martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Libero - La Repubblica Rassegna Stampa
12.10.2010 Berlino oggi
Thilo Sarrazin in ascesa, appartamenti in affitto solo se si segue la sharia, una mostra sul nazismo

Testata:Libero - La Repubblica
Autore: Vito Punzi - Enzo Piergianni - Andrea Tarquini
Titolo: «I conservatori tedeschi vogliono Sarrazin leader - La mostra su Hitler che scuote la Germania - Per i tedeschi resta una pagina oscura dovremo farne i conti per un altro secolo»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 12/10/2010, a pag. 24, l'intervista di Vito Punzi a Dieter Stein, direttore della rivista tedesca Junge Freiheit dal titolo " I conservatori tedeschi vogliono Sarrazin leader ", l'articolo di Enzo Piergianni dal titolo "  Berlino in affitto all'islam". Da REPUBBLICA, a pag. 1-37, l'articolo di Andrea Tarquini dal titolo " La mostra su Hitler che scuote la Germania " e la sua intervista allo storico tedesco Michael Stuermer dal titolo " Per i tedeschi resta una pagina oscura dovremo farne i conti per un altro secolo ".

LIBERO - Vito Punzi: "  I conservatori tedeschi vogliono Sarrazin leader"


Thilo Sarrazin

Secondo un’indagine svol- ta dall’esperto Thorsten Faas per conto del Centro per la Ricerca So- ciale Europea di Mannheim il gra- dimento dei tedeschi per un parti- to alla cui guida ci fosse Thilo Sar- razin, l’ex membro del consiglio direttivo della Bundesbank al cen- tro del dibattito pubblico per le sue dure critiche alla politica mi- gratoria, sarebbe oggi al 26%. Un simile consenso nei confronti di Sarrazin, che pure è un politico di lungo corso della Spd, sta risve- gliando in Germania il dibattito intorno all’opportunità-necessità di un nuovo partito conservatore alternativo alla Cdu. Su questo te- ma abbiamo rivolto alcune do- mande a Dieter Stein, direttore del settimanale berlinese “Junge Freiheit”, da un paio di decenni il “think-thank” di riferimento della cultura liberal-conservatrice te- desca. La Cdu, nonostante o forse proprio a causa della Dichiarazione di Ber- lino del gennaio scorso, è uscita duramente sconfitta dalle elezioni di maggio nel Nordrhein-Westfa- len: che cosa sta succedendo? La dichiarazione di Berlino d’inizio 2010 è stata per l’ala conserva- trice dell’Unione un sonoro ceffo- ne. Il messaggio intrinseco era che le posizioni conservatrici non pos- sono più vincere le elezioni. La Cdu ha cercato il consenso degli elettori socialdemocratici parten- do dal presupposto che l’elettora - to tradizionale andava trascurato poiché non in grado di offrire un’alternativa politica. Questa strategia ha avuto come esito la debacle delle elezioni nel Nor- drhein-Westfalen. Molti elettori non sono andati a votare perchè non si sono sentiti più adeguata- mente rappresentati dalla Cdu. L’attuale guida della Cdu punta molto sulla “modernizzazione” della linea del partito. Che cosa s’intende? La direzione della Cdu sembra in- tendere il termine modernizza- zione come un adeguamento allo Zeitgeist dominante, desidera cioè allineare la propria politica al- le categorie dell’ideologia sessan- tottina e spera in questo modo di guadagnare a sé consensi dagli ambiti liberal, socialdemocratici e verdi. Tutto questo lo si può legge- re nella sua politica per il clima, in quella migratoria, nella politica scolastica, come anche in quella sociale e familiare. La conseguen- za è che le posizioni cristiane, con- servatrici e liberali di fatto sono escluse dal dibattito politico. Que- sto crea un notevole gap tra l’opi - nione dominante tra i politici te- deschi e l’opinione pubblica. Qualora la Cdu, come pure i libe- rali di Westerwelle, proseguisse in questa tendenza verso sinistra, la Germania potrebbe intraprende- re la stradacheportaverso unare- pubblica socialista. C’è chi parla già del nostro Paese come di una specie di “Ddr-Light”. Negli ultimi mesi hanno lanciato la spugna vari esponenti della Cdu: l’esperto di finanza e politiche fa- miliari Friedrich Merz, già capo- gruppo del partito al Bundestag e possibile alternativa alla Merkel alla guida del partito, il presidente della Repubblica Horst Kohler, l’ex presidente dell’Assia Ronland Ko- ch... Al di là delle differenti motiva- zioni di ciascun caso, come valuta queste “fughe”dal partito? Il ritiro di numerose personalità dell’Unione è da un lato segno di mancanza di predisposizione alla fatica di un’intera generazione di uomini che possono essere giu- stamente definiti “politici da bambagia”. Dall’altro però è an- che espressione di rassegnazione da parte di politici di stampo con- servatore coscienti del corso so- cialdemocratico del loro partito e tuttavia troppo deboli per imporre un cambiamento di rotta. Su quali linea guida dovrebbe fon- darsi un nuovo partito conserva- tore tedesco? Ritengo che i punti essenziali sia- no una critica ad una troppo cen- tralizzata Unione Europea ed all’euro, la lotta alla criminalità, compresa quella politicizzata, una più decisa politica di difesa della vita e di sostegno alla famiglia, una riforma scolastica che liberi l’istruzione dei carichi ideologici residuali del ’68 e sostenga con maggior convinzione le strutture educative cristiane, e infine una ri- forma fiscale che alleggerisca il ca- rico sul ceto medio, sugli impren- ditori e sulle famiglie. Non crede che un nuovo partito conservatore troverebbe non pochi ostacoli negli attuali media tedeschi? Sì, tuttavia il dibattito sul libro di Thilo Sarrazin sta dimostrando che anche i media devono fare i conti con il cambiamento dei tempi. I crescenti problemi d’inte - grazione e le tendenze all’islamiz - zazione della Germania e dell’Eu - ropa sono reali e il loro affronto non può essere rimandato a lungo. La generazione dei sessantottini, per la stragrande maggioranza di sinistra, è ormai prossima all’età della pensione e dunque presto una nuova generazione di giornalisti occuperà posti di responsabilità nelle redazioni.Temi cosiddetti “di destra” come la persecuzione dei cristiani, l’identità nazionale, l’islamizzazione dell’Europa, gli abusi sociali e lo scetticismo sull’euro attireranno su di sé sempre più attenzione.

LIBERO - Enzo Piergianni: " Berlino in affitto all'islam "

I petrodollari arabi si allargano in Germania dall’investimento industriale al mattone, dettano la legge coranica ai loro inquilini nella capitale sulla Sprea e spiazza- no inaspettatamente il codice civile tedesco. Se ne sono ac- corti i berlinesi intenzionati ad affittare un ufficio al civico numero 2 della centralissima Ernst Reuter Platz, la storica piazza intitolata al primo sin- daco democratico nel dopo- guerra. È un largo palazzo di otto piani nel quartiere occidenta- le di Charlottenburg, costrui- to dalla IBM nel 1962 e ri- strutturato elegantemente con luminose pareti a vetri, accanto al grattacielo Tele- funken a due passi dal Poli- tecnico. Per dire che l’emiro arabo che lo ha comprato, ha collocato il suo investimento in uno dei posti più ricercati di Berlino. Il nome del proprietario non è stato divulgato, ma la Bild rivela che si tratta di un potente investitore arabo che, per dare in affitto i 6.000 metri quadrati della sua pro- prietà da adibire ad uffici, po- ne come condizione basilare l’assoluto rispetto della legge coranica. Questo significa la sottoscrizione da parte dell’inquilino della “clausola islamica” espressamente in- serita nel contratto d’affitto, che stabilisce tutta una serie di proibizioni. Per cui l’inqui - lino deve impegnarsi a non mangiare carne di maiale, a non bere alcol, a non pratica- re il gioco d’azzardo, a non operare in settori che produ- cono interessi, come le ban- che e le assicurazioni. Sono ammesse solo prati- che assicurative “su base mu- tualistica”. Ma la morale isla- mica ha anche altri precetti che condannano gli atti impuri e di conseguenza il nuovo proprietario esclude in partenza la possibilità di affittare anche a chi pratica la prostituzione e a chi commercia in prodotti erotici. Che sarebbe un rischio molto probabile nella metropoli tedesca data la vasta diffusione dell’amore mercenario, con annessi e connessi, dopo la legalizzazione della prostituzione e degli eros-center. «I nuovi proprietari dell’immobile sono musulmani di stretta osservanza», racconta la Bild. I potenziali inquilini di Ernst Reuter Platz 2 non possono opporsi ai comandamenti del padrone di casa di fede musulmana, perché il codice civile tedesco è stato preso in contropiede e non prevede protezioni contro la “clausola islamica”. «Contrariamente agli immobili destinati ad uso domestico – spiega Ulrich Ropertz dell’Associazione degli inquilini – ad un locatario che intenda adibire i locali ad uso commerciale si possono imporre delle condizioni, anche se estreme». Insomma, attualmente «dal punto di vista legale la clausola islamica è consentita ». Il vuoto legislativo, avverte Ropertz, può intensificare gli investimenti immobiliari arabi in Germania «dal momento che proprio a Berlino c’è una grande richiesta di immobili di elevata qualità da parte di investitori arabi, con tendenza in continua crescita ». Intanto, nella polemica sull’immigrazione, si allinea tra i falchi il governatore della Baviera, il cristiano-sociale Horst Seehofer. Intervistato da Focus all’in - domani della visita a Berlino del premier turco Erdogan, egli ha chiesto il blocco di nuovi arrivi dalla Turchia e dai paesi arabi e sottolineato l’urgenza di dare la priorità nel collocamento ai disoccupati in Germania. «È importante prendere sul serio le preoccupazioni e i problemi della gente - ha spiegato il “gemello” bavarese di Angela Merkel - affinchè gli estremisti in Germania non abbiano alcuna possibilità di successo ». Un portavoce governativo ha comunicato che la cancelliera ritiene “comprensibili” le dichiarazioni di Seehofer di fronte alla realtà di tre milioni di disoccupati in Germania.

La REPUBBLICA - Andrea Tarquini : " La mostra su Hitler che scuote la Germania"


Adolf Hitler

Guardate, è il nostro "come eravamo": consenzienti, consapevoli e colpevoli. Il messaggio, lanciato con freddo rigore scientifico, suona così. Non era mai accaduto prima nel dopoguerra diviso e poi riunificato della Germania. "Hitler e i tedeschi, comunità nazionale e crimine", s´intitola la mostra che apre questo venerdì a Berlino unita.
La mostra è ospitata nel Deutsches historisches Museum, nell´edificio che il geniale architetto cinese Ieoh Ming Pei costruì per volontà del padre della riunificazione Helmut Kohl sull´Unter den Linden. Là, a un passo dal Luogo dove i nazisti inscenarono il Rogo dei libri, il paese che oggi è la più solida democrazia europea fa ancora una volta, senza pietà con se stesso, i conti con la Storia.
Val la pena di venire qui per vedere la mostra. E constatare come, in un´Europa dove riemergono ovunque i fantasmi del passato, il paese-leader si flagella in pubblico pur di tentare di esorcizzarli. Ecco i primi manifesti del regime, le foto di folle che accolgono il Führer sedotte da un futuro radioso, ecco i busti di Hitler in ghisa prodotti a milioni per ogni devota famiglia, o i poster della Luftwaffe risorta che pochi anni dopo avrebbe raso al suolo Guernica e Varsavia, Rotterdam e Coventry.
Non dobbiamo dimenticare, chiediamoci perché scendemmo negli Inferi di quell´entusiasmo, è il messaggio della mostra. Lo ha spiegato in sostanza il massimo curatore, lo storico Hans-Ulrich Thamer. Sottolineando anche un criterio che è discriminante decisiva: l´esposizione vuole illustrare ogni aspetto della vita quotidiana nella Germania di allora, ma non si è risparmiata autocensure. Ne sono esclusi l´enorme ritratto di Hitler, 156 per 120, che dopo la fine della guerra i soldati vittoriosi della U.S. Army sequestrarono in uno dei palazzi del tiranno. E sono assenti anche uniformi del Führer o dei suoi reparti scelti, in massima parte ancora custoditi a Mosca fin da quando le armate e i cacciabombardieri Shturmovik del Maresciallo Zhukov a maggio ´45 presero Berlino. Autocensura ovvia, spiega Thamer: la mostra deve mostrare l´abisso, non diventare attrazione per i nostalgici e gli estremisti vecchi e nuovi.
Autocensura ma non per assolversi. Ecco il manifesto che ritrae un biondo, arianissimo ragazzino con la camicia bruna e Hitler sullo sfondo. "I giovani servono il Führer, tutti da dieci anni d´età in poi nella Hitlerjugend". O l´arazzo regalato al regime dalle organizzazioni femminili di massa naziste, che invita a "portare la svastica in Chiesa": ritrae plotoni della Hutlerjugend e delle SA che marciano compatti in formazione a croce. Immagine di perfetta efficacia propagandistica, manca solo il sonoro di allora, voci giovanili che intonavano lo Horst-Wessel-Lied, l´inno nazista.
"Come potè il popolo più civile e colto d´Europa scendere a tale abisso?". La domanda, che il premio Nobel per la pace Elie Wiesel ripete ogni volta che Angela Merkel lo riceve a Berlino, risuonerà come un grido nella coscienza, per chiunque da venerdì vedrà la mostra. I curatori citano lo storico inglese Ian Kershaw: una delle chiavi del successo di massa di Hitler fu il suo messaggio messianico, quasi religioso. Kershaw ricorda una frase rivelatoria d´un discorso del Fuehrer del 1936: "Il fatto che mi abbiate trovato tra tanti milioni di persone è il miracolo della nostra epoca, e la fortuna della Germania è che sia stato io a trovarvi". Messianismo e immagine del leader come padre amoroso, come uno di noi. Ecco la raccolta di istantanee di Heinrich Hoffmann, il fotografo prediletto del tiranno, che convinse i tedeschi mostrando "Hitler wie Ihn Keiner kennt", lo Hitler del privato e del quotidiano come nessuno lo conosceva. O il "Fuehrerquartett", cioè Hitler insieme al presidente nazionalconservatore Hindenburg e ad altri grandi del regime. E documenti che provano il clima di delazione di massa, quell´atmosfera – spiegano i curatori della mostra – in cui la maggioranza della gente si adeguò passiva all´alternativa tra il consenso e la spirale di isolamento, denuncia, repressione. Così i tedeschi di allora marciarono alla guerra e alla catastrofe del 1945. I tedeschi di oggi non chiudono gli occhi, scelgono il monito della Memoria.

La REPUBBLICA - Andrea Tarquini : " Per i tedeschi resta una pagina oscura dovremo farne i conti per un altro secolo "


Michael Stuermer

Ex consigliere di Kohl, professor Michael Stuermer lei è il massimo storico conservatore tedesco. Che cosa ci ricorda questa mostra a Berlino?
«I tedeschi erano mortalmente infelici per il Trattato di Versailles e la depressione economica. Non seppero vedere nella crisi una chance. Non videro gli aspetti dinamici di Weimar, che aveva troppo pochi seguaci: i più furono nazisti o comunisti. I democratici furono troppo deboli, il presidente Hindenburg e il suo team inetti e corrotti. I nazisti ebbero gioco facile».
Ma come conquistarono tanto consenso?
«Prima con un´efficacissima propaganda: lavoro per tutti, sicurezza. Poi ai dubbi rispose la repressione perfetta: voci critiche spedite nei Lager, giornali chiusi. La mistura diabolica convinse. Coprì menzogne colossali: il pieno impiego fu raggiunto con la coscrizione di milioni di giovani e lavori pubblici che indebitarono lo Stato rendendo poi la guerra scelta inevitabile».
La mostra risveglia la coscienza?
«Da 60 anni per fortuna i tedeschi fanno i conti col nazismo, e li faranno ancora per cent´anni e oltre. Hitler fu la massima incarnazione del Male assoluto. Paradossalmente il primo a capirlo fu Mussolini, non ebbe la forza di trarne le conseguenze».
Fin quando durò il consenso?
"In guerra cambiò. Dal 1942 la Gestapo aveva tutto in pugno, non restò più traccia d´umori della gente. E intanto, dopo le sconfitte della Battaglia d´Inghilterra e di Stalingrado e l´entrata in guerra dell´America, per il regime eseguire l´Olocausto era divenuto più importante che vincere contro gli Alleati».

Per inviare la propria opinione a Libero e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti


segreteria@libero-news.eu
rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT