settimane, per non far perdere del tutto la faccia a Obama). Qualcuno fra i dirigenti dell'autorità palestinese dice che la soluzione a due stati è morta (http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=191160) Seguirà un'altra guerra? O una nuova ondata terroristica? Certo non la pace.

Ma ditemi voi chi vuole la pace o anche solo la trattativa in Medio Oriente

Ugo Volli


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