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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Manifesto Rassegna Stampa
08.10.2010 La maratona per la verità, per Israele è stata un successo
Solo Roberto Della Seta sul quotidiano comunista scrive il contrario. Chissà perchè

Testata:Corriere della Sera - Il Manifesto
Autore: Andrea Garibaldi - Roberto Della Seta
Titolo: «A Roma maratona bipartisan per Israele - No alla maratona a favore di Netanyahu»

Ieri a Roma per la verità, per Israele, maratona oratoria per Israele. I quotidiani italiani di questa mattina hanno riportato la notizia (Emanuele Fontana sul GIORNALE, Francesca Paci sulla STAMPA, due brevi su REPUBBLICA e UNITa'). Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/10/2010, a pag. 18, l'articolo di Andrea Garibaldi dal titolo " A Roma maratona bipartisan per Israele". Dal MANIFESTO , a pag. 10, l'articolo di Roberto Della Seta dal titolo " No alla maratona a favore di Netanyahu ", preceduto dal nostro commento.
A destra, un'immagine della manifestazione

CORRIERE della SERA - Andrea Garibaldi : " A Roma maratona bipartisan per Israele "

ROMA — Fuori, su piazza di Pietra, c’è uno schermo che rimanda un messaggio di Roberto Saviano: «Cerco di sperare che in Italia — destra, sinistra, centro, comunque la si pensi — si possa parlare con maggiore cognizione, profondità. La mia verità su Israele si nutre di questo: si nutre del ragionamento contro la delegittimazione di una cultura e di un popolo».

Dentro, nel magnifico Tempio di Adriano, c’è un parterre difficile da mettere assieme. Cicchitto e Fassino, Giovanna Melandri e Mara Carfagna, i finiani Della Vedova e Barbareschi accanto ai berlusconiani Quagliariello e Frattini. Giuliano Ferrara e il radicale Bordin, Francesco Rutelli, il sindaco Alemanno.

Tutti convocati, dalla giornalista e deputata Pdl Fiamma Nirenstein per una maratona oratoria titolata «Per la verità, per Israele». Nirenstein spera per il Medio Oriente in una soluzione «due Stati per due popoli», ma vuole difendere Israele dai boicottaggi promossi nel mondo, dalle risoluzioni Onu di condanna, dalle «menzogne che trattano Israele come un prepotente fuorilegge, la cui vita dunque non vale niente».

Vanno al microfono, in piedi, durata massima dell’intervento 5 minuti, decine e decine di persone e personaggi, fino a notte fonda. La piazza è presidiata dalla polizia, che verso sera respinge un piccolo gruppo di manifestanti con le bandiere nero-rosso-verdi palestinesi. Da Gerusalemme arriva un messaggio del primo ministro israeliano Netanyahu: «I nostri nemici non vogliono riconoscere il nostro diritto all’autodifesa. Molti in Europa hanno dimenticato che Israele e l’Europa condividono valori primari come la libertà individuale, i diritti civili delle minoranze, delle donne, degli omosessuali...». Berlusconi invia un messaggio: «Tutelare i valori e l’identità di Israele significa difendere i nostri stessi valori». E un messaggio invia Fini, che parla del «silenzio assordante» sulla vicenda del caporale israeliano Shalit, prigioniero da quattro anni. Aderisce da lontano anche Veltroni, che esorta a «contrastare le insidie di un antisemitismo fatto di insinuazioni».

Va al microfono Aznar e ribadisce: «Ogni problema di Israele è un problema di tutti noi». «Noi non vogliamo distruggere lo Stato palestinese — grida Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana —. Noi vogliamo due popoli in due Stati». Però: «Il processo di pace deve andare avanti nonostante l’allargamento delle colonie. Perché un arabo deve vivere tranquillamente a Gerusalemme e un israeliano non può vivere in quei territori? Le colonie crescono, perché nascono nuovi figli...». Paolo Mieli è sintetico: «Israele ha sempre vissuto in pericolo di vita. Dobbiamo batterci contro le menzogne di cui sono infarcite le critiche al governo israeliano». E Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, ricorda certe lezioni che si tengono a Scienze Politiche, università di Teramo, dove si mettono in discussione l’Olocausto e i sei milioni di vittime fra gli ebrei. Giorgio Albertazzi legge l’"Arringa per la mia terra" di Herbert Pagani.

Nei giorni scorsi il movimento "Jcall" (Henry Lévy, Finkielkraut e 7000 ebrei europei) ha affermato che difendere lo Stato ebraico non significa tacere le responsabilità del governo Netanyahu e ha dubitato che aderire alla maratona romana fosse il modo migliore per esprimere solidarietà ad Israele. Nirenstein ha invitato anche "Jcall" a piazza di Pietra.

Il MANIFESTO - Roberto Della Seta : "No alla maratona a favore di Netanyahu"


Roberto Della Seta

Roberto Della Seta dimostra, nella prima riga del suo articolo, di non aver capito il senso della maratona pro Israele : "«Chi contesta le scelte di Netanyahu e Lieberman, vuole il male di Israele». È questo il succo della manifestazione «Per la verità, per Israele »". Scopo della maratona era denunciare il clima di delegittimazione contro Israele. Un clima che fa sì che ogni mossa di Israele venga stigmatizzata e denunciata. Lo Stato ebraico non ha diritto di far nulla per difendersi dagli attacchi senza venire immediatamente denunciato e condannato senza possibilità.
Della Seta scrive "
mi considero un «amico» di Israele". Non è ben chiaro come possa definirsi tale. Da sempre attacca Israele. E' sufficiente scrivere il suo nome nella casella in home page 'Cerca nel sito' per ottenere informazioni sul suo rapporto con Israele. Ma è sufficiente anche leggere il resto della frase iniziata con "mi considero un amico di Israele" : " e rivendico per me come per chiunque, ebreo o non ebreo, il pieno diritto di contestare anche duramente le politiche, prima ancora l’ideologia dell’attuale governo di Gerusalemme". Della Seta usa il termine 'ideologia' riferito al governo Netanyahu. Il suo pregiudizio è evidente.
Della Seta continua : "
Di dire, per esempio, che oggi in Israele anche la democrazia è in pericolo: perché una democrazia che convive, anzi «collabora», con la violazione sistematica dei diritti di milioni di persone che vivono su territori da essa controllati, prima o dopo cessa di essere tale. ". Le solite menzogne sulla democrazia in pericolo. Israele sta solo cercando di non farsi cancellare dalle carte geografiche. Non sta violando i diritti di nessuno. Non è ben chiaro a che cosa si riferisca Della Seta. Forse alla barriera difensiva. In tal caso, se fosse amico di Israele, non la criticherebbe, dal momento che è stato necessario erigerla per proteggere la vita dei cittadini israeliani dagli attacchi terroristici suicidi della seconda intifada.
Della Seta si definisce amico di Israele, ma nel suo pezzo non c'è nemmeno una frase in favore dello Stato ebraico. 
"
L’antisemitismo è una brutta bestia e una bestia che non muore. (...)La guardia va tenuta sempre alta, ma questo non c’entra nulla, veramente nulla, con l’idea falsa e velenosa che chi non è d’accordo con Netanyahu e Lieberman è contro Israele.". Con questa frase Della Seta sostiene che antisemitismo e antisionismo non siano la stessa cosa. Una tesi che piace tanto agli odiatori di Israele, la utilizzano sempre per mettersi a posto la coscienza.
Della Seta pensa che criticare il governo israeliano non significhi essere contro Israele. Ma è proprio così. Il governo Netanyahu ha avviato una moratoria di 10 mesi di congelamento delle costruzioni negli insediamenti, ha accettato di far ripartire i negoziati diretti, ha smantellato parte della barriera difensiva a Gilo (dato che non era più necessaria), Netanyahu si è pronunciato a favore della nascita di uno Stato palestinese.
Netanyahu non piace a Della Seta perchè il suo principale obiettivo è la salvaguardia di Israele. Allora è difficile credere nell'affetto che Della Seta sostiene di nutrire per lo Stato ebraico.
Anche la scelta del quotidiano per la pubblicazione del suo articolo la dice lunga sul suo amore per Israele...
Ecco l'articolo:

«Chi contesta le scelte di Netanyahu e Lieberman, vuole il male di Israele». È questo il succo della manifestazione «Per la verità, per Israele » che si è tenuta ieri pomeriggio a Roma. Nelle intenzioni dei promotori, Fiamma Nirenstein e Giuliano Ferrara, l’inziativa è nata in contrapposizione all’«Appello alla ragione» lanciato nei mesi scorsi da JCall, network creato da alcuni intellettuali ebrei europei tra cui Bernard-Henri Lévy, Alain Finkielkraut, Daniel Cohn-Bendit, in cui si dice tra l’altro che il futuro di Israele, la sua sicurezza e la sua stessa identità democratica sonominacciate tanto dai nemici esterni - Hamas, Ahmadinejad - quanto da nonmeno temibili nemici interni: «Il pericolo - si legge nell’appello, che ha ricevuto oltre 7000 firme - proviene dall’occupazione e dalla continua espansione delle colonie in Cisgiordania e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est, un errore morale e politico che alimenta un processo di crescente, intollerabile delegittimazione di Israele in quanto Stato. Il futuro di Israele esige di giungere a un accordo di pace con il popolo palestinese sulla base del principio di “due popoli, due stati”. Lo sappiamo tutti, l’urgenza incalza. Presto Israele sarà posta di fronte ad un’alternativa disastrosa: o diventare uno Stato dove gli ebrei saranno minoritari nel proprio paese o mantenere un regime che trasformerebbe Israele in uno Stato paria nella comunità internazionale». Sono sicuro che molti di coloro che hanno aderito e partecipato alla manifestazione di ieri - tra i quali anche esponenti del Pd - condividano queste parole e non la pensino sull’argomento come Nirenstein e Ferrara.Ma il senso dell’evento, le sue parole d’ordine sono inequivocabili. Io ritengo questo messaggio del tutto inaccettabile e decisamente ricattatorio: mi considero un «amico» di Israele, e rivendico per me come per chiunque, ebreo o non ebreo, il pieno dirittodi contestare anche duramente le politiche, prima ancora l’ideologia dell’attuale governo di Gerusalemme. Di dire, per esempio, che oggi in Israele anche la democrazia è in pericolo: perché una democrazia che convive, anzi «collabora», con la violazione sistematica dei diritti di milioni di persone che vivono su territori da essa controllati, prima o dopo cessa di essere tale. I segnali purtroppo non mancano, l’ultimo è arrivato proprio in queste ore: per accontentare il super-falco Lieberman, Netanyahu ha accettato di cambiare la legge sulla cittadinanza, imponendo a tutti i cittadini israeliani, anche agli arabi, di prestare giuramento a «Israele, Stato ebraico». Certo è verissimo chenei confronti di Israele resistono, in Europa, pregiudizi e doppiopesismi intollerabili. Ma la battaglia contro ogni forma più o meno mascherata di antisemitismo non può vestire i panni della scomunica di chi denuncia l’estremismo della destra israeliana.O di chi magari, quando la marina israeliana dà l’assalto in acque internazionali a una nave civile com’è successo pochi mesi fa con la «Freedom Flotilla», chiama questo un atto di pirateria. L’antisemitismo è una brutta bestia e una bestia che non muore. Tradizionalmente è di casa a destra (come sa bene Fiamma Nirenstein, compagna di partito di Ciarrapico)ma fa incursioni anche a sinistra. La guardia va tenuta sempre alta, ma questo non c’entra nulla, veramente nulla, con l’idea falsa e velenosa che chi non è d’accordo con Netanyahu e Lieberman è contro Israele.

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